Lanciò letame a 'Il Violino' Il 4 dicembre l'appello per il 27enne del Kavarna
Lunedì 4 dicembre, presieduto dal giudice del tribunale di Cremona Giulia Masci, verrà celebrato il processo d’appello per il caso di imbrattamento e lesioni al ristorante “Il Violino” di via Sicardo, all’interno del quale, tra le 20,45 e le 21 del 25 settembre del 2013 era stato lanciato liquame e fango. Il 19 gennaio scorso in primo grado davanti al giudice di pace Daniela Badini, l’unico imputato, Francesco Azzali, 27 anni, cremonese, del centro sociale Kavarna, era stato condannato a cinque mesi di lavori di pubblica utilità. L’accusa era quella di imbrattamento e lesioni in concorso con altri mai identificati nei confronti del titolare Luca Babbini, parte civile attraverso l’avvocato Michela Soldi. Come risarcimento, il giudice aveva fissato una provvisionale di 5 mila euro e il pagamento di 1027 euro di spese legali.
Quella sera, Azzali e altri cinque anarchici erano entrati incappucciati nel locale lanciando secchiate di fango e feci e spargendo volantini di rivendicazione per esprimere solidarietà nei confronti dei detenuti e delle lotte sociali nella settimana di mobilitazione nelle carceri. All’inizio quel raid era sembrato una rapina, ma poi quattro anarchici entrati nel locale incappucciati (altri due aspettavano fuori), tutti vestiti di nero e ‘armati’ di un secchio, avevano gettato il suo contenuto per tutto il locale, imbrattando il personale e i 14 clienti che erano a cena. Poi la fuga precipitosa. Il gruppo era stato inseguito da Babbini e dal suo collaboratore. Il titolare, seppure preso a calci e pugni, era riuscito a fermare Azzali, mentre gli altri complici erano riusciti a fuggire. Per assicurarsi la fuga, il gruppo aveva anche lanciato contro i due inseguitori due biciclette.
Sara Pizzorni