Omicidio Frank, l'appello conferma le condanne per gli indiani 'cremonesi'
Due ergastoli, una condanna a 19 anni, una a 6 anni e una a 5 anni e 4 mesi. Tranne in un caso, dove la pena è stata ridotta di un anno, i giudici della corte d’appello di Brescia hanno confermato la sentenza di primo grado emessa dal gup di Brescia Alessandra Sabatucci il 15 luglio dell’anno scorso per gli imputati coinvolti nel duplice delitto di Francesco Seramondi e della moglie Giovanna Ferrari, freddati l’11 agosto dello scorso anno nella loro pizzeria da asporto nella prima periferia di Brescia, alla Mandolossa. Tra gli imputati, anche Gurjeet Singh (detto ‘Jetta’), 29 anni, indiano residente a Robecco d’Oglio, condannato a sei anni per aver fornito le armi, e Jasvir Lal, 30 anni, connazionale di Offanengo, condannato a 5 anni e 4 mesi per la ricettazione del fucile. Per ‘Jetta’, il pm di primo grado Valeria Bolici aveva chiesto l’ergastolo. Per la procura, l’indiano avrebbe procurato l’arma, concorrendo così nell’omicidio, essendo lo stesso a conoscenza che il delitto sarebbe stato commesso. Intorno al 13 aprile del 2015, Gurjeet Singh e Jasvir Lal avrebbero venduto ai killer il fucile Breda con le dimensioni delle canne alterate per aumentarne la potenzialità e renderne più agevoli il porto, l’uso e l’occultamento. Due le condanne all’ergastolo, una per il pakistano Mohammad Adnan e l’altra per l’indiano Sarbjit Singh, i due esecutori materiali del duplice delitto. Pena di 19 anni, anzichè di 20, come deciso in primo grado, per Santokh Singh, l’indiano che aveva contribuito alla realizzazione del piano criminale. L’uomo non è stato ritenuto colpevole dell’omicidio di Giovanna Ferrari.