Cronaca

Ponte Verdi, gli 'Amici del grande fiume' strigliano la regione Emilia Romagna

foto di repertorio

“Quattro morti in dieci anni, in altrettanti incidenti”. Comincia così la dura presa di posizione sulla situazione del ponte Giuseppe Verdi, tra Roccabianca e San Daniele Po, del Comitato Amici del grande Fiume di Polesine Parmense. “Senza contare le altre quattro persone che hanno perso la vita in sinistri avvenuti nelle immediate prossimità. Numeri che possono essere considerati più che sufficienti per definire pericoloso il ponte sul Po “Giuseppe Verdi” che collega le province di Parma e Cremona nel tratto compreso tra Ragazzola di Roccabianca e Polesine Zibello (nel Parmense) e San Daniele Po (nel Cremonese).
Cosa fa la politica dell’Emilia Romagna per migliorare le condizioni di sicurezza del viadotto? Ad oggi il nulla assoluto, solo promesse. Con il ponte che, per buona parte, da molti mesi, continua ad essere percorribile a senso unico alternato, a causa dei danni strutturali che lo interessano. Nel giro di pochi chilometri, un ponte completamente chiuso (quello tra Casalmaggiore e Colorno) ed un altro a mezzo servizio (il “Verdi”).
Pochi giorni fa l’ennesimo incidente, il quarto morto in un decennio. Tutti si sono subito affrettati a rimarcare che il sinistro è avvenuto fuori dall’area interessata dal senso unico alternato, che è stato provocato da un sorpasso azzardato, avvenuto in un tratto in cui sono in vigore sia il divieto di sorpasso che il limite di velocità. Tutto vero, giusto, sacrosanto e ineccepibile. Del resto i sinistri, salvo rare eccezioni, sono sempre causati da errori umani.
Ora, resta tuttavia una domanda: quando saranno realizzati i lavori di messa in sicurezza del viadotto che ne permetteranno la riapertura a doppio senso di marcia?
Ad oggi l’Emilia Romagna continua ad essere latitante, un silenzio che fa paura e indigna.
Se è vero che, nel 2015, gli Enti coinvolti avevano sottoscritto un accordo in base al quale le Regioni Lombardia ed Emilia Romagna avrebbero finanziato la prima parte dei lavori di sistemazione impegnando 1 milione e 800 mila euro a testa, è risaputo che alla fine solo la Lombardia ha stanziato la propria parte ed i lavori sono già stati realizzati e conclusi, da mesi. La Regione Emilia Romagna ha “decurtato” il proprio impegno rendendosi disponibile a stanziare solo un milione di euro. Il presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini, un anno fa di questi tempi sbandierava a mezzo stampa di aver reperito un milione di euro per il ponte (omettendo ovviamente di ricordare quanto prevedeva il precedente accordo), dimostrandosi pure orgoglioso del lavoro svolto. Ad oggi però non si hanno notizie di questo milione di euro. Dov’è finito? E’ stata forse fatta marcia indietro? A cosa stati destinati quei fondi? E, soprattutto, erano stati messi a bilancio o erano solo parole per i giornali?
E’ giunto il momento che sia la Magistratura a fare chiarezza su queste mancanze, accertando anche se vi siano responsabilità da parte degli Enti competenti sugli incidenti (mortali e non) che si sono verificati e sulle attuali condizioni di pericolosità del ponte. Pericolosità data anche dal fatto che, in numerose occasioni, gli utenti della strada non rispettano il senso unico alternato transitando bellamente, e pericolosamente, anche quando il semaforo è rosso (cosa, questa, confermata anche da recenti operazioni concluse dai carabinieri delle compagnie di Fidenza e di Cremona).
Sarebbe anche curioso sapere se e quando è stato aggiornato il tavolo interprovinciale (composto dalle Province di Parma e Cremona e dai sindaci dei Comuni interessati) promosso nei mesi scorsi per monitorare l’avanzare dei lavori sul ponte. Singolare poi constatare che, nella primavera 2017, per iniziativa dei sindaci di Polesine Zibello, Roccabianca e San Daniele Po, è stata promossa la costituzione di un comitato di cittadini che si sarebbero impegnati, a loro volta, per sollecitare la sistemazione del viadotto. Durante alcune pubbliche assemblee erano state raccolte le adesioni. Ma risulta che ad oggi, a oltre sette mesi di distanza, detto comitato, che ha anche un proprio referente, non sia mai stato convocato. Come mai?
L’auspicio – conclude il Comitato – è che, quantomeno, sia convocata al più presto una pubblica assemblea per discutere di queste ed altre situazioni che riguardano la situazione e la sorte futura del ponte, in attesa che la Magistratura verifichi eventuali inadempienze e responsabilità.

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