La storia di Paolo Felice: in Myanmar ristorante con consa e concerti di violini [GALLERY]
"Continuo a lavorare come consulente per ONG e recentemente ho aperto un locale si chiama "Red House", nella località turistica di Kalaw. Nel menu anche la consa. Seguo sempre la Cremonese, il mio cuore è grigiorosso".
Un’altra storia di un cremonese che ha lasciato Cremona, ma che porta nel cuore la sua città natale e tiene “viva” la cremonesità nel mondo. E’ quella di Paolo Felice (nella foto sotto con il violinista birmano U Tin Yee). Felice di cognome e anche di fatto, da quanto racconta, dal lontano Myanmar (Birmania).
Nato a Cremona nel Settembre del 1967 e rimasto a Cremona fino all’età di 19 annni, Paolo dopo il diploma di Perito Agrario conseguito presso l’istituto Stanga, si è trasferito a Firenze per intraprendere gli studi universitari lo hanno portato alla laurea in Agricoltura Tropicale e Sub-tropicale. E da lì, si può dire, non si è più fermato…
“Sono all’estero fin dalla metà degli anni 90 – spiega Paolo Felice – ho lavorato in Pakistan, Africa meridionale e orientale (Mozambico, Zimbabwe, Uganda, Kenia, Tanzania) come agronomo e rappresentante di diverse ONG italiane tra cui il Cesvi di Bergamo. Nel 2007 la prima esperienza in Birmania dove, in qualità di rappresentante del Cesvi, mi sono occupato di sicurezza alimentare, salute, igiene pubblica e gestione delle risorse idriche. A seguito del passaggio del ciclone Nargis nel Maggio 2008, ho svolto prevalentemente attività di emergenza in supporto delle popolazioni colpite. Dopo un ulteriore periodo in Mozambico, torno di nuovo in Birmania dove attualmente vivo. Continuo a lavorare come consulente per ONG e recentemente ho aperto un Ristorante/Bar che si chiama “Red House”, nella località turistica di Kalaw, nel sud dello stato Shan, a poca distanza dal lago Inle.
Alla Red House – prosegue – serviamo piatti della tradizione italiana, comprese alcune ricette cremonesi, come le conse, e del Myanmar. Il prodotto di maggiore successo comunque è la pizza cotta nel nostro forno a legna, apprezzata sia dai locali che dai numerosi turisti internazionali”.
Cremona è nel menu, ma non solo. La città dei violini si può dire, ha trovato con Paolo Felice un angolo di Birmania in cui fiorire, farsi apprezzare e creare legami:
“Occasionalmente – spiega – organizziamo concerti ed eventi con musica dal vivo. Recentemente il più conosciuto violinista classico birmano, U Tin Yee, ci ha onorato della sua musica accompagnato da altri e più giovani musicisti. L’evento ha in qualche modo stabilito un collegamento tra Kalaw e Cremona anche grazie all’elevatissimo numero di violinisti attivi da queste parti”.
E’ partito da solo o qualche suo caro l’ha seguita?
“Dal 2009 sono sposato con una cittadina birmana di nome Khaing Zar, che mi ha dapprima seguito in Africa e con la quale attualmente vivo a Kalaw, condividendo l’attività di gestione del “Red House”.
Quali sono secondo lei gli aspetti positivi e negativi del vivere all’estero. Sono più gli uni o gli altri?
“Di gran lunga prevalenti gli aspetti positivi nel mio caso. Tra gli altri, l’intima interazione con culture e sensibilità anche molto distanti dalla nostra, fatto che permette di ampliare i propri orizzonti mentali e la disponibilità verso ciò e chi è altro da noi. Da non sottovalutare anche la possibilità di intraprendere una attività economica in un ambiente più dinamico e meno limitante rispetto al nostro”.
Cosa rimpiange di Cremona e cosa invece non le manca per niente.
“Senza dubbio mi mancano la famiglia e gli amici (oltre che la cucina!). Quello che non mi manca di sicuro invece è la calura estiva che si può paragonare a quella di alcune località tropicali in cui ho vissuto in passato”
Pensa di tornare in futuro?
“Torno sempre volentieri a Cremona per periodi di vacanza. Quanto ad un ritorno definitivo, nella vita non si può escludere nulla, ma credo che la mia permanenza in Birmania sia da considerare come definitiva”
Segue gli avvenimenti della nostra città, oppure ha tagliato i ponti?
“Devo ammettere che, da inguaribile appassionato grigiorosso, seguo soprattutto gli avvenimenti riguardanti la Cremonese (anche grazie al vostro giornale on-line), e anzi, approfitterei per ringraziare il Cavaliere Arvedi e tutti i protagonisti della promozione in serie b per le soddisfazioni che hanno regalato e continuano a regalare anche a noi cremonesi all’estero”.
Qual è il suo giudizio sulla città vista da lontano?
“Il mio giudizio sulla città è ovviamente condizionato dalla distanza ma, per quello che vedo durante i miei periodici ritorni, sembra che Cremona ancora conservi, almeno in parte, le sue caratteristiche di città a misura d’uomo nonostante le inevitabili trasformazioni e che forse, da qualche annno in qua, offra anche qualche opportunità in più ai giovani rispetto a quanto accadeva fino agli anni 80”.