Cronaca

Un busto in memoria di Attilio Boldori nel 96º dell'uccisione

Si svolgerà lunedì 11 dicembre (ore 11.30) presso il Palazzo della Provincia, la cerimonia di consegna ufficiale del busto marmoreo raffigurante il martire antifascista Attilio Boldori, ucciso 96 anni fa. Il busto è stato realizzato, su commissione della Federazione del Psi negli anni 50, dallo scultore Piero Ferraroni e donato alla Provincia dall’Associazione Emilio Zanoni. Saranno presenti, per l’occasione: Davide Viola, presidente della Provincia di Cremona; Clara Rossini, presidente Associazione Emilio Zanoni; Gian Carlo Corada, presidente dell’Anpi di Cremona; Franco Verdi, dell’Associazione Partigiani Cristiani di Cremona di Cremona. Parteciperà anche Attilio Boldori jr. Hanno comunicato la loro adesione e partecipazione il senatore Luciano Pizzetti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, e il professor Mario Coppetti.

“Questa breve cerimonia intende iscriversi nell’agenda delle numerose iniziative, come i viaggi della memoria e la costante divulgazione da parte della associazioni partigiane, che hanno come finalità la riaffermazione del legame inscindibile tra valore etico delle istituzioni e testimonianza dell’antifascismo intransigente ma privo d’odio, che fu di Attilio Boldori” fanno sapere dall’amministrazione provinciale.

ATTILIO BOLDORI

L’11 dicembre di ottantasei anni fa nei pressi di Cremona, che nel volgere di qualche mese era diventata un avamposto dell’attacco fascista ad una fragile ed incompleta democrazia e, soprattutto, ad un movimento politico e sociale di tutela delle conquiste economiche e civili acquisite a prezzo di dure lotte, uno dei suoi più significativi esponenti Attilio Boldori veniva massacrato da un manipolo di eversori, la cui unica finalità era la violenza a servizio del sovvertimento delle libertà.

Attilio Boldori, pur non essendo un interventista, aveva onorevolmente risposto alla chiamata della Patria. Era stato uno dei fondatori della Camera del Lavoro e del movimento cooperativo. Altresì, si era caratterizzato per una fattiva testimonianza nella vita istituzionale locale; via via servendo il territorio nel ruolo di consigliere e poi Sindaco del limitrofo Comune di Due Miglia, dove era nato, e di Consigliere e poi Vice-presidente della Deputazione Provinciale.

In quel pomeriggio di incipiente inverno stava assolvendo, come si suol dire, ad una delle funzioni ispettive nell’ambito delle attività del movimento cooperativo. Un manipolo squadrista, indirizzato nell’impresa dal Ras locale, tese un agguato proditorio e spietatamente lo uccise. L’esecrabile delitto, con cui veniva tolta la vita ancor giovane e ad un tempo un marito e padre amoroso alla famiglia, segnava uno scatto di disumanità e di ferocia. Cremona era in largo anticipo, rispetto allo scenario nazionale che avrebbe tra poco imboccato una strada senza ritorno, suscettibile di portare ad un disastro durato vent’anni e terminato con la tragedia della guerra, la vergogna delle leggi razziali, l’impoverimento generalizzato. Il tremendo avvenimento gettò nello sconforto generale tutto lo schieramento democratico e soprattutto, come dimostrano le immagini delle esequie, impressionò e mobilitò le coscienze popolari.

Il 12 dicembre si sarebbe svolta la seduta del Consiglio Provinciale, convocata dal vice-prefetto Martani e partecipata da 39 dei suoi 40 componenti; tra cui il Presidente Giuseppe Garibotti, compagno e sodale di Boldori. Per dire della percezione della tensione altissima e del pericolo di ulteriori violenze,la sala attigua a quella delle adunanze consiliari veniva presidiata da un picchetto armato, pronto ad intervenire per reprimere non improbabili attacchi fascisti.

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