Cronaca

L'ospedale cambia: sempre più attenzione alle malattie croniche

Le novità del Piano di rioganizzazione aziendale illustrate dal d.g. Rossi. GUARDA IL VIDEOSERVIZIO

Videoservizio di Federica Bandirali

E’ stato pensato per facilitare la vita ai pazienti, il piano di organizzazione aziendale strategico dell’azienda ospedaliera, presentato questa mattina, dopo essere stato approvato dalla Regione il 13 marzo (il primo in Lombardia insieme a Mantova) e adottato definitivamente lunedì scorso. “Paziente al centro e non più l’ospedale”, ha spiegato il direttore generale Camillo Rossi illustrando il documento, difficilmente riassumibile ma con una filosofia di fondo: trattare le malattie croniche in maniera multidisciplinare senza costringere il paziente a cercare il percorso di cura, ma andandogli incontro, a cominciare dal primo accesso. Affiancato dallo staff della direzione strategica (Rosario Canino direttore sanitario, Paola Mosa direttore socio-sanitario, Giuseppina Bruschi a capo dell’amministrazione), Rossi ha spiegato che si tratta di “un lavoro corale, fatto con le sole forze interne, che delinea un obiettivo al quale vogliamo arrivare. Per questo, è solo l’inizio di un cammino. Contiene punti che, se correttamente attuati, vogliono facilitare la vita ai pazienti, innanzitutto rendendo l’ospedale facilmente contattabile”.

Punto è essenziale è, per l’appunto, la possibilità per alcune tipologie di pazienti di vedersi delineato tutto il percorso di cura fin dal primo accesso. Sta già avvenendo per ‘Area donna’, il reparto polifunzionale dove afferiscono tutti gli specialisti in campo oncologico, unificando quello che prima era disperso su più piani ospedalieri. Ci saranno punti unici di accesso territoriali, sportelli polifunzionali dove sarà possibile prenotare tutte le prestazioni sanitarie Cup, oltre che le prestazioni tipicamente socio-sanitarie (un tempo appannaggio dell’Asl), come ad esempio la scelta – revoca del medico di base. L’ospedale sarà inoltre sempre più integrato con il sistema territoriale, addirittura il documento presentato oggi dichiara la fine dell’ospedale per acuti come lo abbiamo finora inteso, in quanto “scompare come azienda autonoma e si integra, in quanto polo ospedaliero, con la rete territoriale dei servizi”, all’interno della nuova denominazione Asst (azienda socio sanitaria territoriale). E’ il risultato della legge 23/2015, che privilegia il concetto di gestione della cronicità rispetto al quello della ‘cura dell’acuzie’.

QUALI RICADUTE SULLA VITA DEI PAZIENTI? – E’ presto per dirlo, i risultati di questo approccio si avranno alla lunga e pare di capire che gli stessi medici dovranno abituarsi. Soprattutto a lavorare in maniera più collegiale di quanto abbiano fatto finora.

Ci sono poi dei cambiamenti organizzativi interni che avranno ripercussioni sui servizi, oltre a nuove collaborazioni con l’azienda ‘sorella’ di Mantova. Ad esempio, vengono istituiti “dipartimenti interaziendali”, alcuni dei quali mantengono il coordinamento a Cremona, altri a Mantova. Rientra nel primo caso ad esempio il dipartimento delle neuroscienze, che prevede al suo interno due neurologie con stroke unit, una neurochirurgia, una neuroradiologia e tre riabilitazioni. In questo modo sono state concentrate le risorse su due branche altamente specialistiche (neurochirurgia e neuroradiologia), evitando così la dispersione delle risorse con un bacino di circa un milione di abitanti. Altri dipartimenti interaziendali sono quelli di Laboratorio (tutti i laboratori, inclusi anatomia patologica, che però a Cremona, fisicamente, viene spostato a diretto contatto con il cancer center); e quello di emergenza – urgenza, il cui capofila resta comunque la struttura regionale.

Un’area su cui il piano aziendale concentrerà le maggiori risorse è per l’appunto il cancer center, nel quale il paziente viene seguito dalle prime fasi della diagnosi, attraverso tutto il percorso terapeutico, fino anche al momento finale delle cure palliative, se necessarie. E’ soprattutto a questa tipologia di malati particolarmente complessi che l’ospedale vuole assicurare una maggiore facilità di accesso, per semplificare esistenze già rese complicate dalla malattia. Altri progetti strategici sono lo sviluppo del progetto sperimentale per l’area interaziendale sociosanitaria casalasco – viadanese (88mila persone il bacino d’utenza stimato) e il presidio territoriale di Soresina, ex Robbiani, in particolare per gli anziani.

LE NUOVE COMPETENZE SOCIO SANITARIE – Avere ereditato dall’Asl alcune funzioni, ha spiegato Rossi, non è solo un aspetto formale, ma consente importanti sinergie. Ad esempio, avere una più stretta sinergia tra i consultori sparsi sul territorio e il dipartimento materno infantile, dovrebbe facilitare i percorsi per gli utenti. Tre i settori su cui si concentra l’attività: la rete integrata di continuità clinico assistenziale (Ricca); la rete integrata materno – infantile (Rimi) e il dipartimento di salute mentale e delle dipendenze (Dsmd).

g.Biagi

© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...