Caso Sapienza: conferito l'incarico al perito del giudice Avrà l'ultima parola
E’ stato conferito questa mattina dal giudice Christian Colombo l’incarico al perito a cui toccherà l’ultima parola sul caso di Riccardo Sapienza, il 20enne cremonese deceduto il 23 luglio del 2013 in ospedale a Cremona poco prima di essere sottoposto ad un intervento di pneumotorace spontaneo. L’esperto del giudice, Antonio Osculati, dell’Istituto di medicina legale di Pavia, dovrà stabilire la causa del decesso, la causa della lesione e se si sia verificato un pneumomediastino, e cioè un tipo di pneumotorace spontaneo che si verifica nel mediastino, nell’area compresa tra i polmoni e il centro del torace, oppure se si sia trattato di un pneumotorace, o collasso del polmone, conseguenza dell’accumulo di aria nella cavità pleurica all’interno della membrana esterna del polmone. Per completare la perizia, l’esperto si è preso 90 giorni di tempo. L’udienza è stata quindi aggiornata al prossimo 10 luglio.
Imputato di omicidio colposo per la morte del 20enne cremonese, è l’anestesista dell’ospedale di Manerbio Valerio Schinetti, che in quel periodo era in servizio a Cremona in forza di una convenzione tra i due ospedali.
Il giudice ha deciso di disporre una propria perizia tramite il dottor Osculati dopo aver sentito in aula le tesi diametralmente opposte dei consulenti di parte: Benvenuto Antonini, direttore del reparto di Anestesia-Rianimazione dell’ospedale di Manerbio, Andrea Verzelletti, direttore dell’Istituto di Medicina Legale di Brescia, e Mauro Benvenuti, specialista in Chirurgia Toracica a Brescia, per la difesa, rappresentata dall’avvocato Stefano Forzani, mentre Silvia Perotti, medico legale che effettuò l’autopsia sul corpo di Riccardo e Guido Fanelli, ordinario di Anestesiologia e Rianimazione della facoltà di Medicina e Chirurgia dell’università di Parma, per accusa e parte civile. Alla parte civile, rappresentata dalla famiglia di Riccardo attraverso gli avvocati Gabriele Fornasari e Jolanda Tasca, si è aggiunto un nuovo consulente: Luca Tajana, medico legale di Pavia che si è occupato anche del caso di Yara Gambirasio.
Per gli esperti di accusa e parte civile, la causa che provocò l’arresto cardiaco, e quindi la morte di Riccardo Sapienza, sarebbe stata una “lesione alla trachea dovuta ad una manovra errata di intubazione”. Di quella lesione, per di più, l’anestesista avrebbe dovuto accorgersi, e soprattutto, sempre secondo i consulenti, avrebbe dovuto essere presente. La procura, infatti, contesta all’imputato il fatto di essere uscito dalla sala operatoria dopo aver intubato il paziente. Schinetti si sarebbe allontanato per andare a prendere il diario anestesiologico, appena fuori la sala operatoria, nella cosiddetta Pacu, l’area dove si svegliano i pazienti dopo l’intervento. “7 passi dalla sala operatoria”, aveva calcolato l’anestesista.
Secondo i consulenti della difesa, invece, la morte di Riccardo sarebbe stata provocata da “un pneumotorace destro dovuto alla rottura di una micro bolla polmonare a fronte di una manovra di intubazione lineare e senza problemi, con il tubo posizionato correttamente”. Tutta da verificare, per la difesa, la presenza del foro in trachea, che comunque sarebbe da addebitare ad un danno causato dalle manovre di rianimazione.
Sara Pizzorni