Cronaca

Annegò nella roggia. Assolto ristoratore. Non responsabile della morte del giardiniere

Nella foto, la vittima e i soccorsi

Non è stato ritenuto colpevole di omicidio colposo, Alberto Dell’Acqua, il titolare del ristorante ‘Il fondaco dei mercanti’, ex ‘Vecchio mulino’, di Moscazzano, assolto “perché il fatto non sussiste” dal giudice Francesco Sora per la morte del giardiniere Armando Vagni. Vagni, 37 anni, era annegato nella notte tra il 12 e il 13 novembre del 2014 mentre cercava di far defluire l’acqua della roggia Colmatore che stava esondando. Per l’imputato, il pm onorario Silvia Manfredi aveva chiesto una pena di due anni. Nel processo, la sorella della vittima era parte civile attraverso l’avvocato Vittorio Meanti.

Quella notte, Vagni era stato chiamato da Dell’Acqua perché le piogge impetuose e incessanti stavano gonfiando oltre misura il colatore che scorre a un passo dal ristorante e la piena rischiava di far uscire l’acqua che avrebbe invaso inesorabilmente la sala da pranzo, come già avvenuto nel 2009. I due si erano poi portati sul retro e avevano raggiunto le paratie. Vagni aveva messo un piede sullo sbarramento in mattoni e l’altro sulla pala metallica del mulino per assicurarsi stabilità e girare la vite che alza gli sbarramenti, ma proprio mentre si accingeva a cominciare l’operazione, il piede sulla pala era scivolato e il giardiniere era finito in acqua senza più riemergere. A quel punto il titolare aveva chiamato i vigili del fuoco, ma per Vagni ormai non c’era più nulla da fare. Il corpo era stato recuperato alle 4.15. Imprudenza, negligenza e imperizia erano le accuse addebitate a Dell’Acqua che avrebbe dovuto impedire l’intervento al suo dipendente, vista la totale assenza di condizioni di sicurezza.

“Scavalcando le transenne e mettendo il piede sulla pala, Vagni ha fatto una scelta sciagurata”, ha detto l’avvocato di parte civile, secondo il quale però l’imputato avrebbe dovuto chiamare subito i vigili del fuoco”.

Nel processo, Dell’Acqua era difeso dall’avvocato Fabio Zanati del foro di Milano, che ha sottolineato il fatto che il suo assistito “non ha mai chiesto al giardiniere di andare ad operare sulle chiuse”. “Il mio cliente”, ha detto il legale, “ha solo comunicato a Vagni la situazione, e cioè che c’era una portata d’acqua importante, chiedendogli, come amico, come persona conoscitrice dei luoghi, quale fosse secondo lui la situazione migliore. Era imprevedibile che Vagni mettesse in atto la condotta che poi lo ha portato alla morte”.

Prima della lettura della sentenza, Alberto Dell’Acqua ha rilasciato dichiarazioni spontanee. Si è detto “provato dalla vicenda” e si è interrotto più volte per la commozione, ricordando che Vagni “prima di tutto era un amico”. “Era un ragazzo che conosceva il percorso della roggia e i luoghi, ma non ho mai pensato di chiedergli di intervenire sulla chiusa, né di scavalcare la paratia. La corrente era forte. Quando l’ho visto era già nel bel mezzo dell’azione e non ho potuto fare niente”.

La motivazione della sentenza sarà depositata entro 90 giorni.

Sara Pizzorni

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