Cronaca

Orti urbani, c'è il regolamento Agli assegnatari l'obbligo di pagarsi acqua e luce

Introdotti dall’amministrazione Perri, su iniziativa del consigliere all’epoca delegato al verde Giorgio Everet, gli orti urbani vengono oggi regolamentati con l’approvazione, per la prima volta di un testo che stabilisce diritti e doveri degli assegnatari. Già diffusi nei quartieri Zaist, San Felice, Po e Cascinetto, gli orti urbani vengono inseriti, su iniziativa dell’assessore ai rapporti con le periferie Rosita Viola, nel contesto della legge regionale 18/2015 che valorizza la funzione aggregativa e socializzante di questi spazi verdi all’interno dei contesti urbani. Il relativo regolamento, passato in Giunta qualche settimana fa, approderà lunedì prossimo 20 febbraio in commissione Ambiente.

Il testo definisce come vengono individuate le aree da destinare agli orti da parte del Comune, anche senza modifiche al Pgt, quali caratteristiche devono possedere, quali modalità di affidamento, fino alla durata dell’assegnazione (sei anni, rinnovabili) e alla definizione di norme comportamentali per la corretta gestione. Viene anche messo nero su bianco che gli assegnatari rimborsino al Comune le spese di gestione, in particolare consumi di acqua ed eventualmente energia elettrica.

Vengono inoltre definite le diverse tipologie di aree ortive: orti didattici, ossia aree verdi all’interno o fuori dai plessi scolastici gestite attraverso convenzioni con enti o aziende agricole, destinate alla formazione degli studenti a pratiche ambientali sostenibili; orti sociali periurbani (appezzamenti di terreni agricoli nelle aree periferiche delle città, individuati quale possibile strumento di aggregazione sociale per gli anziani e di sostegno alle categorie sociali più deboli); orti urbani (tasselli verdi all’interno dell’agglomerato cittadino che contribuiscono al recupero di aree abbandonate o sottoutilizzate dalle città, anche questi possibile strumento di aggregazione sociale); orti collettivi (appezzamenti di terreni gestiti da associazioni, individuati quale luogo di pratica ortofrutticola, organizzati con la finalità di dare l’opportunità a chi non ha un orto e non ha sufficienti conoscenze tecniche di beneficiare dei prodotti di un lavoro collettivo).

Anche i terreni privati potranno essere adibiti ad orti, purchè senza oneri per le casse pubbliche; e altri, oltre agli esistenti, potranno sorgere all’interno dei condomini degli edifici di edilizia pubblica. La dimensione di ogni area ortiva dovrà essere compresa tra i 25 e i 60 mq. Le aree saranno distribuite attraverso bandi pubblici e relative graduatorie. Potranno parteciparvi: i gruppi informali (composti da un minimo di otto persone), le organizzazioni di volontariato, le associazioni di promozione sociale regolarmente iscritte al Registro provinciale, le fondazioni, le cooperative sociali con sede operativa nel Comune di Cremona. Se si intendono realizzare progetti sociali a fini riabilitativi, di reinserimento sociale, terapeutico ecc., la richiesta potrà essere presentata anche da strutture sanitarie/sociosanitarie aventi sede nel territorio comunale. Anche le scuole di ogni ordine e grado potranno fare richiesta, come pure gli enti accreditati per la formazione, le Università, ad esempio per progetti di educazione ambientale, alimentare, di colture biologiche. Altro scopo che viene perseguito, quello di facilitare lo scambio intergenerazionale fra giovani ed anziani.

Molto lunga la lista dei divieti: niente subaffitti, niente utilizzi impropri dell’acqua (si è scoperto in passato che qualcuno usava l’allaccio per lavare la macchina), nessun uso commerciale dei prodotti coltivati. Bisognerà inoltre rispettare il limite di 2 metri per i sostegni alle coltivazioni o paletti di qualsiasi genere, con esclusione dei materiali metallici, e sarà vietato occultare la vista dell’orto con teli plastici, steccati o siepi, come pure innalzare barriere o muri divisori fra gli orti. Ovviamente è previsto un solo orto per ciascun nucleo famigliare e non potranno essere degli estranei ad entrare nei vari appezzamenti, ma solo i titolari della concessione.  A vigilare sul rispetto del regolamento saranno Polizia Locale e Gev: violazioni punte con multe di 50 euro.

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