Restaurate due importanti opere della Pinacoteca di Cremona
Nuova vita per le due importanti tele di Francesco Bassano, la Cattura di Cristo e il Cristo spogliato, conservate nella Pinacoteca del Museo Civico “Ala Ponzone”, grazie al restauro finanziato dal Lions Cremona Host per celebrare il 60° anniversario di fondazione. La presentazione del minuzioso lavoro compiuto si terrà sabato 13 maggio, alle ore 11, nella Sala Puerari del Museo Civico (via Ugolani Dati, 4).
Le due tele troveranno collocazione nella Sala dei Veneti della Pinacoteca e potranno essere ammirate al termine della presentazione. All’appuntamento del 13 maggio interverranno il Sindaco Gianluca Galimberti, Andrea Brambilla, Presidente del Lions Club Cremona Host, Maurizia Quaglia, dirigente del settore Cultura, Musei e City Branding del Comune di Cremona, Mario Marubbi, Conservatore della Pinacoteca del Museo Civico “Ala Ponzone”, e il restauratore Michele Bernardi. L’ingresso è libero e aperto a tutti.
La Pinacoteca di Cremona conserva, tra le sue opere, due importanti tele di Francesco Bassano, che facevano parte di un ciclo di nove, in origine collocate nella chiesa di Sant’Antonio a Brescia. A seguito della dispersione del ciclo, avvenuto già nel primo Ottocento, le tele furono immesse nel mercato antiquario ed oggi sono variamente collocate in musei e collezioni europee e americane. La nostra Pinacoteca ne possiede due: la Cattura di Cristo e il Cristo spogliato. Le due tele sono giunte al museo nel 1894, con il lascito dell’antiquario Vincenzo Favenza.
Dopo oltre 120 anni si rendeva necessaria un’attenta opera di restauro per far tornare i due capolavori all’antico splendore. Il Lions Club Cremona Host, per celebrare il proprio 60° di fondazione, si è offerto di sponsorizzare il restauro in aderenza alle proprie finalità statutarie che, tra le altre, prevedono anche la partecipazione attiva al mantenimento e al miglioramento del patrimonio artistico e culturale della città e del territorio. Quest’anno, inoltre, ricorre il 100° di fondazione del Lions Clubs International, costituito nel 1917.
LE OPERE
Le due grandi tele del Museo Civico di Cremona con la Cattura e il Cristo spogliato facevano parte di un ciclo di tele avente come tema la Passione di Cristo già nella chiesa bresciana di Sant’Antonio abate, costruita nel 1445 per gli ospitalieri di sant’Antonio di Vienne e nel 1568 affidata alle cure dei Gesuiti allora appena introdotti in città. Il ciclo è descritto per la prima volta da Carlo Ridolfi (1648) che lo vede nel coro della chiesa bresciana: le tele figuravano collocate nel coro quattro per parte. Fortunosamente scampate all’incendio che divampò in chiesa nell’agosto del 1669 e salvate “da alcuni Cavaglieri colà accorsi”, le tele sono puntualmente descritte (in numero di nove) dal Paglia e dall’Averoldo in quest’ordine: Orazione nell’orto, Cattura, Flagellazione, Incoronazione di spine, Ecce Homo, Andata al calvario, Cristo spogliato, Cristo inchiodato sulla croce e Crocifissione.
Dopo la ricostruzione della chiesa a seguito dell’incendio, le nove tele trovarono posto nelle nicchie lungo le pareti. Soppressa la Compagnia di Gesù nel 1773, anche la chiesa e il collegio vennero chiusi; nel 1837 un altro incendio determina la cessione al Comune che nel 1845 promuove la trasformazione della chiesa in cavallerizza. Già da tempo però le opere conservatesi erano state disperse e nel 1817 le nove tele appartenevano già alla raccolta del nobile Paolo Brognoli, dove le descrisse Alessandro Sala. Qui rimasero almeno fino al 1834 quando ancora vi compaiono nella sua guida di Brescia. Non sono invece note le vicende successive, almeno fino al momento in cui alcune tele della serie vengono riscoperte in diversi musei europei e americani, ma siamo ormai agli inizi del Novecento.
Alcune di esse, le due cremonesi e il Cristo inchiodato alla croce del Museo di Bassano, sono certamente passate nella bottega veneziana di Vincenzo Favenza, antiquario di origini cremonesi alla cui munificenza il Museo Ala Ponzone deve un cospicuo gruppo di opere venete, compresi appunto i due Bassano, giunti per lascito nel 1894. A partire dal 1951 Alfredo Puerari, pur ignorando l’esistenza del ciclo bresciano, aveva sospettato l’appartenenza delle due tele ex Favenza a una sequenza più vasta. Tuttavia è solo nel 1957 che Camillo Boselli, allora impegnato nella edizione delle fonti bresciane, inizia a ricostruire la sequenza delle nove tele di Sant’Antonio, seguito poco dopo da Arslan, ulteriormente postillato dallo stesso Boselli. Più recenti revisioni del problema permettono di precisare i seguenti dati relativamente alla composizione originaria della serie.
La prima tela della sequenza, il Cristo nell’orto degli ulivi, dovrebbe corrispondere a quello oggi nel Ringling Museum di Sarasota già individuato da Arslan. La seconda tela è da riconoscere nella Cattura di Cristo di Cremona, firmata da Francesco Bassano. Seguirebbero nell’ordine la Flagellazione e l’Incoronazione di spine dei Musei del Castello Sforzesco di Milano, ma benché le due tele siano del tutto compatibili con la sequenza narrativa, la qualità dell’opera è tale da scoraggiare il riconoscimento con gli originali un tempo in Sant’Antonio a Brescia. Già Boselli se ne era reso conto, ma la più recente scheda nel catalogo del museo prova a riabilitarli come opera della bottega di Francesco Bassano comunque facenti parte del ciclo bresciano. In realtà più che opere di bottega le tele milanesi paiono repliche (copie) di primo Seicento e forse non sarà senza conseguenze la segnalazione del Boselli tratta dalle guide bresciane (Averoldi, Maccarinelli) che ricordano copie di dimensioni ridotte di queste due tele presso la Congrega Apostolica di Carità e di tutto il ciclo nella chiesa di Sant’Agnese sempre a Brescia. Va dunque messa in conto l’esistenza di una o più serie derivate, forse nella stessa Brescia, dalla sequenza originale già in Sant’Antonio e poi disperse sul territorio.
Le due tele oggi al Castello Sforzesco sembrano più adatte a documentare questo tipo di derivazione piuttosto che a candidarsi come gli originali. La quinta tela, l’Ecce Homo, veniva già segnalata nel 1970 nell’Okresni Viastivedné Muzeum di Bruntàl (Moravia settentrionale), dove pervenne (1895) dopo essere transitato dalla collezione di Eugenio d’Asburgo. Gli studi più recenti ne hanno comprovato la sua appartenenza al ciclo bresciano. Segue nella sequenza l’Andata al calvario, che parrebbe corrispondere al dipinto già in collezione De Frey a Parigi, quindi il Cristo spogliato di Cremona, il Cristo inchiodato alla croce del Museo di Bassano e infine la Crocifissione del Museo di Bonn. Queste ultime tutte già riconosciute alla serie della Passione da Arslan. Data la situazione ancora non del tutto chiara sull’effettiva composizione del ciclo, anche l’ascrizione delle singole tele ai diversi esponenti della famiglia Da Ponte appare quanto meno problematica.