Ambiente

Plastica differenziata, cremonesi sempre più virtuosi, ma il riutilizzo arranca

1.051 tonnellate di plastica pesata in uscita dalla piattaforma di San Rocco nel primo semestre 2017; 109 tonnellate in più rispetto allo stesso periodo del 2016. Ma gli impianti di trattamento (tutti fuori provincia) non ce la fanno a trasformare questi quantitativi in materia 'seconda'. E il dubbio è che la fatica fatta per differenziare i materiali vada in parte sprecata.

foto Sessa

 

Plastica sempre più differenziata, grazie al sistema spinto adottato ormai da tempo anche a Cremona, ma parlare di reale riutilizzo della materia prima trasformata in  seconda, sembra stia diventando più difficile. Con ingenti quantitativi di plastica raccolta con il porta a porta che stazionano sempre più a lungo nei centri di stoccaggio, in attesa di essere ritirati dal consorzio delle aziende di trasformazione, il Corepla. E’ di questi giorni  l’allarme del presidente dell’Anci Antonio Decaro e del delegato Ivan Stomeo sul fatto che la plastica raccolta in molti comuni italiani non trovi alcuno sbocco, con conseguenti problemi di stoccaggio, a causa dei ritardi del consorzio  che – riferisce  Il Fatto Quotidiano del 20 luglio  non riesce a smaltire (si presume mediante incenerimento) quei quantitativi di plastica che non possono essere riciclati.

«All’origine e al termine di questa storia – si legge – ci sono i rifiuti bruciati. Tanti. Su circa 1 milione di tonnellate di plastica buttata dai cittadini, infatti, agli inceneritori vanno quasi 400mila tonnellate. I cittadini fanno la fatica di differenziare questi rifiuti e pagano per trattarli, ma inutilmente. Una quantità cresciuta tra il 2015 e il 2016 a un ritmo doppio rispetto alla raccolta differenziata (14% contro 7%) e in maniera esponenziale in confronto al riciclo della plastica, aumentato del 2%. Un sistema, spiega il presidente di Corepla Antonello Ciotti, “vittima del suo successo: funziona come un orologio svizzero, ma entra in crisi se qualcosa non va. Se quando gestivamo 200mila tonnellate di rifiuti risolvere delle falle era più semplice, ora che siamo riusciti a portare la raccolta a quasi 1 milione è più difficile”. Ma il punto è che il settore è sempre più dipendente dai forni: nel cda del consorzio siede anche il presidente di Herambiente Filippo Brandolini, che rappresenta le grandi multiutility proprietarie degli impianti di incenerimento. Se rallenta la combustione più che aprirsi una falla crolla un pilastro».

Insomma, non tutti i contenitori di plastica che infiliamo nel sacco giallo di Linea Gestioni finiscono poi negli impianti di recupero. Non solo: come spiega il suo direttore Primo Podestà, “ogni forma di recupero della materia implica la produzione di scarti, probabilmente il Corepla in questa fase  ha difficoltà nel piazzare lo scarto di lavorazione del materiale trattato”. Questo però, per l’appunto, è un problema del Corepla, che per contratto con le società di raccolta, ha precisi obblighi di ritiro delle materie plastiche presso i centri di stoccaggio: per Cremona è san Rocco. Qui arrivano i sacchi della differenziata (1.051 tonnellate nel primo semestre 2017; in aumento rispetto allo stesso periodo del 2016 quando furono 942); quindi la plastica viene sottoposta a un minimo di selezione, poi è pressata e ridotta in volumi che verranno poi ritirati dal consorzio. Quasi ogni giorno Linea Gestioni sollecita il Corepla a provvedere ai ritiri nei termini del contratto, ma anche a Cremona i ritardi ci sono. Per ora la piattaforma di san Rocco non è stipata di balle di plastica, ma l’estate è ancora lunga ed è proprio in questa stagione che aumentano i quantitativi raccolti. Di certo, conferma Podestà, gli impianti per il trattamento della plastica e per il suo riutilizzo come materia prima ‘seconda’, seppure molto più efficienti dei primi, non possono risolvere i problemi, la strada maestra resta quella della riduzione della produzione all’origine.

Intanto a sollevare dubbi su quello che finisce nel termocombustore di Cremona (gestito la Linea Reti Impianti) ci pensa l’ultima interrogazione della consigliera M5S Maria Lucia Lanfredi, che chiede “quale sia l’attuale utilizzo in termini numerici dell’indifferenziata, con resoconto di quella che proviene da Cremona, di quella di altre città, di altre province e/o di altre regioni. Si vuol inoltre sapere quale impiego viene fatto per la parte componente i rifiuti differenziati della città”. Vengono poi chiesti i dati di dettaglio di quanto raccolto di umido, carta, plastica, vetro-lattine e rifiuti da giardinaggio. Segue una domanda che riguarda la quantità di incentivi che riceve Lgh per bruciare i diversi tipi di rifiuti nell’inceneritore cremonese. Un altro quesito vuole invece mettere in luce quanto si ricava annualmente dalla differenziata in base a quanto viene conferito ai diversi consorzi per il riciclo. Si vuole poi mettere a confronto quanto si ricava dalla componente differenziata e dai proventi dell’incenerimento dei rifiuti di altre città, province e regioni, nonché come tutti questi ricavi vengono impiegati.

“Con riferimento poi – conclude l’interrogazione –  al recente scandalo dei rifiuti provenienti da altre regioni smaltiti illecitamente in quattro inceneritori, tra cui quelli di Brescia e di Parona (PV), tenuto conto che tali illeciti si sono potuti verificare per mancanza o carenza di costanti e precisi controlli sui rifiuti in entrata nei suddetti inceneritori, si chiede, a conclusione del documento, quali e quanti controlli vengono effettuati sui rifiuti in entrata all’inceneritore di Cremona, a tutela dei nostri concittadini.”

Giuliana Biagi

Fotoservizio Sessa

 

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