Lettere

Scuola, se le leggi del
mercato prevalgono
sugli obiettivi dello Stato

da Giampiero Carotti, candidato per "Potere al popolo!", Lombardia 1 Senato

“Segui il denaro” è (e non casualmente) sia il titolo di un saggio di Karl Marx sia una regola d’oro dell’antimafia, coniata dal giudice Falcone.
In questi giorni stanno facendo giustamente discutere i contenuti dei cosiddetti “Rapporti di autovalutazione” dei licei italiani: in alcuni di essi si scrive chiaramente che lì si studia meglio perché tra gli alunni ci sono pochi poveri, pochi non-italiani, pochi disabili. Al di là della grettezza morale di queste considerazioni esse preoccupano anche per il quadro complessivo in cui fioriscono.
Negli ultimi anni nel comparto dell’istruzione una managerialità posticcia è stata accompagnata a un taglio pesante di risorse: un taglio che è un programma politico, non una necessità. Si vuole che la gente accetti e faccia proprio un percorso mentale di questo tipo: c’è la crisi > non ci sono soldi > bisogna tagliare ovunque > si taglia l’istruzione > gli istituti si rivolgano più ai privati e meno al pubblico > i “manager” degli istituti è giusto che pensino a come raccogliere soldi dai privati > ogni istituto deve farsi pubblicità > ogni istituto è giusto che sfrutti le proprie peculiarità. Ed ecco affermata, come percorso “naturale” e logico, la scuola di classe come realtà necessaria, se non addirittura come miglior scelta possibile. Perché la libertà non è forse la possibilità di ognuno di sfruttare al meglio le proprie caratteristiche e i propri punti di forza?
Ecco: il rischio secondo me più grosso che corriamo non è tanto che si renda più facile la vita alle scuole di élite (che sono sempre esistite) e le si confermi nella loro alterità (o persino le si prenda ad esempio da seguire), ma è quello che i cittadini accettino che chi paga decide, nelle scuole private così come nelle pubbliche; che accettino che i genitori che pagano hanno il diritto di sostituire lo Stato. Di qui a pretendere che ogni scuola pubblica diventi una sorta di spa in cui i genitori hanno diritto di nominare un cda in ragione di quante “azioni” di quella scuola hanno comprato il passo è tragicamente breve. Significa – banale banale – dire che le leggi del mercato hanno la precedenza sullo Stato e sul suo assetto complessivo: peggio ancora, hanno la precedenza sugli obiettivi di uno Stato. L’obiettivo di uno Stato che possa definirsi tale, di una nazione decente, è salvaguardare i rapporti sociali e combattere le disuguaglianze, è formare cittadini coscienti dei propri diritti e dei propri doveri. E questo obiettivo non può essere superato da nulla.

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