Dieci anni dalla morte di Welby. Riccio: 'Ha lasciato una eredità morale'
Dieci anni fa, dopo una lunga battaglia per essere staccato dalle macchine che lo tenevano in vita, morì Piergiorgio Welby, malato di distrofia muscolare. Al suo appello che chiedeva che qualcuno lo sedasse e staccasse il respiratore rispose Mario Riccio, medico anestesista di Cremona. Per quell’atto, il medico fu accusato di omicidio del consenziente. I giudici poi lo prosciolsero, riconoscendo che aveva fatto bene il suo mestiere e che non poteva far altro che seguire a volontà del malato. Una vicenda che ha segnato profondamente la vita di Riccio, intervistato dai maggiori quotidiani nazionali.
“Mi rendo conto di essere stato testimone di una vicenda che ha cambiato il diritto, l’etica e la prospettiva politica su certi temi in questo Paese”, ha detto Riccio. “Ogni volta che parlo di quella vicenda sento questa responsabilità, ma sopratutto sono convinto che Welby abbia lasciato una eredità morale a coloro che gli sono stati vicino. È importante che tale eredità sia da ciascuno di noi amministrata con correttezza ed onestà intellettuale. Io mi sto impegnando a farlo”. “Le sentenze, non certo la politica”, ha dichiarato l’anestesista cremonese a ‘Repubblica’, “hanno modificato la situazione e riconosciuto il diritto a rinunciare alle cure, il diritto alla sedazione sancito dalla Costituzione. Quello che feci a Welby, venendo incriminato e poi prosciolto, ora è addirittura stato messo per iscritto dal magistrato, dal giudice che ha ordinato alla Asl di togliere il respiratore sotto sedazione come chiedeva Walter Piludu, malato di Sla morto a novembre”.
Per Riccio, servirebbe una legge quadro sul testamento biologico. “Potrebbe ricordare il diritto costituzionale, il diritto internazionale, la convenzione di Oviedo. Il resto è stato scritto dalla sentenze, è nella Costituzione. Però come dice il professor Rodotà non esiste un vuoto legislativo, bensì un pieno legislativo con il quale per l’appunto sono stati affrontati e risolti i casi Welby, Englaro e Piludu”.