Cronaca

Duplice omicidio allo Zaist: dietro la tragedia forse gravi problemi psicologici

Una scena da film dell’orrore, quella che si è parata davanti ai Carabinieri che per primi sono intervenuti, poco prima delle 10 di mercoledì mattina, in un appartamento al terzo piano del condominio di via Fatebenefratelli 1. Sangue ovunque, sul pavimento e sulle pareti, e un uomo con ancora stretta in mano l’arma del delitto, una mannaia: con quella aveva appena massacrato la moglie e il bambino di tre anni a cui lei faceva da baby sitter.

Un condominio di quelli di edilizia residenziale pubblica, di proprietà dell’Aler, e una situazione di disagio pesante. Lui, Wu Yongqin, 50 anni, di nazionalità cinese, viveva con l’assegno di invalidità, percepito a causa di problematiche fisiche che gli provocavano difficoltà di deambulazione. Ma secondo alcune fonti non ufficiali, sembrava avesse anche problemi di tipo psicologico. Lei, Chen Aizhu, 46 anni, connazionale, cercava di arrotondare il reddito con qualche lavoro saltuario, come donna delle pulizie e come baby sitter. Proprio il lavoro che stava svolgendo questa mattina, quando il marito, in seguito ad una lite, ha impugnato la mannaia in preda ad una furia cieca, massacrando la donna e il bambino, figlio di un’altra coppia di cinesi, che lavorano da tre anni nel negozio Hao Mei di via Giuseppina a Cremona.

Entrambi in regola con il permesso di soggiorno, sembra che la coppia avesse liti frequenti sulla gestione della casa, anche se non vi sarebbero precedenti denunce o episodi di violenza a carico dell’uomo, sebbene fosse seguito da tempo dai servizi sociali a causa delle sue molteplici problematiche. Pare tra l’altro che dietro i suoi problemi fisici vi sia stata la caduta da un balcone, probabilmente volontaria, avvenuta alcuni anni prima.

“Lui era un tipo taciturno, stava spesso a giocare al computer e non parlava italiano, ma sembrava una persona tranquilla” racconta una vicina di casa. “Era gentile e salutava sempre”. Allo stesso modo lo descrivono anche i numerosi residenti che si sono radunati attorno al condominio, assistendo attoniti alle operazioni di indagine accuratamente svolte dai Carabinieri di Cremona, al comando del Maggiore Rocco Papaleo, impegnati tutta la mattina sul posto per i rilievi del caso, insieme al magistrato Carlotta Bernardini.

“Erano persone gentili… mai ci saremmo aspettati una vicenda simile” racconta Rinaldo, docente musicologo, che vive in quel palazzo con la moglie. “Ogni tanto vedevo il figlio, un ragazzo molto educato, che accompagnava i genitori alle riunioni di quartiere e faceva loro da interprete. L’uomo era molto riservato e non parlava italiano. Questa mattina, quando si è verificata la tragedia, ero in casa, eppure non mi sono accorto di nulla: questo è un condominio problematico, abbandonato a se stesso. Gli schiamazzi e le grida sono all’ordine del giorno. Ora però dispiace non essere stati in grado di rendersi conto prima di quanto stava accadendo. Solo quando ho sentito le sirene dell’ambulanza fermarsi qui sotto ho capito che era successo qualcosa”.

Insomma, dietro ad un’aura di apparente normalità, si celava in realtà qualcosa di decisamente poco normale. Un disagio profondo, che alla fine è sfociato in tragedia.

Laura Bosio

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