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Pd, alcuni iscritti scrivono ai delegati all'Assemblea: 'Ci voleva confronto locale'

Alcuni iscritti del Pd, quelli che nei mesi scorsi hanno portato avanti la campagna per il “no” al referendum, ora scrivono ai delegati cremonesi all’Assemblea nazionale del Pd, Alessia Manfredini e Luca Burgazzi, per lanciargli un messaggio da portare con sé ma anche per presentare le rimostranze per l’assenza di un confronto tra gli iscritti al partito locale prima dell’incontro nazionale.

“Stiamo vivendo un momento cruciale nella storia del nostro Paese e un passaggio importante è rappresentato dalle decisioni che assumerà l’Assemblea nazionale del Pd dopo l’esito del referendum del 4 dicembre e la nascita del Governo Gentiloni come governo di transizione” evidenziano i firmatati della nota, Michele Arisi, Paolo Bodini, Anna Grimaldi, Marco Pezzoni e Gigi Rotelli. “Sarebbe stato opportuno avere un confronto ampio tra noi iscritti prima dell’Assemblea nazionale di domenica sia perchè dovremmo sempre valorizzare il momento della democrazia ascendente che parte dai territori verso il centro e fa esprimere la base del partito, sia perchè avreste potuto ricevere indicazioni e suggerimenti utili a non farvi sentire pedine solitarie in un gioco più grande di tutti noi”.

Fatte le rimostranze, arrivano i consigli: “Non sentitevi solo pedine mosse dai capicorrente” scrivono i firmatari. “Vivete da militanti appassionati e attenti l’assemblea di domenica; non subite passivamente decisioni inadeguate eventualmente imposte all’assemblea da un accordo prefabbricato e già concordato dall’alto. Quello che servirebbe, lo possiamo condividere in tanti, è un Congresso straordinario sganciato completamente dalla competizione per conquistare la Segreteria del partito. Competizione che potrebbe benissimo tenersi con le apposite Primarie in un secondo momento, dopo l’indispensabile e approfondito chiarimento interno e dopo un largo coinvolgimento dei Circoli e delle Federazioni territoriali”.

“Se si vuole ricostruire davvero l’unità del partito, andare oltre le divisioni tra il Sì e il No, al primo posto figura l’esigenza di un Congresso che affronti i nodi irrisolti della natura del Pd, la sua collocazione nel centrosinistra italiano ed europeo, il rapporto con la società e con le forze economiche e sindacali, le risposte da dare alle disuguaglianze e alle sfide globali del nostro tempo” continua la nota. “Definizione di strategie e programmi che non possono prescindere da una rinnovata attenzione alle forme organizzative di un partito che, come sostiene Fabrizio Barca ,  deve saper costruire propri ponti e relazioni con una società in mutamento ed essere autonomo rispetto alle Istituzioni e al Governo.

Se all’Assemblea di domenica prevalesse invece la fretta di precipitare il Pd nelle Primarie per rilegittimare al più presto la figura dell’uomo solo al comando, chiunque esso sia, nessuno finga di non capire quanto divisive sarebbero senza essere precedute da un indispensabile e serio chiarimento politico interno. Legare già da domenica le prospettive del rilancio del Pd a singole candidature a Segretario nazionale e, quindi, a candidato Premier alle prossime elezioni politiche anticipate, significa impedire sin dall’inizio una possibile ricomposizione strategica nella direzione del partito e condannare definitivamente il Pd ad essere un partito macchina, un partito leaderistico senza più autonomia nè progettuale nè territoriale, senza pluralismo, senza capacità e interesse alla rappresentanza sociale”.

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