Cronaca

Il torrione del castello di S.Croce ripulito da erbacce: cittadini in azione

Il torrione di via Ghinaglia, ultimo baluardo rimasto in piedi del castello di Santa Croce, è stato ripulito oggi dalle erbe infestanti da un cittadino – volontario, appassionato di storia locale e acceso sostenitore della necessità di salvare ciò che resta del passato architettonico ed artistico della città. Daniele Disingrini (lo stesso che ha portato d’attualità attraverso la pagina facebook Cremona Ancor, il manufatto in mattoni sullo spiaggione di Po) ha tolto dal torrione erbacce, piante infestanti e secche e sporcizia, contribuendo a riportare l’attenzione su un angolo di Cremona completamente trasformato dall’urbanistica degli ultimi tre secoli, il quartiere attorno a piazza Castello, dove appunto si trovava la fortificazione di epoca sforzesca, oggi ricostruita a video nella mostra di Janello Torriani.

“Ho cominciato a lavorare stamattina alle 10 e ho finito alle 17” ci racconta Disingrini a fine giornata. “Per fortuna che ho chiesto l’aiuto ad un bravo collaboratore, il mio amico Cristian, che alloggia presso la comunità LAE di Via Piave. Il lavoro è consistito nel ripulire dalle erbe quelle aiuole che fronteggiano il monumento nella zona di Via Piave. E’ questa la zona più interessante del monumento, perchè in passato si congiungeva alla possente muratura che costituiva il quadrilatero del castello di Santa Croce.

“Abbiamo innanzitutto tolto dall’inferriata che chiude l’apertura ad arco in basso al tamburo della struttura,una westaria sinensis (glicine) che gli addetti delle serre aveva posto molti anni fa. La rampicante era completamente seccata, ma ancora deturpava le sbarre. Mi sono arrampicato sull’inferriata per togliere tutti i rami ormai secchi.
Poi il lavoro è proseguito con la pulizia delle piccole porzioni di aiuola che costeggiano il rudere in zona Via Piave. Le aiuole erano in condizioni di estrema sporcizia, dalla terra sono saltati fuori pezzi di plastica, sbarre di ferro, sacchetti della spesa, una vecchia radiolina. Il materiale è stato insacchettato tutto e ora giace in almeno 30 sacchi di plastica, in attesa di essere trasportati alla discarica: tutta la mattinata di domani mi vedrà impegnato a trasportare i sacchi a San Rocco”.

Un lavoro meticoloso e accurato, completamente gratuito, sospinto da un moto di “ribellione nei confronti dei politici ai quali avevamo chiesto da tempo, da anni, di poter intervenire. Molte volte mi sono sentito trattato come uno scocciatore, più che un valido collaboratore”, afferma.

Dall’operazione  di oggi sono usciti anche mattoni che erano caduti da molto tempo, tutti raccolti e destinati a restaurare alcune parti del monumento, quando sarà venuto il momento.
“Questo nostro lavoro è un prototipo” conclude questo appassionato storico, che è anche giardiniere e fotografo.  “Infatti ci teniamo a fare ‘bella figura’ perché abbiamo in cantiere tante altre idee che vorremmo realizzare. Vorremmo trattare anche il convento abbandonato di Corpus Domini e quello di San Benedetto, deturpato dalla presenza del gattile, due gioielli che giacciono abbandonati e infestati dalle erbe.
Da mesi chiediamo il nulla osta per partire con i lavori di volontariato. Niente da fare, non sentiamo nessuna risposta, sembrano che tutti abbiano paura a darci l’ok.
Ma se i politici ‘dormono’ su queste cose, alcuni di noi cittadini sono invece molto ‘svegli’ e andando avanti lo dimostreremo ancor di più.

 

Solo pochi giorni fa, l’architetto Angelo Garioni aveva segnalato la necessità di salvaguardare meglio questo antico baluardo, da cui il freddo di questi giorni ha fatto staccare alcuni pezzi. E’ stata anche lanciata una petizione per sollecitare l’amministrazione alla valorizzazione e al restauro conservativo del torrione e l’attivazione di un progetto di divulgazione presso le scuole cittadine.

Il castello di Santa Croce poteva essere ritenuto per importanza il secondo castello italiano dopo quello sforzesco; quello che ne resta, sul lato destro di via Ghinaglia, è in realtà la ricostruzione effettuata intorno al 1520 ai tempi della dominazione francese. La sua storia copre un arco di circa quattro secoli, tra il 1370, quando ne venne iniziata la costruzione sull’area dove precedentemente esisteva la chiesa di Santa Croce da cui prese il nome, fino al 1789, quando Francesco II d’Austria ne decretò l’abbattimento dopo che si erano manifestati pesanti sintomi di cedimento.
Isolato dalla cinta muraria della città, il castello costituiva una fortezza indipendente, affacciata sul greto del fiume Po che allora scorreva poco lontano dalla città nei pressi dell’attuale via Massarotti.

G.Biagi

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