Platé: 'Valutazione bisogno
non è a discrezionalità
dell'assistente sociale'
Egregio Direttore,
pur riconoscendo l’attenzione dedicata alle modifiche del Regolamento ai servizi sociali da parte della consigliera Maria Lucia Lanfredi, nonché al costruttivo contributo dalla stessa fornito in sede di discussione, ritengo doveroso, alla luce dell’ultimo comunicato del M5S, ribadire alcuni aspetti a mio avviso fondamentali.
Nel complesso lavoro di un assistente sociale, la valutazione del bisogno rappresenta uno degli aspetti più delicati dell’azione professionale. Il codice deontologico impone, infatti, una modalità di azione e di giudizio autonoma in tutte le fasi dell’intervento per la prevenzione, il sostegno ed il recupero di persone, famiglie, gruppi e comunità in situazioni di bisogno e disagio, senza che questo determini discriminazioni.
Il Regolamento, approvato dal Consiglio comunale nella seduta del 20 marzo scorso, consente questa azione limitando la valutazione alla condizione personale dell’interessato, eventualmente comprensiva della situazione sanitaria, socio-sanitaria, giudiziaria, della situazione familiare, valutando, nei casi di bisogno, il contesto abitativo e sociale e la situazione economica e lavorativa. Ritengo pertanto erroneo definire “altamente arbitrario” il lavoro delle assistenti sociali a meno che si voglia screditarne l’operato. La critica del M5S è dunque infondata.
Se, come previsto dalle norme di legge, così come avviene per tutti i professionisti, anche l’assistente sociale opera con autonomia in tutte le fasi, tuttavia tale discrezionalità è “guidata”, nel senso che, attraverso l’adozione di un modello di progetto individualizzato (che contempla la necessaria considerazione, da parte dell’operatore, di tutta una serie di parametri personali, sociali, sanitari, e così via), non vi è nessuna “discrezionalità malata” e nessun cittadino è soggetto a valutazioni soggettive ed estemporanee. Affermare questo significa non conoscere i meccanismi della macchina comunale, in quanto è ovvio che la valutazione del singolo operatore viene poi discussa a livello di équipe o comunque supervisionata da chi ne ha la competenza.
Ritenere, come sembra suggerire la consigliera Lanfredi, che sia possibile pianificare a monte “efficaci tempi di intervento” non è fattibile. Quel che conta è che la presa in carico sia il più possibile rapida. Per quanto riguarda la soluzione del problema, bisogna tenere in considerazione quanto emerge dalla conoscenza della persona e della sua vicenda, ciò che non può certamente essere predeterminato a priori, inoltre dipende soprattutto, cosa della quale non pare ci si renda conto, dalla collaborazione dell’utenza. È naturale che se la persona presenta un’unica criticità, l’assistente sociale non procederà ad indagini che riguardano altri aspetti. Se nel Regolamento si stabilisce che quelli sono i principali ambiti di valutazione, non significa altro se non rendere l’idea di una disanima completa che, se necessario, non tralascia alcun aspetto della persona che accede ai servizi.
Contrariamente a quanto dichiarato nel comunicato del M5S, l’indicatore della situazione economica (ISEE) nella nuova formulazione introdotta per legge può tener conto di un mutamento di situazione economica del nucleo: esiste infatti la possibilità di richiedere e presentare un ISEE temporaneo. Lo prevede la legge, non è certo frutto di una norma introdotta dal Comune.
Infine, mi preme sottolineare come la visione che traspare dal comunicato è ingannevole ed estremamente lontana dal reale. Parte dall’idea che il servizio sociale eroghi sussidi in modo assistenziale, mentre la professionalità e lo sforzo di tutto il settore è volto alla costruzione di percorsi per l’autonomia della persona, nella convinzione che l’assistente sociale impieghi le sue competenze professionali per promuovere la piena autodeterminazione degli utenti e dei clienti la loro potenzialità ed autonomia, in quanto soggetti attivi del progetto di aiuto.
La logica che vorrebbe che tutti i cittadini fossero valutati allo stesso modo è ormai superata. Il Regolamento si pone invece nell’ottica di una valutazione puntuale, personalizzata, perché al cittadino, per quanto possibile, sia assicurato un intervento che risponda effettivamente alle sue esigenze.
Mauro Platè
Assessore al Welfare di Comunità
del Comune di Cremona