Cronaca

Si è spento don Giampaolo Rossoni, lutto in Diocesi. Il ricordo di don Paolo Arienti

Si è spento don Giampaolo Rossoni, ex presidente della Federazione Oratori e più recentemente parroco di Torre de’ Picenardi, San Lorenzo de’ Picenardi, Pozzo Baronzio e Ca’ d’Andrea. Lo annuncia il sito della Diocesi. Il decesso è avvenuto venerdì 2 dicembre all’ospedale di Bergamo, dove da alcuni giorni era ricoverato nel reparto di Terapie intensive a seguito dell’aggravarsi delle sue condizioni di salute, già rese precarie dalla grave disabilità motoria causata dall’incidente stradale avvenuto lo scorso aprile.

Vasto il cordoglio in diocesi, in particolare tra i tanti giovani che hanno avuto modo di conoscerlo negli anni in cui ha guidato la Federazione Oratori Cremonesi, ma anche tra la gente di Viadana, Casalmaggiore, S. Ilario-S. Agata e Torre de’ Picenardi, tutte comunità servite con generosità ed entusiasmo.

Don Giampaolo Rossoni era nato a Vailate il 3 gennaio 1962 ed è stato ordinato sacerdote il 18 giugno 1988. È stato vicario a Viadana Castello (1988-1994) e a Casalmaggiore Santo Stefano (1994-2000). Dal 2000 al 2011 è stato presidente della Federazione Oratori Cremonesi e responsabile dell’ufficio diocesano per la Pastorale giovanile. Dal 2002 al 2011, inoltre, è stato presidente dell’associazione “Noi” di Cremona e, dal 2004 al 2011, delegato regionale per la Pastorale giovanile.

Dal 2009 al 2011 è stato anche consulente ecclesiastico diocesano del Centro Sportivo Italiano. Dal 2007 al 2011 è stato, altresì, membro del Consiglio pastorale diocesano. Nel 2011 il vescovo Lafranconi l’ha nominato parroco in solido dell’unità pastorale di S. Agata e S. Ilario in Cremona. Dopo l’estate del 2014 ha assunto la guida delle comunità di Torre de’ Picenardi, San Lorenzo de’ Picenardi, Pozzo Baronzio e Ca’ d’Andrea. Incarico che ha lasciato a seguito del grave incidente avvenuto il 16 aprile scorso a Fossa Guazzona, frazione di Ca’ d’Andrea, mentre viaggiava sulla sua auto.

Dopo il ricovero d’urgenza all’Ospedale di Cremona e la prima riabilitazione presso la casa di cura Ancelle della Carità, don Rossoni era stato trasferito in una nuova struttura ospedaliera della Bergamasca, specializzata per la riabilitazione. Prima di lasciare Cremona don Giampaolo aveva avuto modo di concelebrare l’Eucaristia insieme al vescovo Napolioni, che poi aveva incontrato recandosi lui stesso a Palazzo Vescovile.

AGGIORNAMENTO – Moltissimi sono i messaggi e i commenti di cordoglio e affetto nei confronti del sacerdote cremonese, che si rincorrono sul web in queste ore. In particolare lo ha ricordato don Paolo Arienti, suo successore alla presidenza della Federazione Oratori Cremonesi.

“Lo ammetto: lo si prendeva un po’ in giro perché era il presidente” scrive sulla sua pagina Facebook il sacerdote. “Lui ci scherzava sopra, sapendo che un’amicizia profonda e serena ci legava. Si sapevano anche le sue fatiche che ora, in piccola misura si condividono in un servizio alla Chiesa diocesana; se ne apprezzavano da sempre umanità e umiltà, tratti in lui evidenti, resi ancora più delineati dal fatto che purtroppo di queste due anime dell’umano in giro ce ne sono sempre meno. Lo abbiamo visitato con il logo del sinodo dei giovani, sentendo dalla sua voce, flebile, eppure presente “bello, molto bello”, accompagnata da un sorriso che sembrava dirti “auguri, perché so che non sarà facile”.Gli abbiamo strappato con un po’ di forza la benedizione prima di partire per la GMG a Cracovia, mentre lui stava vivendo un momento di grande desolazione e fatica.

Stiamo piangendo, in forme diverse eppure consonanti, il suo ultimo viaggio , quello definitivo, tanto più intenso e profondo perché lo crediamo libero dalla costrizione della paralisi, dei respiratori e dei monitors. Crediamo nello Spirito che il Signore lo abbia rialzato e lo abbia condotto con sé, finalmente libero di tornare a camminare e dilatare la sua umanità nella comunione in cui ha sempre sperato.

Me lo immagino anche oggi come allora: eravamo in Spagna, nei pressi di Madrid, per la GMG del 2011; ci incrociamo e lui mi sgancia le chiavi delle palestre che avrebbero ospitato i giovani cremonesi. Poco prima eravamo entrati negli alloggi con il Vescovo Dante e lui stesso e la foto curiosa di quel momento è appesa sopra la mia scrivania. Me lo rivedo ancora oggi, nel gesto che solo i buoni d’animo possono compiere e che invece è ignoto agli ignoranti, ai gretti e ai paurosi: me lo vedo consegnare un lavoro, dire “vai avanti”, “adesso tocca a te”, nella fiducia che tutti insieme costruiamo e che nessuno arriva o va per distruggere, ferire e saccheggiare. Me lo vedo qui, davanti a me, tra di noi dell’ufficio per la pastorale giovanile in cui è ritornato accolto e benvoluto, perché amato nella continuità di un ministero che sa chi è, ovvero sa che è plurale e fraterno.

Gli diciamo ancora con forza “grazie”: per la vita spesa sino all’ultimo, per la vicinanza da fratello maggiore, per la cucitura paziente e feconda di rapporti non sempre facili, dalle sue comunità che ora lo piangono alla grande famiglia di ODL che in questi mesi non ha mai smesso di cercarlo e stargli vicino. Gli diciamo ancora “grazie” per lo stile che ha insegnato e che a stento persone meno buone di lui cercano di portare avanti, credendo nella comunione.

Ora si aprono gli spazi, più diretti e sereni, della comunione dei santi. E quanto desidereremmo, caro don Giampaolo, che tu potessi sostenerci ancora con la tua presenza! Ne abbiamo bisogno. Consideralo l’esito più bello e fecondo del tuo ministero e dell’affetto che sempre hai portato per noi: un affetto forte e serio, che ha saputo trasformarsi in ministero, in servizio, in desiderio di bene. La tua benedizione ci accompagni.
Ed ora che puoi tornare a camminare, stringere, abbracciare e gustare la pienezza della vita, restaci accanto perché la tua fecondità continui in noi e oltre noi”.

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