Politica

City hub dimezzato: Virgilio rivendica scelta politica Fasani: 'Mancanza di coraggio'

Privilegiare il centro storico per gli insediamenti commerciali e residenziali e connotare sempre più le aree ex annonarie come polo tecnologico. Questo il senso della modifica al piano di intervento integrato ‘Cremona city hub’, votata ieri pomeriggio dal Consiglio Comunale. “Obiettivo principale dell’amministrazione è facilitare il più possibile la riqualificazione dell’area”, ha spiegato l’assessore all’Area Vasta Andrea Virgilio, descrivendo la modifica che dimezza l’area di intervento prevista dalla precedente amministrazione di centrodestra e oggetto di un concorso di progettazione internazionale, che prevedeva un polo direzionale – residenziale al posto dell’attuale parcheggio di foro Boario (con parcheggi interrati) e di riqualificare lo stadio Zini con aree commerciali. Quello che resta di quel Piano sono ora i due comparti del mercato ortofrutticolo e dell’ex macello – ex depositi comunali, dove già è sorto il primo lotto del polo tecnologico e dove entro l’anno ne verrà avviato un altro. I due comparti sono divisi da via del Macello: la viabilità resterà quella attuale in modo da evitare pesanti oneri di urbanizzazione per le imprese che si insedieranno ed eliminando la necessità di operare permute di aree tra le diverse proprietà (AEM Cremona SpA, Mediocredito Italiano e Comune di Cremona).

Vengono mantenute le funzioni urbane esistenti e strategiche per la città, quali sono i parcheggi, “non ritenendo – ha spiegato Virgilio –  il progetto di trasformazione contenuto nel P.I.I. vigente, con riguardo ai due comparti sopra citati, necessario e praticabile nel medio periodo di validità del Programma stesso”.  A queste motivazioni Virgilio ne ha aggiunte altre: “Abbiamo ricevuto molte segnalazioni critiche da parte di cittadini e associazioni sul fatto che foro Boario potesse diventare nuovo quartiere residenziale con perdita di un parcheggio a servizio di tutta la città”.

Molto critico l’ex assessore all’urbanistica e attuale consigliere di minoranza Federico Fasani: “Avete criticato il Piano perché troppo ambizioso, ma senza comprendere che in Urbanistica i Piani servono a gestire delle trasformazioni, non sono prescrittivi in termini progettuali. Si tratta di un Piano da 170mila mq, era ben difficile che potesse essere completato nel giro di tre anni: ci sono molti esempi di Piani che non sono decollati sul territorio e da data ben più arretrata.
“Quali sono le reali motivazioni che spingono questa amministrazione?”, si è poi chiesto Fasani. “Si scappa dalla responsabilità di gestire una trasformazione, tanto vale allora sopprimere del tutto il Piano, per quello che volete fare è sufficiente classificarlo come  ambito di trasformazione”. Quanto al commercio, tema caldo nei rapporti tra categorie e amministrazioni, Fasani ricorda che “durante l’istruttoria di questo Piano, che ha visto un percorso molto complicato, le associazioni di categoria in questo caso avevano auspicato una certa quota di commerciale. Con la variante la destinazione commerciale non diminuisce: nella trasformazione odierna l’indice di commerciale è esattamente uguale a prima, diminuisce perché diminuisce la superficie complessiva. Se si rifarà lo stadio, vedrete che, come succede ormai nella totalità dei casi, sarà necessario inserire altra area commerciale”.
“Questo – ha concluso  Fasani – era uno strumento di vera rigenerazione urbana, che non voleva dire fare in poco tempo tutti i 170mila mq: state rinunciando, non modificando questo strumento, che invece poteva consentire reali prospettiva di sviluppo. Così invece ci si aggrappa all’unica realtà effettivamente partita (il polo tecnologico) senza il coraggio di gestire quella trasformazione”.

Chiaramente a favore della variante il Pd Roberto Poli: “Questa è una scelta chiaramente politica. Non ci interessano nuove residenze e commerciali, ma interessa mantenere la funzione di area di interscambio a servizio del centro storico; e viene mantenuta la possibilità per lo stadio di venire comunque trasformato se ci saranno le condizioni. La scelta fatta oggi è la migliore per la città, più adeguata e anche coerente e realistica alla condizione attuale e alla visione di città per i prossimi anni. Inoltre credo che vada a favorire lo sviluppo del polo tecnologico. Si coglie una possibile, realistica possibilità di portare avanti questo progetto che su questo filone può trovare una sua specificità”.

Dai banchi della minoranza, le domande, già fatte in commissione e rimaste senza risposta, di Maria Vittoria Ceraso: “Il sindaco più volte ci ripete che molte iniziative di questa amministrazione hanno bisogno di tempo per essere portate a termine. In questo caso, pazienza, percorsi, partecipazione, dove stanno? Mi chiedo poi se la Regione, che ha concesso il contributo da 1 milione di euro sul bando Aster, sia a conoscenza del cambiamento di direzione rispetto al Piano iniziale e cosa ne pensino le aziende del Crit”.

“E’ indimostrabile – ha concluso il capogruppo Pd Rodolfo Bona – l’assunto per cui sarebbe bastato il tempo per dare ragione a questo Piano urbanistico. Non solo quel Piano veniva a ridosso della fine della scorsa consigliatura (quella con sindaco Oreste Perri, ndr), c’erano state critiche ben precise evidenziate ad esempio dalla Cna, relative alla crisi edilizia. Oggi siamo ancora dentro a quel trend, a cui va aggiunto il problema non piccolo della crisi del commercio. Cremona aveva davvero bisogno di una nuova polarità edilizia e commerciale? Quel Piano non è cancellato, ma modificato e adattato alla realtà dell’oggi e alle mutate situazioni economiche e sociali. E’ finita la stagione dei grandi piani urbanistici, se poi non vengono calati nel concreto”.

g.biagi

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