Cronaca

Garioni respinge le accuse 'Carezze mal interpretate' La difesa: 'Uomo distrutto'

Nella foto, da sinistra Garioni e il suo avvocato Tolomini

‘Solo carezze mal interpretate’. Questa la linea su cui verterà la difesa di Giuseppe Garioni, 55 anni, il presidente della società di calcio Il Torrazzo arrestato ieri mattina dagli agenti della squadra mobile di Cremona e accusato di violenza sessuale su minori aggravata dall’abuso di autorità e in un caso anche di prostituzione minorile. Accuse che Garioni respinge con forza. Fissato, nel frattempo, l’interrogatorio dell’indagato, che si terrà domani pomeriggio alle 15 davanti al gip Pierpaolo Beluzzi. Garioni, che è agli arresti domiciliari nonostante il pm Laura Patelli avesse chiesto il carcere, è difeso dall’avvocato di fiducia Michele Tolomini che ha anticipato che domani il suo assistito non si avvarrà della facoltà di non rispondere. A Garioni, che lavora in amministrazione provinciale, dove ieri mattina è stato prelevato dagli inquirenti, l’accusa contesta sei casi di violenza ai danni di dodicenni nati in Italia ma stranieri, molti con situazioni economicamente difficili alle spalle, mentre altri episodi, con vittime solo italiane, sono già caduti in prescrizione.
Per anni Garioni avrebbe approfittato della sua posizione di presidente del Torrazzo per usare violenza sui giovanissimi giocatori del Torrazzo con carezze e toccamenti nelle parti intime. Solo in un caso, l’indagato avrebbe pagato uno dei ragazzini per gli abusi.

“Il mio cliente è un uomo distrutto”, ha commentato l’avvocato Tolomini, che ha annunciato che Garioni lascerà al più presto tutte le sue cariche. “Il suo senso di sgomento e di profonda frustrazione, indicativi della sua personalità, sono per il fatto che questa situazione gli impedisce di continuare a svolgere la sua attività di assistenza e volontariato in favore dei ragazzi, perché è una vita che lo fa”. “La preoccupazione”, ha continuato il legale, “è che queste realtà possano proseguire a svolgere le loro funzioni ed evitare che ci sia un senso di disorientamento nei genitori”. “La materia è delicata e pesante”, ha aggiunto Tolomini. “Lo è per un soggetto qualunque, a maggior ragione per uno che gravita da sempre negli ambienti del disagio minorile”. “La gravità delle imputazioni”, ha spiegato il legale della difesa, “richiede il massimo rispetto, così come richiede modalità difensive non guidate dall’istinto o da reazioni emotive. C’è bisogno di un rispetto rigoroso dei tempi e delle modalità per arrivare ad un procedimento che dovrà vagliare il rilievo dei risultati di questa indagine e che confido possa trovare diversa interpretazione”. “Ci si muove negli ambienti dei minori”, ha detto ancora Tolomini, “anche con difficoltà personali o familiari. Si tratta di soggetti giovani e facilmente condizionabili: non sarebbe la prima volta che aspetti di emotività possano essere svianti. Tutte circostanze che la linea difensiva vuole approfondire perché si tratta di situazioni che possono prestare il fianco a delle ipotesi di responsabilità che all’apparenza possono sembrare inequivocabili ma che così non sono. Un campo, questo, nel quale la difesa avrà il suo alveo di operazione”.

L’avvocato Tolomini, che nel frattempo sta valutando di farsi affiancare da qualche collega, ha anche criticato l’appello lanciato ieri nel corso della conferenza stampa in Questura dal capo della mobile Nicola Lelario, che si è rivolto alle famiglie dei ragazzi che frequentano la società, chiedendo di farsi avanti e sporgere denuncia se a conoscenza di altri episodi di questo genere. “Viviamo in un mondo complesso e molto fragile”, ha replicato il legale della difesa, “e questo tipo di messaggi e di inviti potrebbero essere mal recepiti”. Appelli che però sembra stiano già cominciando a dare dei risultati: un’altra presunta vittima di Garioni ha contattato la Questura e presto sarà sentita. Si parlerebbe comunque di episodi lontano nel tempo e che dunque potrebbero rientrare nei casi già prescritti.

Quello messo in piedi da Garioni, secondo l’accusa, era un vero e proprio “sistema” che si reggeva su un pesante velo di omertà, unito ad una sudditanza psicologica nei suoi confronti e ad una incapacità dei ragazzi di ribellarsi alle attenzioni del presidente. A far partite le indagini, una segnalazione presentata in procura qualche mese fa. Ad incastrare il presidente, le telecamere, le intercettazioni e le testimonianze incrociate degli stessi ragazzi che oggi hanno tra i 15 e i 16 anni e che, una volta rotte le iniziali reticenze, hanno fornito gli stessi, inquietanti particolari. Agli uomini della squadra mobile è stato rivelato che gli abusi sarebbero avvenuti sia negli spogliatoi, che nell’ufficio del presidente che nella sua abitazione.

Sara Pizzorni

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