Cronaca

C.so Garibaldi, nuove chiusure e desolazione, Confcommercio rilancia: Comune apra gli occhi

Corso Garibaldi sempre più vuoto. Un via vai di chiusure di vetrine che lascia senza parole: la passeggiata di Cremona sembra diventatoauna strada quasi di periferia, abbandonata e desolata. Lo dicono le poche persone che ci camminano questo giovedì mattina: partendo dall’incrocio di corso Campi, Corso Garibaldi ha appena salutato Geox ma non solo. Ha chiuso anche il Compro Oro di fronte.

Locale ancora sfitto per quello che una volta era lo store di Ughetta Spose: lì accanto campeggia anche il cartello di trasferimento del negozio di calzature comode. Con tanto di operai al lavoro per disfare gli interni. E a pochi passi, l’altro negozio di scarpe all’angolo con via Goito cede l’attività con tanto di arredamento compreso. Procedendo lungo la via, ci si imbatte nella svendita al 70% dello storico negozio Tè per Due e nella fila di vetrine ex Benetton e Primigi con le saracinesche abbassate che danno proprio l’idea di abbandono. Non vanno meglio i locali, con la Nuova Vineria, subito dopo via Villa Glori con le vetrine ricoperte di carte per chiusura. Una lenta agonia, quella che sta vivendo questa parte di Cremona, un tempo cuore pulsante della città.

E sul degrado di corso Garibaldi interviene anche il presidente di Confcommercio Vittorio Principe, che affronta il problema a 360 gradi, dall’arredo urbano alla crisi commerciale.

 “Quella della pavimentazione di Corso Garibaldi è l’ennesima promessa non mantenuta o quantomeno troppe volte procrastinata – afferma Principe -.  Se ne parla ormai da anni, da quando è stata ampliata l’area pedonale. Si sono succedute un paio di amministrazioni e si sono passati il testimone soggetti diversi che avrebbero dovuto (o a cui è stato chiesto) farsi carico dell’intervento. Il progetto, ormai, è arrivato in “zona Cesarini”, alla scadenza del mandato amministrativo. Questo nonostante gli appelli ripetuti fino allo sfinimento delle imprese e delle Associazioni di rappresentanza. In questo periodo il Corso si è impoverito e ne ha sofferto – comunque – la capacità attrattiva di tutto il ‘cuore’ di Cremona. Anche le chiusure di questi ultimi giorni (alcune proprio in corso Garibaldi) testimoniano in maniera chiara delle difficoltà del centro. La nascita di nuovi poli distributivi, dall’Armaguerra a via Mantova non legittimano a credere in una inversione di tendenza. Soprattutto in assenza di un progetto chiaro di rilancio di Cremona. Torniamo a ripeterlo: come Confcommercio siamo convinti che ci sia un obiettivo comune, anche con la Amministrazione: quello della rigenerazione. Ma occorre poi tradurlo in iniziative condivise, in analisi comuni dei problemi e delle possibili soluzioni.

E’ quello che richiediamo ormai da tempo, consapevoli che non basta l’impegno delle associazioni o delle imprese e serve una partecipazione attiva di tutte le forze anche istituzionali della città, così come è necessaria una rinnovata apertura al dialogo e al confronto. Per confrontarsi occorre partire da analisi concrete ed oggettive. Come quelle sulle chiusure o sul numero di accessi pedonali in centro. Se non li si studia attentamente si rischia di alimentare una strana deriva che, alla fine, produce effetti contrari a quelli che si vorrebbero raggiungere. Come si può conciliare la contrazione delle imprese del centro con l’ampliamento della zona pedonale? Non possiamo pensare di continuare ad usare le vetrine sfitte come gallerie d’arte. Perché oltre all’obiettivo (minimale) di rendere meno evidente il degrado, non aiutano certo il rilancio. Si intervenga, dunque, su arredi urbani, pulizia e decoro, contrasto dell’abusivismo (come invocano le imprese) ma poi si pensi ad un rilancio serio del turismo, ad eventi e mostre importanti, a “fuori salone” che rafforzino il rapporto con l’Ente Fiere e con il suo pubblico internazionale. E, parallelamente, lavoriamo per rendere la città più accessibile nel quotidiano, impegnandoci sui temi della viabilità e della sosta. Prima che sia troppo tardi”.

fband

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