Maxi razzie di pannelli fotovoltaici. Patteggiano i 5 componenti della banda
Hanno tutti patteggiato i componenti della banda finiti in manette la scorsa primavera da parte dei carabinieri per una maxi razzia di pannelli fotovoltaici: per l’esattezza, 1.480 pannelli e 3 inverter, questi ultimi apparecchi per la realizzazione di sistemi energetici autonomi, per un valore complessivo di 470.000 euro di bottino. Davanti al giudice Giuseppe Bersani hanno patteggiato cinque marocchini, mentre l’unico italiano del gruppo ha chiesto ed ottenuto di essere processato con il rito abbreviato. El Hassan Majidi, 39 anni, domiciliato nel bresciano, ha patteggiato la pena più alta: due anni e otto mesi di reclusione, mentre Najim El Krioui, 43 anni, anch’egli residente nel bresciano, l’unico incensurato, ha patteggiato quella più bassa, un anno e otto mesi, pena sospesa. Gli altri, Adil Qibbouch, 34 anni, della provincia di Monza e Brianza, Fouad El Manfalouti, 30 anni, residente nel bresciano e Ahmed Hamdate, 41 anni, residente nel bresciano, hanno patteggiato due anni e sei mesi. Ad essere giudicato con il rito abbreviato sarà invece Giuseppe Besana, 39 anni, bergamasco. Quest’ultimo è accusato di aver cercato di favorire i marocchini, compilando e inoltrando loro false fatture e titoli utili a dimostrare la legittima disponibilità dei pannelli rubati. Respinte dal giudice le richieste di remissione in libertà per gli imputati, due dei quali sono ancora in carcere e due ai domiciliari. Due le parti civili, tra cui la società Incom spa di Brescia, assistita in aula dall’avvocato Vittorio Patrini. Nove i colpi messi a segno tra il febbraio e l’ottobre del 2016 in aziende e società di Corte dè Cortesi, Rivarolo Mantovano, Commessaggio, Cappella Cantone, Corte dè Frati, Casale Cremasco Vidolasco, Brescia, Castegnato e Berlingo. La banda agiva di notte: tagliava le reti metalliche di recinzione, manometteva il sistema di allarme, tagliava fili e dispositivi di sicurezza e rubava i pannelli che venivano caricati su mezzi e trasportati
per l’imbarco su navi attraverso il porto di Genova o in Spagna dove, tramite la predisposizione di fatture false, venivano trasferiti direttamente in Marocco, uno dei maggiori produttori mondiali di energia elettrica con sistema di pannelli solari. Nel luogo di destinazione i moduli venivano venduti sul mercato clandestino al prezzo di circa 100 euro l’uno e collocati in ampie aree desertiche per la produzione di energia elettrica.
Sara Pizzorni