Cronaca

L'ex fornace Frazzi nel piano opere pubbliche prima che sparisca: al via una petizione

La richiesta è strettamente connessa all'avanzato stato di degrado della struttura che fa da fondale al cinema all'aperto, in vista di un riutilizzo degli spazi come centro di documentazione sul grandioso passato di questo stabilimento industriale, chiuso 40 anni fa.

Si parte dal recupero della memoria di un pezzo importante della storia economica cremonese e si arriva al degrado urbano attorno all’arena Frazzi, all’interno del parco Ugo Tognazzi tra via del Sale e viale Po. L’idea del gestore del cinema all’aperto, Giorgio Brugnoli, è quella di ascoltare le tante voci di cittadini ed artisti che negli anni hanno transitato di qua (qui si è svolta la breve ma intensa stagione del festival di mezza estate, l’ultima volta 5 anni fa) mostrandosi entusiasti del fondale di archeologia industriale, e quindi affrontare una volta per tutte il tema della ristrutturazione della parte di fabbricato pericolante, transennato da inizio estate dal comune e quindi inagibile. Ai tempi del festival estivo il Comune consolidò la maggior parte del fabbricato per farne i camerini; la costruzione sotto la ciminiera e gli archi retrostanti invece sono rimasti inagibili e le loro condizioni vanno peggiorando, con alberi e arbusti infestanti che nessuno pota più, nemmeno la proprietà della centrale di cogenerazione confinante.

Lo spunto per questo nuovo appello alle istituzioni viene a 40 anni dalla definitiva cessazione d’attività dello stabilimento, che un tempo esportava laterizi e aveva punti vendita in tutta Europa e poteva fregiarsi di appellativi roboanti come ‘seconda Fiat’. Con i laterizi della succursale impiantata a Città di Pieve, in Umbria, venne realizzata gran parte dell’edilizia pubblica delle regioni del centro Italia. Poi la concorrenza del cemento armato e il mancato ricambio generazionale, portarono alla decadenza e infine allo smantellamento della fabbrica cremonese, che occupava tutto il lato est di viale Po da porta Po fino a metà viale. “Qualche giorno fa – spiega Brugnoli – una laureanda in architettura si è presentata qui per fare la sua tesi sul recupero di questa struttura. Non è la prima che arriva con questa richiesta, questo caso però mi ha colpito perchè anche sua madre, 20 anni fa, aveva fatto lo stesso tipo di studio. Gli anni passano e qui nessuno fa niente. Vorrei che il Comune inserisse nel piano delle opere pubbliche l’intervento straordinario di consolidamento della parte inagibile, in modo da non vanificare quanto speso negli anni passati”.

Sta prendendo forma anche l’utilizzo di questo contenitore: ospitare una mostra permanente sul passato della struttura industriale, simbolo della fiorente manifattura cremonese oggi totalmente scomparsa. Brugnoli ha infatti la disponibilità dalla cooperativa Muratori di Gussola di un ricco materiale fotografico inedito, primo nucleo di una mostra che avrebbe potuto svolgersi già la scorsa estate, se le cose avessero funzionato e che illustra le varie fasi delle demolizioni durante il cantiere della Coop. A questo si potrebbero aggiungere i dipinti realizzati da Giovanni Arisi, un dipendente della fornace, che documentano il lavoro che si svolgeva lì dentro, oltre al materiale custodito dalla Cgil.  Ma molti altri sono gli spunti culturali ispirati da questo luogo, dal farne sede del centro documentazione fornace Frazzi, ora ospitato nell’archivio della Cgil, a una sala intitolata a Sandro Talamazzini, il giornalista – documentarista –  scrittore che tanto lavorò sulla memoria degli antichi mestieri e che aveva casa proprio nei paraggi.

Per dare corpo a queste proposte, inizierà nei prossimi giorni una raccolta firme presso il Cinechaplin di via Antiche Fornaci e nel quartiere Po, una petizione per chiedere al Comune di ridare dignità ad un sito che oggi sembra più un ricovero per senzatetto, bivacchi notturni e gattare, che non un pezzo di storia locale.

g.biagi

Il primo forno, vicino a piazza Cadorna
Il gestore dell’Arena Giardino, Giorgio Brugnoli

La ciminiera è stata messa in sicurezza, il fabbricato sottostante no ed è dichiarato inagibile

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