Morte di Riccardo Sapienza Il perito del giudice chiede il supporto di altri due esperti
E’ stata rinviata al 30 ottobre prossimo la relazione del perito incaricato dal giudice Christian Colombo di valutare il caso di Riccardo Sapienza, il 20enne cremonese deceduto il 23 luglio del 2013 in ospedale a Cremona poco prima di essere sottoposto ad un intervento di pneumotorace spontaneo. Il dottor Antonio Osculati, dell’Istituto di medicina legale di Pavia, ha infatti chiesto ed ottenuto dal magistrato il supporto di altri due esperti, un anestesista e un chirurgo toracico. Quella di Osculati e degli altri due consulenti sarà l’ultima perizia prima della sentenza che potrebbe essere pronunciata lo stesso 30 ottobre. A processo, con l’accusa di omicidio colposo, c’è l’anestesista dell’ospedale di Manerbio Valerio Schinetti, che in quel periodo era in servizio a Cremona in forza di una convenzione tra i due ospedali.
La perizia disposta dal giudice si è resa necessaria dopo aver ascoltato in aula le tesi diametralmente opposte dei consulenti di parte.
Per gli esperti di accusa e parte civile, la causa che provocò l’arresto cardiaco, e quindi la morte di Riccardo Sapienza, sarebbe stata una “lesione alla trachea dovuta ad una manovra errata di intubazione”. Di quella lesione, per di più, l’anestesista avrebbe dovuto accorgersi, e soprattutto, sempre secondo i consulenti, avrebbe dovuto essere presente. La procura, infatti, contesta all’imputato il fatto di essere uscito dalla sala operatoria dopo aver intubato il paziente. Schinetti si sarebbe allontanato per andare a prendere il diario anestesiologico, appena fuori la sala operatoria, nella cosiddetta Pacu, l’area dove si svegliano i pazienti dopo l’intervento. “7 passi dalla sala operatoria”, aveva calcolato l’anestesista.
Secondo i consulenti della difesa, invece, la morte di Riccardo sarebbe stata provocata da “un pneumotorace destro dovuto alla rottura di una micro bolla polmonare a fronte di una manovra di intubazione lineare e senza problemi, con il tubo posizionato correttamente”. Tutta da verificare, per la difesa, la presenza del foro in trachea, che comunque sarebbe da addebitare ad un danno causato dalle manovre di rianimazione.
Nel processo, la famiglia di Riccardo si è costituita parte civile attraverso gli avvocati Gabriele Fornasari e Jolanda Tasca, mentre l’anestesista è difeso dall’avvocato Stefano Forzani.
Sara Pizzorni