Cronaca

Juliette, Marco Pizzi: 'Le ragazze solo per me'. Ma loro aspettavano il 'pres.'

Nella foto, da sinistra l'ex maresciallo Grammatico e i due cugini Gianluca e Marco Pizzi

Parola agli imputati nel processo sul caso Juliette, il ristorante discoteca di via Mantova dove, per l’accusa, si organizzavano serate di sesso a pagamento con le escort e dove giravano fiumi di cocaina. Davanti al collegio presieduto dal giudice Maria Stella Leone con a latere i colleghi Francesco Sora ed Elisa Mombelli, hanno parlato i due cugini titolari del locale Marco e Gianluca Pizzi, accusati di aver favorito la prostituzione delle ragazze al Juliette e di aver ceduto cocaina ai clienti facoltosi.

Chi aveva il compito di occuparsi delle ragazze immagine e che aveva rapporti con i due bresciani Matteo Pasotti ed Emilio Smerghetto, che procuravano anche le ragazze squillo, era Marco Pizzi. Nelle intercettazioni si parla di “ragazze da combattimento”, un’espressione che secondo l’accusa indicava la disponibilità a prostituirsi. “Smerghetto”, ha detto Pizzi al pm Francesco Messina, “aveva ragazze che erano socievoli, abbastanza disinibite. Potevo immaginare che facessero sesso fuori dal locale”. Come ricordato in udienza, in un’intercettazione dell’11 settembre del 2014, Pizzi telefonò a Smerghetto, chiedendogli di inviare subito due ragazze perché erano arrivati due clienti facoltosi, accordandosi su un compenso di 1.100 euro. Ma poi non se ne fece niente. “In verità”, ha dichiarato Marco Pizzi, “quelle ragazze erano per me”. “Tante volte volevo far festa da solo”, ha continuato l’imputato davanti alle contestazioni di altre richieste fatte a Smerghetto o a Pasotti. “So che è immorale, mi dispiace perchè in aula c’è mia moglie, ma per il resto erano “telefonate da ubriachi, è chiaro che sono ragazzate, il Juliette è un locale serio”.

“Una sola volta”, ha ammesso Marco Pizzi, “c’è stato un rapporto sessuale nell’ufficio del locale: si trattava di un mio carissimo amico che dopo la discoteca mi aveva chiesto un posto più appartato perche gli dava fastidio la musica. Gli ho permesso di andare in ufficio con una delle ragazze, ma ho saputo solo in seguito che avevano fatto sesso”.

Sul rapporto con l’ex maresciallo dei carabinieri di Vescovato Andrea Grammatico, accusato di aver portato la cocaina all’interno del locale dove faceva da responsabile della sicurezza, Marco Pizzi ha detto di averci parlato due volte in tre anni. “Una volta sola mi ha offerto della droga, e io ho accettato. Un’altra volta mi ha chiesto di poter diventare suo fornitore, ma io gli ho detto di no”. Per l’imputato, “Grammatico era molto arrogante, non lo sopportava nessuno, nessuno voleva avere niente a che fare con lui, era un personaggio un po’ strano, secondo me riforniva di cocaina qualche ragazza, ha fatto tante cose di sua iniziativa all’insaputa di noi titolari. Non potevamo dirgli nulla perché minacciava di farci chiudere il locale”.

In aula, Pizzi ha ammesso di consumare tre grammi di cocaina al giorno e ha confessato i contatti con i fornitori che gli vendevano la droga, ma ha chiarito di non aver mai ceduto o offerto cocaina a qualcuno all’interno del Juliette.

Sentito anche il cugino di Marco, Gianluca, che in aula ha ritrattato parte delle dichiarazioni contenute in un memoriale scritto di suo pugno e già in atti. “Ora sono a mente lucida e sono qui a dire la mia verità”, ha detto con enfasi l’imputato, invitato dal suo legale Giacomo Nodari a restare calmo”. Gianluca Pizzi ha parlato dei suoi rapporti lavorativi con Grammatico, cominciati a fine maggio del 2014, affermando di non aver mai accettato da lui, “né di fare un tiro”, né la proposta, fatta anche al cugino, di diventare suo fornitore. Pizzi ha negato che Grammatico gli avesse proposto un’attività di spaccio più ampia all’interno del locale e ha detto di aver sentito dal cugino che l’ex maresciallo dava la droga alle ragazze per ottenere prestazioni sessuali. Nella sua deposizione, Pizzi ha aggiunto di non aver mai avuto rapporti con Smerghetto o Pasotti e di non aver mai saputo nulla su un presunto reclutamento di ragazze immagine per fini non leciti.

All’imputato, il pm Messina ha ricordato la testimonianza resa in aula da Melissa, una delle ragazze immagine che aveva dichiarato di essersi ritrovata in una stanza con un uomo quasi nudo, di aver visto sul tavolo cocaina e soldi e di aver visto entrare Gianluca Pizzi con una bottiglia di champagne, augurando ‘Buon divertimento’. “Non ricordo”, ha detto l’imputato. Di quelle stanze al primo piano del locale aveva parlato anche Maria Vittoria, una delle ragazze ‘sportive’ che aveva riferito di esserci stata e di aver avuto un rapporto sessuale con un cliente. “Un’amica brasiliana”, aveva dichiarato Maria Vittoria, “mi aveva chiesto se volevo bere qualcosa e poi concludere la serata con un suo amico. Mi ricordo un paio di stanze al primo piano. Ci ha accompagnato qualcuno, penso fosse Marco Pizzi. La mia amica stava con l’ex presidente del Parma Calcio Tommaso Ghirardi, mentre io ero nell’altra stanza con il suo amico. Alla fine del rapporto ho preso 500 euro”. “Tommaso Ghirardi è un amico”, ha dichiarato Gianluca Pizzi. “Frequentava la mia casa e quando arrivava al Juliette e magari era stanco lo mandavo in una delle stanze per riposare”.

Prima della testimonianza dei due imputati, all’inizio dell’udienza, per tre ore e un quarto si è svolto il controesame del maresciallo Nicola Caroppi, del Nucleo investigativo dei carabinieri di Cremona che si è occupato di tutta l’indagine e che aveva ripercorso sia gli episodi inerenti la prostituzione e la droga che i reati che in particolare l’ex vice comandante Grammatico avrebbe commesso in servizio.

Per gli avvocati difensori Marco Lepore per Grammatico, Giacomo Nodari e Massimo Nicoli per Gianluca Pizzi, Massimo Vappina e Walter Ventura per Marco Pizzi, Massimo Nicoli per l’ex titolare del Tabù di Vescovato David Mazzon e Fabrizio Vappina per Ilham El Khalloufi, moglie marocchina di Marco Pizzi, la tesi sostenuta dall’accusa è basata solo su valutazioni e collegamenti senza prove, mentre per la procura e gli inquirenti si tratta di fatti accertati grazie alle attività di indagine, alle intercettazioni e alle testimonianze. Come l’episodio del dicembre del 2014, quando Grammatico e Mazzon (quest’ultimo accusato di aver ceduto cocaina a diverse persone, tra cui anche all’ex maresciallo) si avvicinano all’auto e viene intercettata la frase di Mazzon che dice: “C’è il ghiaccio”. Per l’accusa si tratta di cocaina in quanto il giorno prima i due si erano recati al bar Vittoria dove nella cella frigorifera, Hysa Bardhi, boss albanese che spacciava a Cremona, nascondeva la droga. Per la difesa, invece, era davvero ghiaccio, visto che quella sera c’erano quattro gradi sotto zero.

Nel controesame si è parlato anche di uno dei clienti più facoltosi del Juliette: l’ex presidente del Parma Calcio Tommaso Ghirardi, che per gli inquirenti “usufruiva di prestazioni sessuali a pagamento”. “Frequentava il locale il venerdì sera”, ha detto il maresciallo Caroppi. “Aveva sempre un grosso seguito di amici e aveva sempre a disposizione le ragazze. Era uno dei più danarosi e il più propenso a spendere”. “Nel corso delle indagini”, ha spiegato il teste, “è emerso che le ragazze cercavano di essere collocate quando c’era lui perché si guadagnava di più”. Il maresciallo ha citato l’intercettazione del 7 ottobre del 2014 nella quale Maria Vittoria, una delle ragazze ‘giuste’, parla con Emilio Smerghetto che le promette che il venerdì al Juliette l’impiego sarebbe stato sicuro “perché c’è il pres”. Quella sera, però, Maria Vittoria non si intratterrà con Ghirardi. “Con lei no”, ha detto il maresciallo Caroppi, “ma al Juliette c’erano le sue due ragazze favorite”. Troppo poco, per l’avvocato Nodari, che ha chiesto al teste di citare altri episodi. Ma vista la difficoltà di ricordarli tutti, il giudice ha rimandato agli atti e alle prove già acquisite. Nel corso delle indagini, però, come ricordato dallo stesso maresciallo Caroppi, Ghirardi era stato sentito dagli inquirenti insieme al suo autista. Appena usciti dalla caserma, come risulta dalle intercettazioni degli apparecchi dei cugini Pizzi, il presidente e il suo autista si erano recati al Juliette “per parlare di persona con i Pizzi”.

Dopo la testimonianza dei titolari del Juliette, il collegio ha aggiornato l’udienza al prossimo 7 febbraio per sentire l’altra imputata, la moglie di Marco Pizzi accusata di aver favorito la prostituzione nel locale.

Sara Pizzorni

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