Venerdì l'assemblea del Pd, la minoranza: "Non sia solo uno sfogatoio"
Il Pd si riunisce in assemblea provinciale, venerdì prossimo, 16 dicembre (ore 21, sala Zanoni). Unico punto all’ordine del giorno: confronto a tutto campo per “chiarire e chiarirci sulle condizioni del percorso”, come scrive nell’invito il presidente dell’assemblea Franco Verdi. Non sarà una resa dei conti tra i sostenitori del Sì (la linea ufficiale sostenuta dal partito) e quelli del No (un gruppo non numeroso ma molto autorevole di iscritti), perchè tutti gli sguardi sono già rivolti verso l’assemblea nazionale di domenica, a cui parteciperanno da Cremona i delegati Alessia Manfredini e Luca Burgazzi. In quella sede è atteso che Matteo Renzi indichi una data per lo svolgimento del congresso e anche le modalità di svolgimento dello stesso: anche su questo c’è divisione all’interno del partito tra chi vorrebbe (come l’ex premier), una formula ‘leggera’ e chi invece chiede che prima di arrivare al nazionale si svolgano tutti i passaggi territoriali (rinnovo delle segreterie ai vari livelli locali: cittadine, provinciali e regionali).
Di certo l’assemblea in sala Zanoni sarà l’occasione per i sostenitori del no per far valere le proprie ragioni, visto l’esito del referendum. Lo conferma Marco Pezzoni, leader dei contrari alle riforme costituzionali bocciate dal 60% degli italiani, che oltre al nome di Maria Elena Boschi portano la firma di Luciano Pizzetti, sottosegretario uscente in odore di conferma nelle prossime ore. “Sicuramente chi si era impegnato nel far prevalere il no parteciperà all’assemblea”, spiega Pezzoni, con un auspicio, però: che l’assemblea non diventi solo uno ‘sfogatoio’. “Occorre che qualcuno, segretario provinciale o regionale, si prenda l’incarico di fare diversamente da quanto fatto in direzione nazionale da Renzi, che solo nella seconda occasione ha aperto una discussione durante la quale Boccia, Cuperlo e Speranza hanno posto dei quesiti, ai quali però non è stata data alcuna risposta. Il pluralismo in questo partito c’è, il problema è che da ogni singola area può venire una ricollocazione del partito nello scenario nazionale, ma manca qualcuno che voglia disegnare un quadro unitario: e questo compete a chi la responsabilità di guidare un partito. Siamo in assenza di una proposta strategica di fronte ai quesiti posti dalla vittoria del no al referendum, l’unica cosa che Renzi ha auspicato è che l’assemblea di domenica decida il congresso, senza però chiarire con che modalità si svolgerà”.
Dunque la minoranza Pd a Cremona (oltre a Pezzoni, gli ex sindaci Corada e Bodini i personaggi più rappresentativi) parteciperà chiedendo una sintesi al segretario provinciale Matteo Piloni e a quello regionale Alessandro Alfieri, invitato a partecipare. “Occorre veramente cambiare, l’accusa che faccio a Renzi è che lui non ha cambiato nula. Ha solo peggiorato alcune cose (inceneritori, scuola, jobs act), mai un governo è stato così vicino a Confindustria e cosìlontano dai sindacati. Un tema, quello dell’inceneritore, su cui si è consumata la rottura (non personale, ma politica) tra lo stesso Pezzoni e il sindaco Gianluca Galimberti. Una ricucitura c’è comunque già stata: “Tanto per cominciare – conclude Pezzoni – venerdì alle Acli daremo il via insieme al grande progetto su Cremona come centro di tutela dell’ecosistema del Po. Per il resto i territori possono fare ben poco in questo quadro, non hanno più nulla da decidere, un po’ come all’interno del partito, ridotto a dire sì o no alla narrazione. Scarsa autonomia c’è anche ai livelli regionali. Ma senza un livello nazionale che voglia rimettere in gioco le regioni, la democrazia discendente rende servi e conformisti. Quello che serve anche al nostro sindaco, ai consiglieri comunali, ma anche a tutta la società organizzata a partire dagli industriali è democrazia ascendente che significa assumersi la responsabilità di fare progetti partendo da un input, da un’idea del territorio. Ciò che invece adesso, in Italia, non sta accadendo”.
g.biagi