Tamoil: l'inquinamento si riduce, ma alla Bissolati estate difficile. Dismissione non prima del 2019
Tempi ancora lunghi per la dismissione completa degli impianti dell’ex raffineria Tamoil, inizialmente fissati, nel decreto del Ministero dell’Economia, in tre anni e cioè entro il 31 dicembre 2017. L’azienda dovrà pertanto produrre una proroga, con richiesta di dilazione di almeno due anni, quindi con termine ipotetico a fine 2019, vista l’importanza e la mole degli impianti da smantellare. La pratica è in corso d’opera da parte del colosso petrolifero, ma di fatto al Ministero non è ancora giunto nulla. Scontata la risposta positiva. “Stiamo lavorando nell’ambio del completamento della dismissione di tutte le unità”, ha detto Enrico Gilberti, rappresentante dell’azienda, all’Osservatorio Tamoil convocato questo pomeriggio in sala Quadri. “Quest’estate abbiamo iniziato con la demolizione delle fiaccole, potrebbe sembrare un piccolo intervento, in realtà ha richiesto un impegno considerevole, considerato il lavoro in quota che ha implicato.” Resta il fatto che un cronoprogramma dei futuri interventi ancora non è noto. Lo ha richiesto con insistenza l’assessore all’Ambiente Alessia Manfredini che, pur ringraziando Tamoil per quanto sta facendo, ha fatto chiaramente capire che il Comune starà con gli occhi puntati su quanto avverrà in piazzale Caduti del Lavoro. Il Comune è infatti interessato ad un pieno recupero di quell’area dove ora sorge il deposito e dove le prospettive occupazionali legate ad un riutilizzo degli spazi si vanno sempre più sgretolando. Presenti tra il pubblico anche i segretari generali di Cgil e Uil Marco Pedretti (che da segretario dei chimici seguì in prima persona le trattative) e Mino Grossi, preoccupati per il prolungarsi dei tempi di un’ipotetica reindustrializzazione.
In precedenza, erano stati i tecnici incaricati da Tamoil al ripristino ambientale a fornire i dati dell’ultimo anno di attività, con conferma del buon funzionamento della barriera idraulica che confina l’inquinamento delle aree interne. I risultati delle analisi che, come sempre, saranno pubblicate sul sito del Comune nella sezione riservata all’attività dell’Osservatorio Tamoil, mostrano una progressiva riduzione degli inquinanti riscontrati in fase di caratterizzazione dell’area. Segno questo che gli interventi in atto stanno dimostrando una buona efficacia. Qualche riserva è stata espressa dal tecnico incaricato dalla società Bissolati di seguire questa fase, il geologo Gianni Porto, che ha espresso dubbi – su cui i tecnici hanno puntualmente risposto – circa la gestione della barriera idraulica a seconda della portata del fiume (è noto che i livelli di piena del fiume influenzano le falde), chiedendo se vengono eseguite anche piezometrie mentre si effettuano le misure nei punti di conformità per verificare se, soprattutto nei punti più vicini al fiume, possa verificarsi un’inversione delle acque (dal fiume al sottosuolo Bissolati, e non viceversa). Chiesto inoltre l’adeguamento del piano di monitoraggio al nuovo protocollo emanato dalla Regione Lombardia (quello in vigore era stato stilato prima degli aggiornamenti). Rassicurazioni sono state fornite dai tecnici aziendali e dall’Arpa, ma a richiamare l’attenzione sul problema sociale sempre impellente è stato il presidente della canottieri Bissolati Maurilio Segalini: “Mai come quest’anno ho ricevuto tante sollecitazioni dai soci sulle ragioni dei cattivi odori. E’ stata un’estate molto complicata, dai quattro piezometri abbiamo avuto e abbiamo tuttora delle fuoriuscite che ci mettono molto in difficoltà. Ci servono monitoraggi costanti sui soil gas, non episodici, non una volta all’anno. Immagino che la tecnologia sia migliorata in questi anni e che la possibilità ci sia”. Segalini ha poi rivolto direttamente ai rappresentanti Tamoil la domanda che si sente ripetutamente fare dai soci: “Da chi siamo garantiti?”, una chiara ammissione del disagio ancora prodotto da quanto scorre a pochi metri di profondità.
G. Biagi