Caso Sapienza: il giudice dispone una propria perizia Nominato esperto di Pavia
Sarà una perizia disposta dal giudice a mettere la parola fine al processo nel quale è imputato l’anestesista dell’ospedale di Manerbio Valerio Schinetti, 55 anni, accusato di omicidio colposo per la morte di Riccardo Sapienza, il 20enne cremonese deceduto il 23 luglio del 2013 in ospedale a Cremona poco prima di essere sottoposto ad un intervento di pneumotorace spontaneo. All’epoca, l’imputato, difeso dall’avvocato Stefano Forzani, era in servizio a Cremona in forza di una convenzione tra i due ospedali.
Dopo aver sentito le tesi diametralmente opposte dei consulenti di parte, il giudice Christian Colombo, per “approfondire come sono andate le cose”, ha ritenuto necessario disporre una perizia ‘terza’ per stabilire la causa della morte del giovane Riccardo e ha nominato il proprio perito nella persona del dottor Antonio Osculati, dell’Istituto di medicina legale di Pavia. L’incarico all’esperto verrà conferito nell’udienza del prossimo 13 marzo.
Per i consulenti di accusa e parte civile, la causa che provocò l’arresto cardiaco, e quindi la morte di Riccardo Sapienza, sarebbe stata una “lesione alla trachea dovuta ad una manovra errata di intubazione”. Di quella lesione, per di più, l’anestesista avrebbe dovuto accorgersi, e soprattutto, sempre secondo i consulenti, avrebbe dovuto essere presente. La procura, infatti, contesta all’imputato il fatto di essere uscito dalla sala operatoria dopo aver intubato il paziente. Schinetti si sarebbe allontanato per andare a prendere il diario anestesiologico, appena fuori la sala operatoria, nella cosiddetta Pacu, l’area dove si svegliano i pazienti dopo l’intervento. “7 passi dalla sala operatoria”, aveva calcolato l’anestesista.
Secondo gli esperti della difesa, invece, la morte di Riccardo sarebbe stata provocata da “un pneumotorace destro dovuto alla rottura di una micro bolla polmonare a fronte di una manovra di intubazione lineare e senza problemi, con il tubo posizionato correttamente”. Tutta da verificare, per la difesa, la presenza del foro in trachea, che comunque sarebbe da addebitare ad un danno causato dalle manovre di rianimazione.
Nel processo, i familiari di Riccardo sono parte civile attraverso gli avvocati Gabriele Fornasari e Jolanda Tasca.
Sara Pizzorni