Cronaca

Ematologia, paziente denuncia: 'Medici e personale straordinari, il resto non va'

Ha voluto raccontare la sua storia. Che è una storia di malattia – che sta combattendo con l’ausilio del personale medico e paramedico del reparto Ematologia dell’Ospedale di Cremona (“Il personale medico è stupendo, sono seguita al 100% in ogni momento, infermieri/e e oss sono di una delicatezza e sensibilità davvero infinite”) – ma pure di disagio, sul quale può fare poco o nulla.

Lei è una giovane donna di Casalmaggiore. “Purtroppo dal 29 dicembre – racconta – sono ricoverata più o meno a singhiozzo all’ospedale Maggiore, reparto ematologia. Inizio la giornata con la doccia fredda. A volte è proprio gelata. Non si sa perché nella stanza 6 dove sono adesso e in alcune altre (il reparto ha 11 camere singole per l’isolamento) l’acqua calda non c’è verso di farla arrivare. Il bagno è degli anni 70, non c’è un maniglione di sicurezza o un appoggio decente, il piatto doccia è circa 40 cm più alto del pavimento, immagina la comodità di accesso per un anziano quando io stessa ho sempre paura di scivolare”.

Al disagio della malattia si aggiunge quello delle condizioni del luogo. E del pasto: “Poi – prosegue – arrivano le colazioni, il the, il latte o il caffè caldi arrivano contati nei thermos. Abbiamo a disposizione due bottigliette di acqua naturale al giorno, non possiamo usare l’acqua del rubinetto per lavarci i denti perché scende la sabbia, quindi per fortuna ci idratano con le flebo. Il pranzo/cena arriva da Oglio Po e non è una presa in giro ma proprio una mancanza di rispetto per chi è malato, sta facendo delle chemio per cui ha lo stomaco a pezzi o non riesce a deglutire a causa di mucositi in corso. Ti può arrivare il pollo crudo, la pasta cruda ma anche scotta, il purè che sembra latte o che sembra polenta, i tre formaggini rotondi nella stagnola, il pesce che ha un odore tremendo, ma il meglio è la pizza sul letto di purè o il purè sul letto di pizza. Ora, siamo in ospedale e non si chiede un menù stellato, ma hai mai provato a mangiare un quadrotto di pizza con sopra una cucchiaiata di purè? Queste sono le gioie del nuovo catering dove ordini il giorno prima via tablet il tuo menu dove se sei vegetariano è meglio chiedere l’alimentazione in vena perché le proposte sono sempre e solo quelle: pasta o riso in bianco o con pomodoro, formaggini N.3, verdure lessate, purè o patate. E se al pomeriggio chiedi un the con due biscotti per tirare a sera non è detto ci sia il the per infusioni o la camomilla”.

Ma non è finita qui: “Potrei poi raccontarti delle federe e delle lenzuola lise e consunte, degli sfigmomanometri buchi, dei cerotti per medicazioni che non si trovano mai, dei guanti monouso che a seconda dell’ordine fanno più o meno schifo e vedi l’infermiera con le manine sottili che cerca di farti un prelievo con 4 cm di guanto oltre la punta delle dita. Ho avuto bisogno di essere cauterizzata al naso e l’otorino che è entrato nella mia stanzetta col kit “da viaggio” ha perso più volte la vena da chiudere perché premendo il pedale non partiva la scintilla del cauterizzatore. E via altro sangue che scendeva”.

Un’esperienza negativa non solo per lei, ma pure per i familiari: “L’esperienza ospedaliera è negativa anche solo per chi viene a trovare un degente. Già al parcheggio ti si avvicinano i soliti a chiedere l’elemosina. Mio marito sono tre mesi che attraversa il parcheggio con questi attaccati come zecche e presto o tardi quello che estrae la pistola arriva e nonostante sia un gesto estremo mi rendo conto che sei esasperato perché già stai entrando in un ambiente difficile se poi arrivano questi abusivi. Poi nel salone quelli con la biro per farti firmare per questo o quel comitato, quelli che ti infilano in tasca un braccialetto o una medaglietta per poi fartela pagare. Se è una volta ok. Se sono due ancora ancora. Se sono tre mesi non ne puoi veramente più”.

Unica nota realmente positiva, come scrivevamo all’inizio, il personale che si danna l’anima per alleviare le sofferenze di un reparto difficile. “Ho raccolto anche materiale fotografico, non mancano mai di stupirmi. Sottolineo però che in mezzo a questi disastri il personale medico è stupendo, sono seguita al 100% in ogni momento, infermieri, infermiere e oss sono di una delicatezza e sensibilità davvero infinite”.

La giovane casalese chiede l’anonimato. Non molti sanno di quel che sta vivendo per la malattia, è in attesa di un trapianto. La speranza sua è che la denuncia possa servire a migliorare le cose, ed infatti già da questa mattina è tornata l’acqua calda nel reparto e la direzione si sta attivando per risolvere le criticità.

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