Aureliano Galli, in Argentina fin dal 1950: 'Tornare è sempre stato il mio sogno'
BUENOS AIRES – Sente nostalgia della sua terra natìa ogni giorno Aureliano Galli. Per lui partire non è stata una scelta. Era solo un bambino quando i suoi genitori negli anni ’50 hanno deciso di emigrare in Argentina. Lui frequentava la terza elementare a San Daniele Po e il suo cuore è rimasto nel paese della bassa cremonese. “Avevo nove anni – racconta – quando ce ne siamo andati. Il 21 maggio 1950, ci siamo sistemati in un paese a 30 chilometri da Buenos Aires, dove abbiamo affittato uno “chalet”, un’abitazione locale molto tipica a quei tempi. Mio fratello Giovanni, era arrivato un anno prima. Trovare lavoro per lui e gli altri adulti della famiglia non è stato difficile e nel giro di un anno avevamo già una casa nostra. (sotto Aureliano Galli)
“Io ho perso un anno di scuola – continua – ma nel frattempo avevo imparato lo spagnolo abbastanza bene e quindi ho ripreso a studiare. A 15 anni sono entrato in un istituto che era anche fabbrica dell’Olivetti: ne sono uscito con un diploma di tecnico in macchine da ufficio e elettronica, e sono rimasto a lavorare lì per 15 anni, arrivando a essere anche capo tecnico. Poi purtroppo l’azienda nel 1981 è fallita e io mi sono ritrovato a dover trovare un altro impiego a 40 anni. Sono entrato come ispettore in un municipio (Merlo) mi occupavo di idraulica per i corsi d’acqua del territorio, ma pure di fogne e sistemi depurativi di acque. Con l’esperienza e tanto impegno ho potuto fare una discreta carriera, che mi ha portato a essere direttore nell’amministrazione pubblica, appunto nel reparto delle opere idrauliche (nella foto sotto sempre Aureliano Galli sorridente a casa sua).
Per me l’Argentina è stata una terra accogliente, prodiga di cose positive. Qui ho sempre vissuto bene. Non ho fatto grossa fortuna, è vero, ma ho avuto lavori buoni, ma ho potuto avere sempre casa, e coltivare le mie passioni. Come quella dei viaggi. Soprattutto ho avuto gioia con la famiglia e con una figlia che adesso compie 37 anni. Una sola cosa in tutti questi anni però mi è sempre mancata. Il mio paese, San Daniele, la mia città Cremona, i miei primi amici, la mia prima infanzia. Il ricordo dei luoghi così a me già cari anche se sono partito che ero solo un bambino è sempre rimasto vivo. E appena posso, torno, anche se per poco.
Cremona – continua – per me è la più cara e bella città del mondo. Quando mi chiedono di dove sono, io con orgoglio rispondo che sono cremonese, e racconto della città dei violini, della musica, del torrone, del Torrazzo. Mi son preoccupato di non perdere le mie radici – precisa – parlo e scrivo l’italiano e il dialetto, coltivo la mia “cremonesità” e il mio affetto per Cremona e San Daniele Po anche attraverso Facebook. Tornare a vivere in Italia? Per molti anni è stato un sogno. Non sono riuscito a realizzarlo prima e adesso che ho 77 anni e sono ormai pensionato, ho rinunciato. Però a settembre tornerò, almeno per un po’. Farò un viaggio in Italia con mia figlia e naturalmente la tappa cremonese sarà quella più emozionante per me. Non è la prima volta che “ripasso” da queste parti. Sento spesso il bisogno di rivedere questi posti. E mi sono organizzato per tempo. Ho contattato il sindaco di San Daniele e altri amici. Non vedo l’ora. Vorrei essere già lì”.