Lettere

La Calabria non è solo
mafia: Nexus
voleva dimostrarlo

da Carmine Lepiani

Egregio Direttore,

in merito a quanto emerso nelle pagine del giornale CremonaOggi del 5 gennaio 2018 mi sembra doveroso, per rispetto delle moltissime persone che hanno contribuito alla realizzazione delle nostre attività associative, ribadire gli scopi per i quali l’Associazione Culturale Nexus fu fondata nel 2011, finalità che nulla hanno a che fare con associazioni di stampo mafioso. L’attività dell’Associazione si è concentrata intorno ai suoi scopi statutari che erano quelli di offrire la possibilità di esprimere un’immagine dei calabresi e della Calabria diversa rispetto ai fatti di cronaca che da sempre ci legano indissolubilmente a tristi fenomeni. E così è nata l’idea di unirci per intraprendere un percorso comune e far emergere anche gli aspetti positivi di un territorio al quale vorremmo ridare dignità. Sciascia, sottolineando la funzione determinante della cultura e della conoscenza, affermava che per sconfiggere la mafia era necessario radunare un esercito di insegnanti.

Nel momento in cui ho deciso di assumere la presidenza di quest’Associazione nel 2011 era questo il mio obiettivo più grande: portare all’interno delle famiglie della comunità calabrese presente sul territorio l’idea di poter accedere a percorsi di conoscenza e partecipazione attiva alla vita della città. Nei pochi anni, purtroppo, in cui siamo stati attivi abbiamo presentato libri, ospitato artisti, invitato musicisti, organizzato progetti solidali, abbiamo cioè rappresentato, per quanto ci è stato possibile, le cose belle che anche la Calabria può esprimere: un’energia viva e positiva pronta ad emergere. Ecco forse cosa cercavamo: la possibilità di poter essere fieri di noi stessi, delle nostre origini e della nostra storia. Oggi noi tutti, indistintamente, ci troviamo coinvolti nelle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia che, pur avendo partecipato al nostro progetto, evidentemente non ne ha capito il senso autentico. Sarà la Magistratura a verificare i fatti e la consistenza delle sue rivelazioni. Da un punto di vista sociale però non dobbiamo cadere nella convinzione che tutto ciò che ha attinenze con la Calabria sia da ricondurre ad organizzazioni criminali. In realtà Nexus è stata un’esperienza che ha raccolto attorno a sé tante persone che, a diverso titolo, hanno contribuito alla realizzazione delle nostre iniziative: Calabria a Cremona, per esempio, è stata sostenuta nei suoi quattro anni di attività da circa 380 donatori diversi, calabresi e cremonesi. Senza contare le decine di volontari che da molti paesi dei dintorni venivano sia per aiutarci in cucina ed allestire gli spazi sia per stare insieme nei giorni della manifestazione. Calabria a Cremona era questo: un’esperienza condivisa nel nome della partecipazione popolare ed un momento straordinario di festa e di sereno stare insieme; centinaia di persone che nei tre giorni di festa affollavano la nostra cucina e si godevano il nostro cibo e la nostra musica.

Personalmente apprezzo quanto Libera stia facendo in ambito nazionale e locale per denunciare il rischio di infiltrazioni mafiose anche al Nord e apprezzo il coraggio di persone che cercano di riportare il senso della legalità in territori dove ogni giorno bisogna fare i conti con chi vorrebbe imporre la legge della paura. Ma non si devono confondere le vittime coi carnefici. La semplificazione e la generalizzazione del fenomeno pone il rischio di fare di tutta l’erba un fascio e di trasformare tutti in colpevoli. Auspico che vi sia la volontà di conoscere più a fondo la presenza calabrese sul territorio, non esclusivamente in termini di ‘infiltrazione mafiosa’, ma anche di integrazione sociale, di disponibilità allo scambio di modelli culturali diversi da quelli di origine, di valutazione del livello di partecipazione alle opportunità offerte dal territorio e di adesione al patto sociale, di osservazione delle situazioni di marginalità sociale e culturale… Un’analisi di questi, come di altri aspetti sociali, che non parta da un pregiudizio di fondo, porterebbe alla luce una situazione della comunità calabrese presente sul territorio più sfaccettata di quel che si crede, e segnalerebbe, in alcuni casi, anche situazioni di deprivamento culturale non colmabile con il solo raggiungimento di un sufficiente livello di benessere economico. Penso che a queste situazioni ci si debba rivolgere con attenzione perché è lì che attecchisce il pensiero mafioso. Resto quindi fermamente convinto che la formula dell’associazionismo possa costituire un importantissimo strumento per favorire un’attività sociale positiva e virtuosa. In questo pensiero risiedeva il sentimento intimo della Nexus. Visto che condivido il vostro percorso e che per molti aspetti è vicino a quanto voleva esprimere l’Associazione Culturale Nexus, resto a vostra disposizione per attivare un confronto ed una conoscenza reciproca, per ridare dignità a tanta gente che di mafioso non ha nulla, ma toccata dal peccato originale della ‘calabresità’.

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