Cultura

Nei sotterranei del vecchio ospedale i resti di antichi affreschi

foto Sessa

Un altro frammento di storia esce dalle viscere della terra grazie al lavoro dell’associazione Cremona Sotterranea, che nella giornata di domenica 24 settembre, ha guidato i cremonesi alla scoperta dei sotterranei della ex chiesa di San Francesco, più nota come il vecchio ospedale maggiore. Qui, accanto all’antico ingresso laterale della navata, sugli intonaci sfaldati dal tempo e dall’umidità, sono emerse le tracce di un antico affresco raffigurante quella che, ad una prima interpretazione, sembrerebbe essere una rappresentazione della Vergine. La particolarità consiste nel fatto che la Madonna è rappresentata incinta, china nell’atto di proteggersi con le mani il ventre, che appare rigonfio sotto il panneggio della veste, colore dell’argilla.

La presenza di altre figure è solo suggerita dall’ampiezza della scena, riquadrata in una cornice dipinta in finto marmo. Non è questa l’unica sorpresa riservata da questi suggestivi ambienti dove originariamente era situata la navata maggiore della chiesa, prima di essere sopralzata di almeno un paio di metri sino al livello attuale: sui muri sono visibili le tracce di altri affreschi, croci trilobate e figure umane di difficile interpretazione a causa dei distacchi di intonaco, provocati dall’umidità. Scesi alcuni gradini dal piccolo cortile dell’asilo San Francesco, si percorrono alla luce delle torce una serie di androni coperti da basse volte e cunicoli dove sono ancora visibili i resti delle antiche sepolture, databili dal trecento al settecento, alcune delle quali profanate da improbabili tombaroli nostrani. Incastonati nei muri perimetrali sono ancora visibili i resti delle antiche colonne della navata minore, di cui all’esterno emergono i maestosi archi ogivali. Ma vi sono anche luoghi che evocano altri tragici eventi della nostra storia recente, come quel vano del vecchio ascensore abbandonato dove il 15 agosto 1979 venne ritrovato il corpicino del povero Luca Antoniazzi. Una tragedia che Cremona non ha mai dimenticato.

Fabrizio Loffi

Fotoservizio Sessa

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