Cronaca

Centri sociali, il Comune: 'Convenzioni non rinnovate, ora sono abusivi'

I centri sociali sono abusivi. L’amministrazione comunale non ha infatti rinnovato le convenzioni, che scadevano proprio nel 2015. Di fatto, però, gli spazi continuano ad essere occupati e le associazioni in questione a pagare l’affitto delle strutture. E’ emerso durante la discussione di un ordine del giorno presentato in consiglio comunale dal gruppo della Lega Nord nel corso del Consiglio comunale.

In particolare, ricordando gli eventi di quel lontano 24 gennaio, in cui la città venne presa di mira da alcuni partecipanti al corteo, con disordini e devastazioni, il consigliere Alessandro Carpani ha ricordato le promesse fatte all’epoca dall’amministrazione: “la risposta sarà immediata, durissima e i colpevoli dovranno assumersi le proprie responsabilità”, “non rinnoveremo più le convenzioni per le strutture di proprietà comunale”. E chiede alla Giunta di “mettere in campo tutte le azioni possibili affinché l’Amministrazione comunale ritorni in pieno possesso degli immobili e delle aree ancora attualmente occupate dalle sedi del Csa Dordoni e del Csa Kavarna, entro e non oltre il 31 luglio 2017”.

Ma di fatto, le convenzioni non sono state rinnovate, come la Giunta aveva promesso. Così, ora, il Dordoni e il Kavarna occupano abusivamente gli spazi in cui si trovano le rispettive sedi, pur continuando a pagarne l’affitto, o meglio, come ha spiegato il segretario comunale Pasquale Criscuolo, quello che si configura alla stregua di un “canone di occupazione”. “Agli occupanti era stata comunicata la volontà di non addivenire al rinnovo” ha spiegato il segretario. “In questi casi a fronte del mancato rilascio dell’immobile a scadenza, normalmente scattano procedure di rilascio perentorio, precedute dalla prospettazione di una data di rilascio, in assenza del quale scatta la procedura forzosa. Nel caso in essere, però, tale procedura non può prescindere da un’azione che sia condivisa con le istituzioni preposte all’ordine pubblico”.

Insomma, non rinnovare la convenzione è un conto, ma far sgomberare i centri sociali è tutt’altro paio di maniche, visto che entrano in gioco problematiche legate all’ordine pubblico. Sul tema, in consiglio, sono intervenuti diversi consiglieri. Chi, come Luigi Amore (Obiettivo Cremona), ha chiesto se il dialogo con il Csa Dordoni sia o meno continuato. “Il fatto che dopo il 24 gennaio non vi siano più stati problemi di sicurezza nelle manifestazioni come il 25 aprile, cosa che prima accadeva, mi fa pensare che un dialogo vi sia”.

Ma c’è anche chi è convinto, anche tra le fila della maggioranza, che un dialogo sia impossibile. Come ad esempio Luigi Lipara (Pd): “Quanto accaduto nel gennaio 2015 segna un momento di rottura del patto con la città da parte dei centri sociali” ha detto. “Per tanti anni il centro sociale autogestito ha avuto una funzione accettata, di accoglienza del disagio. Anche negli anni dell’eroina ha avuto funzione di contenimento del fenomeno. Le forze dell’ordine avevano di fronte un interlocutore credibile, tanto che non c’erano mai stati scontri. Non si era mai passato il limite, quello della violenza in città. Invece quel 24 gennaio si è arrivati a questo. Dunque escludo che possa esserci una trattativa con questi soggetti. E le altre soluzioni possibili andranno concordate con le forze dell’ordine”.

Dello stesso tenore anche il consigliere Paolo Carletti (Psi), secondo cui la questione è soprattutto politica. “E’ vero, il centro sociale Dordoni un tempo era una molto differente, c’era un dialogo chiaro con la pubblica amministrazione. Oggi siamo di fronte a un movimento antagonista che rifiuta ogni tipo di dialogo. Dire che dobbiamo cercare il dialogo con loro è esattamente come dire di chiuderli: una soluzione non perseguibile. Se le istituzioni che tutelano l’ordine pubblico dicono che bisogna mantenere quei presidi è ovvio che l’amministrazione deve andare in quella direzione. Giustamente i cremonesi vogliono la chiusura, ma lo sgombero, come ci dicono le linee guida di pubblica sicurezza, potrebbe avere conseguenze peggiori di quelle del 24 gennaio”.

Dello stesso tenore l’intervento del consigliere Giovanni Gagliardi (Pd), che ha concordato con Lipara e chede all’amministrazione “di seguire con attenzione l’evolversi della situazione”.

Simile anche il punto di vista di Michele Bufano (Fare nuova la città), secondo cui “non si può semplificare un tema come la convivenza civile in una città. Credo che la strada del dialogo sia condivisibile e corretta seppure molto lunga e difficile. Anche se naturalmente il dialogo è fattibile quando dall’altra parte c’è un interlocutore affidabile, con la capacità di trasmettere i contenuti del dialogo nella sua organizzazione. Dunque il problema non è lo stabile riconosciuto come centro sociale, ma le persone che lo frequentano. Proprio per questo ritengo che la chiusura non sia una soluzione perseguibile”.

Sul fronte dell’opposizione, le critiche sono andate al’amministrazione e a come la situazione è stata gestita.”Oggi passando in via XX Settembre, su un muro ho visto la scritta ’24 gennaio tutti i giorni'” ha detto Carpani. “E forse ce la meritiamo, visto che non riusciamo a mandare fuori da locali comunali queste persone. Dov’è la giustizia in tutto questo? Con tutto quello che hanno fatto in questi anni, perché devono continuare a usare locali pubblici, che sono dei cittadini? Oggi si scrive una brutta pagina per la città, perché segna una sconfitta della pubblica amministrazione di fronte a chi vuol fare il prepotente, utilizzando immobili che sono di tutti”.

Il consigliere di Forza Italia Carlalberto Ghidotti ha ricordato che nelle zone in cui sono aperti i centri sociali “molti cittadini si lamentano per gli schiamazzi ad ogni ora, senza contare il fatto che in questi luoghi si vendono alcolici anche se non c’è l’autorizzazione per farlo”, mentre Giorgio Everet ha ricordato come la città sia “sempre più costellata dalle scritte degli anarchici”.

“A fronte di una reazione molto dura all’epoca dei fatti, da parte dell’amministrazione, oggi vedo invece una debolezza assoluta” ha aggiunto Federico Fasani (Ncd). “Da parte della giunta c’è un imbarazzo politico perché alle parole è seguito il nulla, non vi sono stati passi avanti concreti. E’ una battaglia politicamente persa”.

“Oggi come allora il tema come allora resta complesso” ha risposto il sindaco Gianluca Galimberti. “Una cosa sono le convenzioni, che come promesso non abbiamo rinnovato, altro paio di maniche è la chiusura dei centri sociali, che rappresenta una questione politica e di sicurezza. Quello del non rinnovo delle convenzioni è stato un gesto con un grande significato simbolico. Certo, è un percorso che abbiamo iniziato e che prima o poi dovrà trovare una sua conclusione, ma tutto va attentamente monitorato. Chiaramente non è possibile tornare ad avere un rapporto con i centri sociali uguale a quello di un tempo, se non cambiano le cose. E nel frattempo, come amministrazione, abbiamo portato avanti un lavoro silenzioso, insieme alle forze dell’ordine, per mantenere sicurezza e ordine pubblico. Dunque credo che quando all’epoca dei fatti parlai di una risposta dura, questa non sia mancata”.

L’ordine del giorno della Lega è stato poi respinto con 10 voti favorevoli, 16 astenuti e 0 contrari.

LaBos

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