Imputato geloso accusato di maltrattamenti. L'ex: 'Eseguivo i suoi ordini come un soldato'
Un’altra storia di presunte violenze fisiche e psichiche nei confronti di una donna è approdata nell’aula del tribunale di Cremona. Il processo si è celebrato in quanto l’avvocato Ugo Carminati non ha aderito alla sciopero degli avvocati in corso per tutta la settimana. Sul banco degli imputati, Giovanni, 35 anni, cremonese, parecchi precedenti penali alle spalle, accusato di aver maltrattato l’ex convivente, 37 anni, anche lei cremonese, mettendo in atto “atti violenti ed ossessivi”: ne avrebbe controllato ossessivamente gli spostamenti, il telefono cellulare, la presenza sul luogo di lavoro, gli amici, le avrebbe impedito di uscire di casa senza la sua compagnia, imponendole rapporti sessuali non protetti e minacciandola di morte. L’ex convivente accusa anche Giovanni di aver alzato le mani su di lei, di averle messo le mani al collo e di averla strattonata.
La coppia ha convissuto dal gennaio del 2015 al maggio del 2016 con fasi alterne, dopodichè lei, dopo la fine della relazione, lo ha denunciato. Per Giovanni, un marcantonio alto 1 metro e 90, c’è ancora la misura del divieto di avvicinamento. Con il periodo della convivenza, come racconta la presunta vittima in sede di denuncia, “ebbe inizio un vero e proprio calvario”. Per l’accusa, Giovanni avrebbe preteso di conoscere ogni suo singolo spostamento, chiedendo il resoconto delle persone che lei incontrava durante il giorno, anche solo per un saluto. Un’eventuale trasgressione avrebbe comportato “continue minacce” verso di lei o verso chiunque l’avesse avvicinata. Minacce “di tipo fisico e psicologico”: che l’avrebbe “picchiata fino alla morte, concludendo con la solita frase: ‘se mi lasci, prima ti uccido e poi mi uccido’”. L’imputato avrebbe anche preteso che la convivente si trovasse un lavoro in zona in modo tale che potesse controllare se fosse realmente al lavoro e non da un’altra parte. In denuncia, la donna ha dichiarato che Giovanni chiamava sempre le sedi in cui lei si trovava nei suoi tanti lavori per controllare la sua presenza sul posto. Un atteggiamento, quello dell’imputato, definito “irruento e minaccioso”.
“Oltre a seguire le sue regole”, ha dichiarato la donna in sede di denuncia, “non potevo uscire senza che lui fosse con me, non potevo ricevere chiamate senza che lui non avesse prima controllato il telefono e l’interlocutore, dovevo eseguire tutti i suoi ordini come fossi un soldatino. Mi obbligava, mediante minaccia di violentarmi e di picchiarmi, ad acconsentire a rapporti sessuali non protetti”. Più volte la donna avrebbe tentato di lasciarlo, ma lui “trascorreva notti intere a suonare il campanello dell’abitazione”, fino a quando lei, esasperata, non gli apriva. Se non lo avesse fatto, lui avrebbe scavalcato la recinzione condominiale e poi forzato le ante della finestra adiacente la porta d’ingresso, come già fatto altre volte. La donna ha detto di vivere “costantemente terrorizzata” dalla paura che Giovanni, in preda alla gelosia, possa farle del male fino a provocarne la morte. “Giovanni è un gigante di un metro e novanta, muscoloso e palestrato, non ha paura di nulla”.
Oggi in aula davanti al giudice Francesco Sora sono stati sentiti alcuni testimoni, tra cui un amico della coppia e un vicino di casa. Il primo teste, uno di coloro che aveva raccolto le confidenze della presunta vittima, ha detto che lui la maltrattava, che la seguiva e che lei si sentiva oppressa. “Non si sentiva libera, aveva paura che lui la picchiasse”. Il vicino di casa, invece, ha ricordato che lei gli raccomandava di chiudere il cancello perché aveva timore di notte di sentire bussare alla porta. “Di rumori, però, io non ne ho mai sentiti”, ha dichiarato il vicino, che ha ricordato di aver visto una volta sola Giovanni girare da quelle parti con la macchina. “Era l’anno scorso. Voleva entrare perché era convinto che lei fosse dentro con un altro uomo. Mi ha spostato perché voleva passare, era un po’ arrabbiato”.
Nel processo, la presunta vittima non si è costituita parte civile, mentre l’imputato è difeso dall’avvocato Carminati. “Il mio cliente”, ha commentato il legale, “è un uomo di quasi 1 metro e 90 per 120 chili, tutto palestrato e dal fisico scultoreo. Lei, invece, è alta 1 e 60 e pesa 57 chili. Se fosse vero, come dichiarato da lei, che lui, pur contenendosi, l’avrebbe picchiata una decina di volte, strattonandola e mettendole le mani al collo, avrebbe avuto gravissime conseguenze fisiche. Come mai, invece, in un anno e mezzo, nessuno ha visto dei segni sul suo corpo?”. L’udienza è stata aggiornata al prossimo 21 giugno per sentire altri testi. Un testimone che avrebbe dovuto essere presente oggi ma che invece non si è presentato, non inviando giustificazioni, è stato sanzionato dal giudice con una multa di 100 euro.
Sara Pizzorni