Cronaca

Rissa Dordoni-Casapound, testimone: 'Visigalli preso a sprangate da un compagno'

Nella foto, la testimonianza dell'ex dirigente della squadra mobile di Cremona Nicola Lelario

AGGIORNAMENTO – A colpire a sprangate Emilio Visigalli, l’esponente del centro sociale Dordoni rimasto gravemente ferito nella rissa scoppiata il 18 gennaio del 2015 sul piazzale del Foro Boario al termine della partita Cremonese Mantova, sarebbe stata una persona appartenente allo stesso centro sociale e non un antagonista di Casapound. Il colpo di scena è arrivato questa mattina nel processo nei confronti di 17 persone, esponenti del Dordoni e di Casapound accusati di rissa aggravata, due di loro anche di tentato omicidio e tre pure di lesioni gravi, durante la testimonianza di Alessia, una ragazza che insieme agli amici aveva assistito alla partita e che sostiene di aver visto l’aggressione a Visigalli. Al termine della partita, quando Alessia aveva raggiunto il parcheggio del Foro Boario, aveva visto “persone schierate da una parte e dall’altra come in uno scontro. C’erano persone con caschi in testa e mazze in mano. Quelli della fila più vicini al centro sociale erano armati e travisati, mentre gli altri hanno agito con le mani”. Alessia si trovava dietro i ragazzi di Casapound.

“L’unico senza casco del Dordoni”, ha riferito la testimone, era un signore bianco di capelli che era in mezzo allo schieramento e che poi è stato colpito con una spranga. L’uomo è caduto a terra, non era cosciente, e successivamente è stato preso a calci e pugni”. All’avvocato Marcello Lattari, legale di Guido Taietti di Casapound, la testimone ha riferito che quel “signore”, Emilio Visigalli, “è stato colpito con una spranga da un ragazzo con il casco dello schieramento del Dordoni”. “E i calci e i pugni chi glieli ha dati?”, le ha chiesto l’avvocato Sergio Pezzucchi, difensore degli imputati del Dordoni. “Vista la confusione, possono essere venuti da tutte e due le parti”, ha risposto Alessia, che poi comunque ha riferito che a sferrare calci e pugni a Visigalli erano stati militanti di Casapound.

Nella sua testimonianza, Alessia ha dichiarato di non appartenere a nessuno dei due schieramenti. “Conosco alcuni di Casapound”, ha detto, “come Andrea Visigalli, Michael Gorini e Riccardo Scandolara, mentre solo di vista Gianluca Galli”, colpito nello scontro tra le due fazioni con un colpo alla testa. “E’ stato colpito da una mazza”, ha raccontato la testimone, “e mi è passato davanti che sanguinava al volto. Poi mi sono allontanata e ho visto una nuvola di fumo bianco lanciata non so da chi, in modo che i ragazzi del Dordoni portassero l’uomo a terra all’interno del centro sociale.

Nell’udienza di oggi, tenuta davanti al collegio composto dal presidente Giuseppe Bersani e dai giudici a latere Giulia Masci e Francesco Sora, e davanti al pm Lisa Saccaro, sono state sentite altre testimonianze, tra cui quella di Francesca, la moglie di Matteo Bassanetti, di Casapound (l’unico imputato ad essere presente oggi in aula). “Dopo la partita”, ha raccontato la teste, militante di Casapound Italia, “siamo andati al vicino bar Matisse e quando siamo usciti abbiamo visto che davanti al Dordoni c’era un gruppo di persone che stava parlando. Abbiamo quindi fatto un giro più lungo per tornare alla macchina, ma una volta arrivati al parcheggio abbiamo sentito gente che urlava e rumori di legni che sbattevano. Siamo tornati indietro. Da lontano vedevo mazze roteare, sentivo urlare Galli che diceva di buttare le mazze e ho visto i due gruppi di persone che si fronteggiavano. Mio marito è accorso, poi io ho visto una persona a terra e me ne sono andata impressionata. Quando ho raggiunto il bar ho notato una coltre di fumo bianca e una volta diradata ho visto due persone trascinarne un’altra che era a terra all’interno del centro sociale. Al bar, poco dopo è arrivato Gianluca Galli con la testa coperta di sangue. Era sorretto dai ragazzi ed era una maschera di sangue”.

Secondo la ricostruzione dell’accusa, Emilio Visigalli, insieme ai compagni Michele Arena ed Alberto Birzi, avrebbero premeditato l’aggressione, organizzando un raduno sul piazzale e armandosi preventivamente di mazze. Mazze portate al Dordoni dagli otto antagonisti imputati. Proprio in seguito all’aggressione a Visigalli, finito in ospedale in gravissime condizioni, i centri sociali, per il 24 gennaio successivo, avevano organizzato il corteo antifascista durante il quale erano scoppiati i noti episodi di devastazione e danneggiamento per cui sono già state emesse delle condanne.

A riferire delle indagini è stato chiamato l’allora dirigente della squadra mobile di Cremona Nicola Lelario. Quella sera dalla centrale operativa della Questura era arrivata una segnalazione che parlava di qualcuno di Casapound che aveva cercato di entrare nel centro sociale e di una rissa che era in corso con un ferito grave. Al loro arrivo al Foro Boario, però, gli agenti, arrivati in novanta tra polizia e carabinieri, non avevano trovato nessuno. “Abbiamo identificato solo chi si trovava a bar Matisse”, ha spiegato il dirigente. A quel punto la polizia scientifica aveva effettuato un sopralluogo e trovato poco distante dal centro sociale una mazza di legno e un bastone di ferro sporco di sangue.

Le successive intercettazioni di una serie di utenze degli appartenenti al Dordoni e a Casapound, le analisi dei tabulati telefonici, degli sms e delle telefonate vocali effettuate dall’ispettore superiore della mobile Luca Mori, così come pure le intercettazioni ambientali, i risultati delle perquisizioni nelle abitazioni dei soggetti individuati e il sequestro di materiale informatico, avevano reso più chiara la dinamica dei fatti, permettendo agli investigatori di appurare chi fosse presente alla rissa, scatenata a causa di alcuni adesivi che erano stati affissi dai militanti di Casapound sull’ingresso del Dordoni prima della partita.

Importante, come ha riferito l’allora dirigente della mobile di Cremona Nicola Lelario, anche le immagini della telecamera della zona: “verso le 18,30”, ha spiegato Lelario, “si vede un gruppo di persone di Casapound che dal bar si dirige al parcheggio del Foro Boario. Nessuna di loro aveva armi. Successivamente si vedono due persone che tornano velocemente al bar, avvertendo che era in corso una rissa. Dalla telecamera che inquadra l’angolo che porta all’ingresso del Dordoni si vede poi una nube bianca che si sprigiona e tutti cominciano a fuggire”. Quella nube, per il dirigente, è stata provocata dall’azionamento dell’estintore da parte di un esponente del Dordoni per fare in modo che Visigalli, ferito nello scontro, potesse essere portato all’interno del centro sociale. In aula, Lelario ha affermato che gli esponenti del Dordoni, schierati davanti al portone per provocare i militanti di Casapound, erano i soli ad essere travisati e armati di spranghe e bastoni.

GLI IMPUTATI

Per il Dordoni, sono a processo Emilio Visigalli, Jonathan Carnesella, Andrea Romagnoli, Filippo Esposti, Gianluca Rossi, Michele Arena e Alberto Birzi.

Per CasaPound, Gianluca Galli, Guido Vito Taietti, Matteo Bassanetti, Michael Gorini, Andrea Visigalli, Rubens Rubini, Lorenzo Ranelli, Riccardo Scandolara, Alessandro Piacentini e Stefano Zaffanella.

Due dei militanti di CasaPound, Gianluca Galli e Guido Vito Taietti, devono anche rispondere di tentato omicidio nei confronti di Emilio Visigalli, che a sua volta, insieme ad altri due del Dordoni, Arena e Birzi, è accusato di lesioni gravi nei confronti di Galli. Visigalli si è costituito parte civile contro Taietti e Galli, mentre Galli a sua volta si è costituito parte civile nei confronti di Visigalli, Arena e Birzi.

Parte civile anche la figlia 24enne di Visigalli che a livello emotivo avrebbe particolarmente risentito degli avvenimenti che hanno visto coinvolto il padre.

Gli imputati del Dordoni sono difesi dagli avvocati Sergio Pezzucchi, Gian Pietro e Monica Gennari, mentre quelli di CasaPound dai legali Cristiana Speroni, Giuseppe Guarneri, Marcello Lattari, Giovanni Benedini e Vanessa Bonaiti.

L’udienza è stata aggiornata al prossimo 5 giugno per sentire i restanti 19 testimoni del pm.

Sara Pizzorni

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