Giro di droga nelle strutture di accoglienza: arrestati 6 migranti. 50 i loro clienti
Cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere e un arresto in flagranza di reato per spaccio di sostanze stupefacenti. Questo è il bilancio della grossa operazione portata a termine dai carabinieri della Compagnia di Cremona culminata con il blitz, la mattina del 16 ottobre, alla Casa dell’accoglienza di via Sant’Antonio del Fuoco, presso le sedi di pertinenza di via Martiri di Sclemo e via Brembo e presso l’Ippogrifo di via Sant’Erasmo, cooperativa che gestisce i migranti. In quell’occasione i carabinieri, accompagnati dai colleghi del nucleo cinofilo di Orio al Serio con quattro cani antidroga, avevano arrestato in flagranza di reato Philippe Odion, nigeriano di 25 anni trovato nella sede di via Martiri di Sclemo con 41 confezioni di marijuana rinvenute nei calzini, sotto il letto e nel marsupio.
Nel frattempo il gip Pierpaolo Beluzzi, su richiesta del pm Carlotta Bernardini, ha emesso cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere per altri profughi accusati di spacciare marijuana e hashish nei pressi della Casa dell’accoglienza, vicino al parco del Vecchio Passeggio, a poca distanza dalla scuola Campi, nei giardini di piazza Roma e anche direttamente nei domicili dei clienti. Destinatari degli ordini di custodia cautelare sono Omar Sanneh, 27 anni, del Gambia, con un lavoro presso la società di commercio online ‘Amazon’ in Strada Dogana Po a Castelsangiovanni, Kawsu Dibba, 21 anni, del Gambia, residente alla cooperativa Ippogrifo, Yakuba Jallow Mamadou, 27 anni, del Gambia, Alieu Jarju, 23 anni, del Gambia e Arafang Nyabally, 21 anni, del Gambia, questi ultimi residenti nelle strutture di via Martiri di Sclemo e via Brembo. Una cinquantina i loro clienti, tra i quali 15 minorenni, la maggior parte studenti.
“Un fenomeno di dimensioni importanti”, lo ha definito il maggiore Livio Propato, che ha rimarcato come questi profughi beneficiassero dell’accoglienza per poi trasformarsi in pusher. “Proprio lì, in una struttura che ospita 250 persone”, ha aggiunto Propato, “avevano la certezza di poter operare in modo più sicuro e coperto”. I pusher venivano poi contattati per telefono dai clienti ai quali veniva dato appuntamento per la consegna dello stupefacente. “In una sola giornata”, ha spiegato il maggiore Propato, “uno spacciatore poteva guadagnare fino a 300 euro”. Non c’era una struttura gerarchica, non c’era un’organizzazione ben definita. Chi doveva vendere lo stupefacente raggiungeva in treno Milano o Lodi, dove c’è un ampio mercato, si approvvigionava di droga e poi la vendeva a Cremona. Se qualcuno ne era sprovvisto, ci si aiutava a vicenda per non farsela mai mancare. Nelle intercettazioni, i profughi chiamavano la droga ‘Jumbo’.
Le indagini sono iniziate sette mesi fa in seguito ad una serie di controlli mirati predisposti in seguito alle segnalazioni e alle lamentele di cittadini e genitori che in pieno giorno, nei pressi della Casa dell’accoglienza, del parco del Vecchio Passeggio e all’uscita delle scuole, assistevano agli incontri tra i pusher e i loro clienti con scambi veloci di droga e denaro. Successivamente erano scattati i primi arresti. 11 le persone finite in manette in flagranza di reato: 7 del Gambia, uno della Nigeria, un altro del Pakistan, uno del Senegal e un algerino. Il cerchio si è chiuso all’alba del 16 ottobre con il blitz finale dei carabinieri che hanno passato al setaccio molte strutture di accoglienza della città, individuando i profughi- spacciatori.
Quella dei ‘migranti-pusher’ è stata l’ultima conferenza stampa del maggiore Livio Propato, che dal 30 ottobre lascerà Cremona per prendere servizio a Parma. Propato, a Cremona dal settembre del 2012 come comandante della Compagnia, andrà a dirigere il Nucleo Antifrodi comunitarie di Parma.
Sara Pizzorni