Cronaca

Aviaria: domani a Brescia summit Coldiretti per fare il punto della situazione

L’aviaria, l’influenza dei polli, sta diventando la più grave minaccia degli ultimi anni per gli allevamenti avicoli italiani e Lombardia e Veneto sono in prima linea per fermare il virus. Brescia e Mantova le province lombarde più colpite ma tre casi si sono registrati recentemente anche nel cremonese (gli ultimi a Soresina e Scandolara Ripa d’Oglio).

Domani al Brixia Forum di Brescia alle 17 si terrà il summit organizzato dalla Coldiretti per fare il punto della situazione, sulle misure di prevenzione e soccorso già adottate a livello regionale e nazionale e su quelle che potrebbero essere messe in campo nel prossimo futuro. Interverranno: Ettore Prandini – Presidente di Coldiretti Brescia, Coldiretti Lombardia e Vicepresidente Nazionale Coldiretti, Giorgio Apostoli – Coordinatore Nazionale Zootecnia Coldiretti, Fabio Rolfi – Consigliere regionale e presidente commissione Sanità e Politiche Sociali Lombardia, Gianni Comati – Presidente del Distretto della Filiera Avicola Lombarda, Giuseppe Blasi – Capo Dipartimento Direzione Generale Sviluppo Rurale MiPAAF, Raffaele Borriello – Direttore ISMEA e Piero Frazzi – Direttore Generale Assessorato Sanità Regione Lombardia. Durante l’incontro verranno presentati i numeri sull’influenza aviaria in Lombardia e le misure economiche a sostegno degli allevamenti.

Intanto l’assessore all’Agricoltura della Lombardia, Gianni Fava, ha evidenziato l’assenza di un piano per l’avicoltura: “Il fondo da 20 milioni di euro annunciato come mancia pre-elettorale dai ministri Martina e Lorenzin – ha detto – è incapiente in termini di danni subiti dagli allevatori e dalla filiera avicola e inadeguato in termini di strategia, che non è stata naturalmente annunciata, essendo il provvedimento mancante di qualsiasi indirizzo”. È quanto mai necessario e urgente programmare una serie di interventi a breve e medio-lungo termine per riorganizzare il settore avicolo, in particolar modo quello dell’allevamento del tacchino – ha precisato Fava -. L’obiettivo è alleggerire il peso zootecnico dei territori, laddove la densità degli allevamenti è tale da rappresentare un rischio sanitario”. Chiediamo un confronto coi ministeri delle Politiche agricole e della Salute – ha concluso – per definire azioni a breve termine, che potrebbero comprendere un fermo obbligatorio di attività, per un tempo minimo di 24 mesi, negli allevamenti di tacchini presenti in specifiche aree, definite dense, e selezionati secondo parametri oggettivi; per concertare un divieto di costruzione di nuovi allevamenti avicoli o il loro ampliamento nelle aree a maggior rischio sanitario”.

 

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