Politica

Salini: 'Tajani presidente, una grande occasione per il territorio cremonese'

Antonio Tajani di Forza Italia è da ieri sera il nuovo presidente del Parlamento europeo. Tajani, che ha vinto al quarto turno di votazione, con 351 voti contro i 282 del rivale Pittella, raggiunge lo scranno più alto dell’assemblea di Strasburgo dopo 14 anni come europarlamentare e 6 come vice presidente della Commissione europea. “Un risultato straordinario – dichiara l’eurodeputato azzurro, esponente della provincia di Cremona, Massimiliano Salini -. Un successo che certamente avrà effetti positivi importanti anche per il nostro territorio. Il presidente Tajani, infatti, conosce molto bene il tessuto economico ed imprenditoriale della provincia di Cremona. Ha avuto modo di visitarne più volte le eccellenze, durante il mio mandato come presidente dell’amministrazione provinciale, e si è dimostrato sempre molto attento alle esigenze del nostro comparto produttivo. Anche recentemente, poco prima delle festività natalizie, ha dimostrato ancora una volta il suo attaccamento al nostro territorio e la sua sensibilità per i temi legati allo sviluppo, prendendo parte all’evento organizzato a Ripalta Guerina dal Circolo delle Imprese ‘Civitas’, ha cui hanno partecipato più di 200 persone, tra cui molti imprenditori. Di sicuro, con lui alla presidenza dell’Europarlamento, l’Italia e l’UE avranno solo da guadagnare. In particolar modo, il Sud Europa, troppo spesso ignorato da Bruxelles, potrà rialzare la testa e ricevere la giusta attenzione riguardo alle priorità dell’agenda politica: lotta a povertà e disoccupazione, crescita economica, sicurezza e immigrazione”.

In merito alla vicenda dell’elezione del presidente del Parlamento europeo l’eurodeputato Salini non manca di criticare l’atteggiamento della sinistra e del Pd: “È stata la debacle della sinistra e del Pd renziano, che rappresenta la delegazione più numerosa dei socialisti europei: l’ennesima cantonata presa dal partito guidato dal segretario ed ex premier Matteo Renzi, che a dicembre è stato mandato a casa dal ‘no’ degli italiani, lasciando in eredità al Paese le proprie iniziative fallimentari, un debito pubblico fuori controllo, il rischio di una procedura di infrazione UE e una legge elettorale inutilizzabile”.

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