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Tennis, parla Bolelli: 'Bracciali non mi ha chiesto di alterare le partite. L'avrei denunciato'

Nella foto, la testimonianza di Simone Bolelli

“Non ho mai saputo che Daniele Bracciali si interessasse di scommesse, nè mi ha mai chiesto di alterare o vendere una partita. L’avrei denunciato”. Queste le parole pronunciate questa mattina in aula dal tennista bolognese Simone Bolelli, professionista dal 2008, per un periodo numero due italiano e vincitore, in coppia con Fabio Fognini, degli Australian Open. L’atleta è stato sentito come testimone della difesa nel processo sul tennis scommesse che vede come imputati i due tennisti azzurri Daniele Bracciali e Potito Starace, e il direttore sportivo del Perugia Calcio Roberto Goretti. L’accusa è quella di associazione a delinquere finalizzata alla frode sportiva, in particolare a manipolare una pluralità di partite di tennis di tornei prevalentemente internazionali.

Il nome di Bolelli, che risulta ancora indagato nell’inchiesta aperta dall’ex procuratore Roberto di Martino, era entrato nel fascicolo per via di alcune chat e messaggi scambiati nel 2007 da Manlio Bruni, l’ex commercialista di Beppe Signori, con altre persone interessate all’alterazione dei risultati. In particolare Bruni avrebbe chiesto a Bracciali di reclutare Bolelli. Una proposta che però non sarebbe mai arrivata al tennista bolognese, che come altri attende l’archiviazione della sua posizione.
“Conosco Bracciali da una decina d’anni”, ha spiegato in aula Bolelli. “La nostra è una frequentazione solo tennistica. Conosco anche Potito Starace, ma anche con lui non c’è mai stata frequentazione nella vita privata. Sia Bracciali che Starace sono più grandi di me, sono di un’altra generazione. Comunque non ho mai sentito nell’ambiente che Bracciali si sarebbe adoperato per truccare le partite”.

In udienza si è parlato anche della posizione di Potito Starace, coinvolto nei tre tornei di Monaco del 2009, Casablanca del 2011 e Barcellona dello stesso anno. In sua difesa è stato sentito Corrado Tschabuschning, di Capraia Fiorentina, manager di una ventina di tennisti di varie nazioni. “Di questi atleti”, ha precisato, “mi occupo degli aspetti logistici, di organizzare viaggi, fare prenotazioni, contratti e sponsorizzazioni e creare il team attorno a loro”. “Conosco Starace da quando aveva vent’anni”, ha riferito il teste, “ho seguito tutta la sua carriera”. Il manager si è a lungo soffermato sui problemi fisici patiti dall’atleta: “Aveva problemi di mobilità, gli si bloccava la schiena”, ha ricordato Tschabuschning. “Faceva periodi senza dolore per via delle cure, ma poi i dolori tornavano. Prendeva farmaci, ma non erano farmaci dopanti. A Monaco non è stato bene e si è ritirato, a Barcellona ha dovuto interrompere. Di scommesse, comunque, non mi ha mai parlato”.

Difficile, secondo il medico (altro testimone sentito in udienza), che Starace possa essere stato male volutamente. “La gastroenterite virale di cui soffre è conseguente alla somministrazione dei farmaci che deve prendere. Non ci sono elementi che possano far ipotizzare un sovradosaggio di farmaci”.

Il processo sul tennis scommesse è arrivato alle fasi finali. La nuova udienza prevista per la discussione è stata fissata al prossimo 20 dicembre.

Sara Pizzorni

Il manager Corrado Tschabuschning

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