Cronaca

24 gennaio 2015: gli scontri che sconvolsero la città. Un anno di processi

Sono passati due anni da quel lontano 24 gennaio 2015, quando Cremona venne letteralmente presa d’assalto da un gruppo di facinorosi durante la manifestazione antifascista promossa dai centri sociali cremonesi e avallata da diversi altri ignari gruppi politici locali. Erano le 17, quando dai fumogeni emerse la cortina di black block armati di spranghe e altre armi improprie, come picconi e bastoni. Mentre tutti gli altri manifestanti si disperdevano in tutta fretta, il gruppo cercò in tutti i modi di sfondare le barriere delle forze dell’ordine per raggiungere la sede di CasaPound. E nel frattempo furono danneggiate le banche che si trovavano nelle immediate vicinanze della sede del movimento di destra e distrutte vetrine e sportelli bancomat. Devastato anche il comando dei vigili urbani di piazza Libertà.

I primi arresti risalgono al 30 marzo del 2015, mentre gli altri al successivo 11 giugno. Otto le persone processate in due tranche davanti a due diversi giudici con l’accusa di devastazione. Il 21 gennaio del 2016 il gup Pierpaolo Beluzzi conferma il reato e condanna quattro imputati ad una pena di quattro anni ciascuno. Il 14 luglio, invece, il gup Christian Colombo assolve uno degli imputati e ne condanna due per resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento.

Lo scorso 13 dicembre, per i primi arrestati, arriva la sentenza dei giudici della corte d’appello di Brescia che, pur riducendo le condanne inflitte in primo grado dal gup Beluzzi, confermano l’accusa di devastazione per tre dei quattro imputati. Tre anni e otto mesi a Mattia Croce, 21 anni, cremonese, frequentatore del Kavarna, tre anni e otto mesi ad Aioub Babassi, 21 anni, bresciano, e tre anni e otto mesi a Matteo Pascariello, 24 anni, bolognese residente a Lecce. Per Mauro Renica, 31 anni, bresciano appartenente al centro sociale Magazzino 47, che lanciò un bengala contro la polizia, il reato è riqualificato in resistenza aggravata a pubblico ufficiale. Per lui condanna a 2 anni, un mese e 10 giorni di reclusione. Confermati, tranne che per Renica, i risarcimenti alle parti civili, Comune di Cremona in primis con una provvisionale di 200.000 euro.

Una sentenza, quella di devastazione, non riconosciuta invece dal gup Colombo, che il 14 luglio emette sentenza nei confronti del secondo gruppo di arrestati, quello composto dal cremonese Filippo Esposti, 27 anni, informatico militante del centro sociale Dordoni, Giovanni Marco Codraro, siciliano 23enne attivo nei collettivi universitari, e il bresciano Samuele Tonin, 26 anni. Esposti assolto, mentre Codraro e Tonin condannati a 9 mesi e 26 giorni il primo, e 10 mesi e tre giorni il secondo, per i reati più lievi di resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento.

Contro la sentenza del secondo gup, la procura di Cremona, nelle persone dei due pm Laura Patelli e Lisa Saccaro, deposita ricorso in appello.

Tutti sono stati processati con il rito abbreviato, tranne Kuljit Tiwana, 24enne indiano naturalizzato italiano che gravita negli ambienti del centro sociale Kavarna. Il giovane, anch’egli arrestato nella seconda tranche dell’inchiesta, è l’unico ad aver mantenuto il giudizio immediato davanti al collegio. Il 13 dicembre scorso arriva la sentenza anche per lui: nove mesi per resistenza aggravata a pubblico ufficiale.

Sara Pizzorni

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