Cronaca

Croce Rossa, peculato: l'appello conferma condanna per Rizzi ma riduce la pena

Il 9 giugno di due anni fa il tribunale di Cremona aveva condannato a tre anni di reclusione per peculato, Mirko Rizzi, l’ex commissario del comitato locale della Croce Rossa accusato di peculato. Ora è arrivata la sentenza dei giudici della corte d’appello che hanno confermato l’accusa, ma hanno riformato il primo grado, riducendo la pena: due anni, pena sospesa e non menzione.
La vicenda risale alla fine del 2011 e riguarda l’ammanco di 16.095 euro scomparsi dalla cassaforte a muro custodita nel locale segreteria. Si trattava del ricavato della cena di gala organizzata dalla sezione femminile della Croce Rossa nell’ottobre del 2011.
“Nei confronti di Mirko Rizzi”, aveva detto il pm nella requisitoria del primo grado, “non sono emerse prove dirette, ma elementi indiziari che inducono a propendere per la colpevolezza dell’imputato”. “Se un soggetto ha la disponibilità di somme di denaro che non gli appartengono”, aveva continuato il pm, “e se queste somme spariscono, quantomeno per allontanare il dubbio denuncia la scomparsa, e invece Rizzi non ha mai denunciato né la scomparsa delle chiavi, né del denaro, senza aver mai dato una spiegazione alternativa possibile”.
A sporgere denuncia, all’inizio contro ignoti, era stato il commissario provinciale Eleonora Ducoli Parisi, ora presidente del comitato provinciale. Era stata lei ad accorgersi dell’ammanco.
Rizzi era difeso dagli avvocati Marco Bencivenga e Cristina Pugnoli che avevano detto che per il loro cliente non si poteva parlare di ammanchi, “ma semmai di irregolarità”. “Nessuno si è intascato dei soldi”, aveva detto l’avvocato Bencivenga, “e anche il presunto smarrimento delle chiavi non può avere valore indiziario, visto che l’ammanco riguardava la cena benefica che era stata organizzata successivamente alla sparizione delle chiavi”. Il legale aveva anche sottolineato che “tanti altri soggetti potevano essere entrati in contatto con le chiavi della cassaforte”.

Sara Pizzorni

Nella foto, Mirko Rizzi ed Eleonora Ducoli Parisi in tribunale a Cremona

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