La nuova legge elettorale migliora quella esistente
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Caro Direttore,
lavoro per approvare una buona legge sulla previdenza dei parlamentari, che superi i vecchi privilegi senza crearne di nuovi. Lavoro affinché il Senato renda costituzionale una proposta che, a detta dei maggiori esperti, costituzionale non è. Lavoro perché non s’introducano precedenti volti a colpire le pensioni della grande maggioranza di lavoratori che privilegiata non è. E per evitare che si usi furbescamente il vitalizio, che non esiste più da oltre un lustro, per salvaguardare le ben più numerose pensioni d’oro di questo inquieto Paese.
Il collega Toninelli è d’accordo? Se lo è dia una mano e non difenda gli sbreghi. Usare la contraffazione e la falsificazione può portare un po’ di voti ma non aiuta i cittadini nel loro legittimo desiderio di giustizia e di eguaglianza. Occorre raccontare la verità, semplicemente come dato di fatto. In Italia l’assegno vitalizio è stato soppresso sei anni fa. Dal 1 gennaio 2012 i parlamentari che cessano dal mandato hanno un trattamento previdenziale sulla base del contributivo pro-rata, come tutti i lavoratori. Dunque non si può abolire un vitalizio che da tempo non esiste più. La verità è che s’interviene non tanto sugli attuali parlamentari bensì su quelli cessati dal mandato prima del 2012. E su quelli futuri per ciò che attiene in particolare la cosiddetta età pensionabile. È giusto? Assolutamente sì! Il punto è come.
La proposta di legge stabilisce che a chi sta godendo del vecchio vitalizio si debba applicare un ricalcolo sulla base del sistema contributivo. Un simile intervento apre una via devastante al ricalcolo di moltissime pensioni in essere. Questo è inaccettabile. Oltre che essere illegittimo, come la Corte Costituzionale ha già stabilito con sentenze passate. Pressoché tutti i costituzionalisti auditi dalla commissione Affari Costituzionali del Senato, tra loro autorevoli ex presidenti della Corte stessa, hanno motivato come una siffatta norma incorrerebbe nella bocciatura.
Un articolo sul Corriere della Sera era titolato “La sfilata dei costituzionalisti che bocciano la legge sui vitalizi”. Dunque occorre far sì che la norma sia conforme alla Costituzione. Come? Stabilendo che sui vecchi vitalizi agisca un consistente prelievo di solidarietà, stabilito annualmente dagli Uffici di Presidenza di Camera e Senato. Proprio perché è certo che l’imposizione del ricalcolo contributivo sull’indennità già percepita, come previsto nella proposta di legge, avrà conseguenze sull’insieme della platea dei pensionati, nella proposta stessa si scrive che ciò non dovrà accadere (comma 5, art 12).
Ma, stabilito il precedente, mediante altra legge si può con grande facilità superare questo fragile argine e colpire tanti pensionati. Del resto quella del ricalcolo contributivo delle pensioni in essere è una tesi che in Italia e in Europa vanta purtroppo parecchi sostenitori. Perciò non va aperto alcun varco. Anche questo è stato sottolineato con preoccupazione dai costituzionalisti. Una legge fatta per colpire i vecchi parlamentari ha le potenzialità di colpire tutti coloro che sono andati in pensione col sistema retributivo o col sistema misto. In più, qualora la proposta venisse approvata così com’è (con quel comma 5 dell’articolo 12), nessun intervento sarebbe possibile sui percettori delle cosiddette pensioni d’oro. Legittimando così una scandalosa ingiustizia, di certo non minore dei vecchi vitalizi.
La legge va assolutamente approvata con le modifiche necessarie a renderla costituzionalmente sostenibile e socialmente apprezzabile. Approvare la norma così com’è oggi, in realtà, renderebbe fittizio l’obiettivo di ridurre il vitalizio alla cosiddetta casta, grazie alla bocciatura che subirebbe dalla Consulta. Una sorta di eterogenesi dei fini che rappresenterebbe un’insopportabile beffa per gran parte degli italiani. È questo che vogliono i 5S? Occorre approvare la legge per giustizia e con giustizia. Prima dello scioglimento del Parlamento c’è tutto il tempo necessario per far sì che la proposta di legge, opportunamente modificata dal Senato, possa essere definitivamente approvata dalla Camera. Questa è la mia convinta opinione. La Direzione nazionale e il gruppo senatoriale decideranno la linea del PD.
Vengo alla legge elettorale. È una legge che migliora quella esistente. Corrisponde alle sagge e reiterate richieste del Presidente della Repubblica. È conforme alle esigenze espresse dalla Corte Costituzionale. È stata approvata con la più ampia maggioranza parlamentare della storia repubblicana. Esalta la rappresentanza. È la legge perfetta? No. Premesso che, ovviamente, la legge elettorale perfetta non esiste come anche le elezioni in altri importanti Paesi sono lì a certificare, ritengo che sarebbe ben più utile al nostro Paese un sistema elettorale con collegio uninominale a doppio turno. Darebbe rappresentanza e governabilità. A parte il PD e qualche forza minore nessun altro lo ha voluto. In primis i 5S. Così come nessun altro ha voluto il ripristino del Mattarellum che tanta buona prova aveva data prima di essere travolto dal vergognoso Porcellum. A partire dai 5S.
Nota personale, il ritorno ad una prevalenza di proporzionale è la ragione che mi ha convinto a non accettare di presiedere la Commissione Affari Costituzionali del Senato, come qualcuno ricorderà. Anch’io avrei di gran lunga preferito il voto disgiunto nei collegi uninominali ma sono rimasto minoranza. Ciò non mi ha impedito di approvare la legge come atto di responsabilità verso l’Italia. Una legge che in alcun modo è pro PD, in particolare al nord o in Sicilia come s’è appena visto, stante che la parte uninominale esalta le coalizioni nel mentre la capacità coalizionale del PD è davvero scarsa. Si creda o no, abbiamo davvero fatto prevalere l’interesse generale.
La fiducia. L’apposizione della questione di fiducia sulle leggi elettorali non è stata censurata dalla Corte. Si è deciso di porla su richiesta di importanti gruppi parlamentari. La neutralità del Governo è venuta meno quando si è evidenziato che con l’uso strumentale del voto segreto si tentava il brutto gioco di sempre. Vale a dire impedire di fare una legge, lasciando con certezza le Istituzioni nel pantano. Era accaduto già alla Camera pochi mesi prima. Si fa un accordo alla luce del sole, poi su un proprio emendamento a voto segreto i 5S hanno fatto i voltagabbana. Così è morto il cosiddetto Tedeschellum, concordato con tutte le forze politiche e ucciso dai franchi tiratori. Al Senato il voto segreto è consentito a tutela delle minoranze linguistiche. Sono stati presentati ben 48 emendamenti ad esse riferite. Emendamenti farlocchi, strumentali solo a chiedere il voto segreto per tentare l’azione di cecchinaggio. In entrambe le situazioni si era chiesto il ritiro che purtroppo, in modo irresponsabile, non è avvenuto. La fiducia è stata lo strumento legittimo per impedire il perpetuarsi della vergognosa e tanto disprezzata pratica dei 101 che ha dato avvio alla legislatura. Le leggi elettorali vanno fatte assumendosene la piena responsabilità, mostrando la faccia agli italiani, non nel segreto manovrare di lobbies e correnti.
Al termine del percorso, sia alla Camera che al Senato la legge è stata approvata con voto finale. Senza questione di fiducia e col consenso dei due terzi del Parlamento.
La fiducia sulla legge elettorale è stata posta per impedire le manovre occulte dei franchi tiratori. Il prelievo sui vecchi vitalizi va fatto per ragioni di equità ma senza generare danni alla vasta platea di pensionati. Spero che Toninelli lo comprenda e aiuti.
Luciano Pizzetti