Dopo l'aggressione i capitreno insorgono: 'Pronti a fermare i treni'
Dopo l’aggressione del capotreno mantovano a Cremona (aggredito da uno straniero senza biglietto, fuggito prima dell’arrivo delle forze dell’ordine), macchinisti e capitreno dicono “basta”. L’episodio dello scorso fine settimana è solo l’ultimo in ordine di tempo di una lunga serie che racconta una situazione insostenibile sulla direttrice Mantova- Cremona – Milano. Ecco perché il personale sta pensando ad una protesta eclatante: non salire sui treni finché la situazione sicurezza non sarà affrontata con serietà e risolta una volta per tutte. A beneficio appunto del personale, certo, ma anche dei passeggeri, che vivono sempre più spesso il viaggio in treno e il passaggio in stazione come un momento di disagio e di timore. Sulla vicenda è intervenuto il segretario della Filt Cgil Marzio Uberti, che fa appello alle istituzioni, ma fa anche capire che se non ci saranno risposte concrete e urgenti, la protesta di “fermare” i treni, diventerà una prospettiva reale. «È la solita storia – dice – quando si verificano episodi eclatanti, scatta una forma di vigilanza che tutela dipendenti e passeggeri. Una volta passato il clamore mediatico, si torna alla routine. Siamo molto preoccupati – aggiunge – anche perché la maggioranza dei controllori in servizio sulla Mantova-Milano è costituita da donne, più esposte alle violenze, senza nulla togliere alla loro professionalità. Siamo stanchi di ripetere i soliti appelli, insieme a Trenord chiameremo in causa la Regione e solleciteremo Comune, Provincia e Prefetto, perché c’è una sproporzione enorme tra il flusso di passeggeri sulla linea e il numero di violenze e aggressioni». Insomma, il momento di reagire è davvero arrivato: “Non siamo più nel campo dell’imprevedibile – conclude Uberti –. Ci sono stazioni come Bozzolo e Piadena dove è ormai scontato assistere a episodi intimidatori e di violenza. Non voglio dire che il problema sono i profughi o la presenza di determinate comunità, la verità è che all’interno di queste realtà s’inseriscono dei delinquenti”. Ora dunque, la palla passa alle istituzioni.