Cronaca

In aula la famiglia di Aldo Protti rivive il suo dramma 'La storia ci ha assolto'

L’avvocato Bazzano e la vedova di Protti Masako Tanaka
L’avvocato Bazzano e la vedova di Protti Masako Tanaka

Due anni fa indagini storiche ordinate dall’allora giudice di Cremona Guido Salvini al professor Bruno Maida, del Dipartimento di Studi Storici dell’Università di Torino, stabilirono che il famoso baritono cremonese Aldo Protti, scomparso nel 1995, non partecipò ai rastrellamenti in Val di Susa dove vennero trucidati anche partigiani cremonesi. Per questo motivo il giudice, nei confronti di un giornalista cremonese accusato di diffamazione dalla famiglia Protti, ordinò la formulazione dell’imputazione in relazione a due articoli pubblicati nel maggio del 2011. Sotto accusa, alcune frasi giudicate ingiuriose nei confronti del celeberrimo artista cremonese a cui Cremona ha dedicato una via.

La targa in onore di Protti non è mai stata digerita da qualcuno: negli anni, infatti, è stata spesso presa di mira: rubata, deturpata, imbrattata e danneggiata. Lo hanno ricordato questa mattina in tribunale davanti al giudice Francesco Beraglia la moglie giapponese di Protti Masako Tanaka e i suoi due figli, parti civili nel processo contro il giornalista cremonese (la famiglia Protti è assistita dall’avvocato Alberto Bazzano, del foro di Torino, mentre l’imputato è difeso dall’avvocato Andrea Polara). “Quegli articoli hanno causato problemi alla nostra famiglia”, ha detto in aula uno dei figli di Protti. “Non solo la targa presa di mira più volte, ma abbiamo avuto anche una manifestazione di protesta sotto casa nella ricorrenza del 25 aprile, quando sono stati attaccati davanti alla nostra abitazione i nomi dei morti della Val di Susa. Era il 2012, la Digos ci aveva consigliato di non stare a Cremona quel giorno”.

“Che Protti avesse partecipato all’uccisione di partigiani cremonesi al colle del Lys non esiste alcuna testimonianza affidabile ed univoca”. Così scrisse nella sua relazione anche il professor Giovanni Borsella su indicazione dell’allora sindaco Gian Carlo Corada in previsione della decisione della Commissione Toponomastica di intitolare una via al baritono. “Nel 2005 a mio padre è stato dedicato anche un giardino a Milano”, ha detto ancora uno dei figli. “Quel giorno era presente l’allora presidente della Provincia di Cremona Giuseppe Torchio”. “Sono passati vent’anni dalla morte di mio padre”, ha aggiunto il figlio, “ma ricordo che parlava spesso di quel periodo di guerra. Era critico nei confronti di Farinacci e delle Brigate Nere. E poi alla guerra mio padre non è partito volontario, ma è stato chiamato”. “Le frasi di quell’articolo sono offensive, è tutto falso”, ha detto a sua volta la moglie di Protti. “E’ una cosa non accettabile. Mio marito era un bravissimo cantante e un brav’uomo”.

Al processo è stato chiamato a testimoniare anche il professor Bruno Maida, al quale il giudice Salvini aveva dato l’incarico di effettuare ricerche storiche. “Verosimilmente”, ha spiegato l’esperto, “possiamo ritenere che a quel rastrellamento la compagnia di Protti non ha partecipato. Non c’è documentazione storica che sostenga la presenza a quell’evento della sua compagnia in quell’estate del ‘44”.

L’udienza è stata aggiornata al prossimo 17 maggio. In quella data, come testimoni verranno sentiti Luciano Merluzzi, 89 anni, in servizio all’epoca nello stesso distaccamento della Gnr in cui militava Aldo Protti ad Avigliana, e la scrittrice Lidia Cucchi Soriani, autrice del libro ‘Aldo Protti, un baritono fatto così’.

Sara Pizzorni

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