Cronaca

5 cinque mesi di lavori di pubblica utilità per 27enne che lanciò letame al 'Violino'

foto Sessa
L'avvocato Michela Soldi
L’avvocato Michela Soldi

E’ stato condannato a cinque mesi di lavori di pubblica utilità, Alessandro Francesco Azzali, 27 anni, cremonese, del centro sociale Kavarna, finito a processo davanti al giudice di pace Daniela Badini per aver lanciato liquame e fango all’interno del ristorante “Il Violino” di via Sicardo tra le 20,45 e le 21 del 25 settembre del 2013. L’accusa era quella di imbrattamento e lesioni in concorso con altri mai identificati nei confronti del titolare Luca Babbini, che si è costituito parte civile attraverso l’avvocato Michela Soldi. Come risarcimento, il giudice ha fissato una provvisionale di 5 mila euro e il pagamento di 1027 euro di spese legali. Quella sera, Azzali e altri cinque anarchici erano entrati incappucciati nel locale lanciando secchiate di fango e feci e spargendo volantini di rivendicazione per esprimere solidarietà nei confronti dei detenuti e delle lotte sociali nella settimana di mobilitazione nelle carceri. Fuori dal palazzo di corso Vittorio Emanuele, sede distaccata del tribunale, ad attendere la sentenza ha stazionato un gruppo di aderenti del Kavarna con uno striscione che rimandava ad una frase di Fabrizio De Andre’: ‘Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior’. A vigilare che tutto si svolgesse senza incidenti, le forze dell’ordine, polizia, digos e carabinieri. L’udienza, per volere del giudice, si e’ svolta a porte chiuse. L’imputato era difeso dall’avvocato Sergio Pezzucchi che per l’imbrattamento aveva chiesto l’attenuante per aver agito per ‘motivi di alto valore morale e sociale, visto che si trattava di una protesta tesa a denunciare l’accentuarsi delle diseguaglianze sociali durante la crisi tra ricchi e poveri’. Per le lesioni, invece, il difensore aveva chiesto l’assoluzione, ‘perché non è stato provato che le lesioni siano state provocate da Azzali’.
Il raid di quella sera all’inizio sembrava una rapina, ma poi quattro anarchici entrati nel locale incappucciati (altri due aspettavano fuori), tutti vestiti di nero e ‘armati’ di un secchio, avevano gettato il suo contenuto per tutto il locale, imbrattando il personale e i 14 clienti che erano a cena. Poi la fuga precipitosa. Il gruppo era stato inseguito da Babbini e dal suo collaboratore. Il titolare, seppure preso a calci e pugni, era riuscito a fermare Azzali, mentre gli altri complici erano riusciti a fuggire. Per assicurarsi la fuga, il gruppo aveva anche lanciato contro i due inseguitori due biciclette. ‘Ora faremo la causa civile per ottenere tutto il risarcimento del danno’, ha fatto sapere l’avvocato Michela Soldi subito dopo la lettura della sentenza.

Sara Pizzorni

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Sara Pizzorni

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