Pianalto della Melotta, il Consiglio di Stato dà ragione agli ambientalisti
Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso di Wwf, Fai, Legambiente e Italia nostra contro la trasformazione del Pianalto della Melotta in una cava di argilla. “Una nuova e clamorosa vittoria nella tutela del territorio lombardo contro le speculazioni estrattive”, commentano gli ecologisti.
Le associazioni avevano impugnato il PTCP della Provincia di Cremona nel 2013 che apriva infatti la strada all’escavazione, richiesta dalla Cave Danesi s.p.a
“La Provincia di Cremona – ricordano le associazioni – in un primo tempo aveva riconosciuto il pregio geologico, naturalistico e paesaggistico di quest’area al punto da inserire, in una variante al proprio Piano Territoriale Provinciale di Coordinamento nel 2009, il Pianalto come emergenza più importante del territorio provinciale. Nel 2010 Regione Lombardia ha inserito nel proprio Piano Territoriale un articolo dedicato alla tutela dei geositi quali località, aree o territori dove sia possibile definire un interesse geologico e geomorfologico associabile a un valore scientifico, riconoscendo questa peculiarità al Pianalto della Melotta, che interessa quattro comuni della Provincia”.
“Tuttavia, nel 2012 – proseguono gli ecologisti – la Provincia ha rivisto la sua posizione, modificando il Piano Territoriale di Coordinamento per consentire l’escavazione nell’area del Pianalto di Romanengo e ha avviato l’iter di revisione del Piano Cave, che in questo sito tanto prezioso ha inserito un’attività estrattiva, con la possibilità di prelevare, in prima battuta, fino a 2.000.000 mc di argilla. Da qui il ricorso delle quattro associazioni unite”. Inizialmente con l’appoggio del sindaco di Romanengo (a quel tempo Marco Cavalli). Appoggio venuto meno con la nuova amministrazione comunale.
Il Consiglio di Stato, dichiara l’avvocato Paola Brambilla, presidente del WWF Lombardia oltre che legale che ha patrocinato il ricorso, “ha reso una pronuncia che rende giustizia alla legittimazione delle associazioni, all’importanza straordinaria di un monumento naturale unico per paesaggio, storia ed ecosistema, al punto da essere stato inserito nei siti di interesse comunitario dal 2000, proprio al centro di una procedura di infrazione per la scarsa tutela accordatagli dalle amministrazioni a dispetto del suo ruolo”.
L’Unione Europea l’ha infatti definito “l’ultima evidenza morfologica delle dinamiche geologico-strutturali che testimoniano l’avvenuta indentazione tra la catena alpina e la catena appenninica” e luogo fondamentale per la conservazione e la tutela della biodiversità sul continente europeo.
“Finalmente si conclude un’annosa vicenda che purtroppo è indicativa di una situazione diffusa in Lombardia: quella del consumo di suolo. È infatti evidente come il territorio sia esasperato da escavazioni e cementificazione, che devono essere fermate. Proprio per questo abbiamo promosso insieme a 400 associazioni europee la petizione People4Soil, una raccolta firme sul sito salvailsuolo.it per una direttiva europea a tutela del suolo come bene comune”, dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia..
Estrema soddisfazione espressa anche da Stefania Licini, responsabile Legambiente Cremasco, e da Anna Galli, presidente del WWF Cremona, attive in questi anni con comunicati e petizioni per la tutela del sito.
Fai, che aveva lanciato un appello, attraverso il capo delegazione di Cremona Francesca Bottini, dichiara: “Con tale sentenza, che ‘…dispone che il ricorso debba essere accolto e che gli atti impugnati debbano essere integralmente annullati’ si fa giustizia di scelte amministrative inique, ma si apre un nuovo capitolo relativo alla tutela del paesaggio padano e di alcune sue singolari e irripetibili espressioni, che dovrà vedere le associazioni ricorrenti come interlocutori primari nel processo di nuova pianificazione del territorio provinciale cremonese, che riservi la necessaria e irrinunciabile attenzione alla tutela del patrimonio paesaggistico, naturale, storico e culturale del suo tessuto territoriale, in quanto patrimonio collettivo e fonte di conoscenza anche per le generazioni future”.
Il fronte ambientalista, si legge in una nota, “ora si aspetta il travolgimento anche del piano cave da poco approvato”.