Cronaca

Straniero con permesso di soggiorno, ma l'arbitro non lo fa giocare. Un caso

Una partita che, sportivamente parlando, ha avuto poco da dire rischia di trasformarsi in un caso scuola. Perché è la prima volta, sicuramente in Lombardia, forse anche in Italia, che un episodio del genere accade e che, dunque, può creare un precedente.

Il fatto è accaduto domenica 12 marzo, durante una partita di Allievi Regionali. Anzi, per la precisione prima del match: una sfida chiusa dal pronostico, poi confermato dal risultato, col Torrazzo Malagnino di Cremona battuto per 4-0 dalla Governolese, che ha giocato la propria gara sul campo di San Benedetto Po, nel mantovano. Nulla da dire sul risultato, ma i dirigenti del Torrazzo Malagnino hanno comunque avanzato ricorso e il risultato non è stato omologato. Il motivo? Qui sta il caso: un atleta extracomunitario della società Allievi cremonese si è presentato al campo di gioco senza documento d’identità, ma con il permesso di soggiorno regolarmente firmato e timbrato dal Ministero competente. L’arbitro ha chiesto lumi ai suoi superiori, che hanno detto al direttore di gara di non ammettere il giovane atleta alla partita.

Il Torrazzo Malagnino ne ha fatto una questione di civiltà, prima di tutto, e di buon senso, prima che di regolamento: da qui il ricorso che è in attesa di sentenza da parte del Comitato Regionale. Qualche abboccamento con i vertici milanesi vi sarebbe stato e sarebbero buone le possibilità di vincere il ricorso, come del resto dimostra il fatto che il 4-0 ottenuto sul campo dai mantovani non sia stato omologato.

Da regolamento un atleta ha quattro possibilità per esser identificato dall’arbitro: o per conoscenza diretta, o mediante una carta d’identità, o mediante una foto autenticata dal comune di residenza oppure con il tesserino societario. Sì, avete capito bene: il permesso di soggiorno non rientra nella casistica, dunque sulla carta l’arbitro non ha sbagliato, pur avendo applicato il regolamento in modo molto, forse troppo, rigido. Il permesso di soggiorno, infatti, a pensarci bene viene concesso solo dinanzi alla presentazione di un documento d’identità valido e secondo alcuni addetti ai lavori è equiparabile addirittura a un passaporto. Staremo a vedere, ma di certo da una partita sulla carta, e sul campo, scontata nel risultato, può nascere un caso scuola e una piccola rivoluzione nella giurisprudenza sportiva.

Giovanni Gardani

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