Cronaca

Arresti in Galleria: ‘Un atto di bullismo diventato estorsione’ I due stranieri restano in cella

AGGIORNAMENTO - “Una vicenda che assomiglia di più ad un atto di bullismo poi sfociato in un episodio di estorsione”. Lo ha detto oggi in conferenza stampa il sostituto commissario Gianluca Epicoco sui due arresti effettuati giovedì in Galleria.

Il sostituto commissario Epicoco

AGGIORNAMENTO – “Una vicenda che assomiglia di più ad un atto di bullismo poi sfociato in un episodio di estorsione”. Lo ha detto oggi in conferenza stampa il sostituto commissario Gianluca Epicoco sui due arresti effettuati giovedì in Galleria dagli agenti della squadra mobile di Cremona. Un’estorsione, quindi, alquanto “improvvisata”, gestita da due ragazzi, il romeno, 20 anni, e l’albanese, di 22, entrambi con qualche precedente penale, ai danni di un giovane cremonese di 22 anni, definito “un bravo ragazzo e di buona famiglia”. Un giovane “dal carattere fragile” di cui i due stranieri si sarebbero approfittati.

Qualche giorno fa la vittima si è presentata in Questura con il padre per sporgere denuncia. Il giovane, con un lavoro stagionale come operaio in un’azienda, ha raccontato di aver conosciuto il romeno sul posto di lavoro. Lo straniero lo ha poi presentato all’albanese in occasione di una serata in un locale notturno di Cremona. All’esterno del locale è partita la richiesta estorsiva, con l’albanese che accusava il giovane cremonese di aver fatto la spia con l’Interpol, facendo finire in carcere in Albania il cugino per droga. Dalla vittima, l’albanese pretendeva 10.000 euro, denaro utilizzato per le spese legali del parente. Una somma, quella richiesta, che il cremonese ha dichiarato subito di non avere. L’albanese gli proporrà quindi di pagare a rate. Il ruolo del romeno, secondo gli inquirenti, è stato quello di complice effettivo della richiesta estorsiva. Quello di essersi finto anche lui vittima di un’altra estorsione da parte dell’albanese sarebbe stato solo un inganno per spaventare la vittima, inducendola a pagare. Per incutere ancora più terrore, l’albanese ha estratto dal marsupio una pistola, mostrando al cremonese il caricatore contenente un proiettile. In realtà quella pistola, trovata giovedì durante la perquisizione domiciliare insieme ad alcuni proiettili a salve e ad un taglierino, era una scacciacani. Il proiettile, quello sì, vero, è stato trovato nell’abitazione del romeno.

La denuncia in Questura risale allo scorso martedì. Due giorno in Galleria è scattato l’appuntamento ‘trappola’ per la consegna di mille euro, una tranche dei 10.000 richiesti. All’incontro, il cremonese si è trovato solo il romeno, ma il cremonese ha preteso che si presentasse anche l’albanese. A consegna avvenuta, presenti entrambi gli stranieri, gli agenti della mobile sono usciti allo scoperto e hanno proceduto con gli arresti.

Interrogati ieri dal gip Letizia Platè, i due stranieri, difesi dall’avvocato Cristina Pugnoli, hanno fornito una versione diversa, dicendo che si trattava solo di un debito. I due hanno raccontato di aver prestato 1.000 euro al cremonese con la promessa che li avrebbe restituiti il 10 di agosto, giorno di paga. L’appuntamento in Galleria, dunque, sarebbe stato solo per la restituzione di quel prestito. Una versione, però, che non ha convinto il gip che oggi ha deciso per la custodia cautelare in carcere di entrambi.

Sara Pizzorni

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