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V.Brescia: lunga discussione in consiglio, già accantonati i soldi per il sottopasso

Consiglio comunale in una foto di repertorio

Respinta dal consiglio comunale (con 13 voti contro e tre a favore) la mozione di Federico Fasani (Ncd) sul sottopasso di via Brescia. Nel dispositivo il consigliere, ripercorrendo la vicenda del contributo regionale per l’abbattimento dei passaggi a livello di cui la Regione reclama parziale restituzione, chiedeva una cosa non da poco: “Il Consiglio impegna il Sindaco e la Giunta a rifondere personalmente il denaro oggetto della comunicazione di avvio del procedimento di recupero dei 522.320,86 € e riferiti alla lettera di Regione Lombardia del 22 luglio 2016”. In parole povere: che sindaco e giunta paghino di tasca propria la somma che la Regione richiede indietro per difformità delle opere realizzate rispetto al progetto finanziato. Di mezzo c’è la solita questione del senso unico di marcia e la trasformazione di metà carreggiata del sottopasso in pista ciclabile. Soluzione invisa da tutto il centrodestra che di quel progetto era stato l’iniziatore.

Lunghissima la discussione, iniziata verso le 18 e conclusasi due ore e mezza dopo. Avvio rallentato dalla richiesta di Francesca Pontiggia (Pd) di verificare la legittimità del quesito che esulerebbe dalle competenze del consiglio comunale; dopo una pausa, il segretario Criscuolo riconosce che “la discussione di una mozione con questo contenuto esula dalle competenze del consiglio a prescindere dal contenuto giuridico”. Fasani propone una modifica  al dispositivo finale ammorbidendolo un po’; nuova pausa per discuterne tra capigruppo e alla fine dopo un’ora il dibattito inizia, concentrato solo sugli aspetti di merito della richiesta di restituzione degli oltre 500mila euro.

Riproposte le motivazioni già discusse in questa e in altre sedi: Fasani (sostenuto in particolare da Maria Vittoria Ceraso e Luigi Amore) recrimina il fatto che la giunta Galimberti abbia voluto mascherare la sua scelta politica di privilegiare la mobilità ciclopedonale con questioni di sicurezza. “Quel progetto era sicuro, lo hanno certificato i tecnici estensori e quelli che l’hanno approvato per il finanziamento. Il progetto esecutivo è stato approvato quando la nuova amministrazione comunale era già insediata, in altri casi avete tirato il freno e deciso di non intervenire. Non ci sono mai stati riferimenti alla presunta pericolosità del manufatti da parte dei tecnici dell’amministrazione comunale, loro stessi lo hanno sostenuto nelle sedute pubbliche di quartiere. L’accusa di pericolosità è sempre e soltanto arrivata da soggetti politici, mi chiedo che titolo abbiano avuto per portare alla modifica di un progetto sulla base di ‘ impressioni’.
Capisco anch’io che il dispositivo era provocatorio, ma senza una provocazione del genere, si va avanti a dire che è un’opera non sicura, creando paura nella gente: se così fosse si dovrebbero licenziare tutti quanti hanno avuto parte nella progettazione, per coerenza”.

Nel dibattito sono intervenuti tra gli altri Paolo Carletti (Psi nel gruppo Pd): “La minoranza ritiene che l’amministrazione sarebbe schiava dei ciclisti. In realtà, chi ha tratto un vero giovamento sono gli automobilisti che non si sono schiantati nel sottopasso. C’era la concreta possibilità di avere incidenti mortali. Quel sottopasso è in deroga all’ampiezza regolamentare, non ci sono vie di fuga ed è ripido.  Il criterio non è stato quello di favorire il traffico ciclopedonale, ma di salvare vite umane”.

Nella polemica viene tirato in ballo anche il comandante della Polizia Municipale Pierluigi Sforza. Ceraso: “Non ci si può basare sul suo giudizio di pericolosità, visto che lui non è un tecnico. Quel progetto è sicuro. Due sensi di marcia e marciapiedi con biciclette a mano. Preferisco che diciate che è stata una scelta politica, non determinata da obblighi di sicurezza. Questa scelta non era obbligata e non va a garantire più sicurezza; non era dovuta, ma voluta, ed è costata 200mila euro alla città”.

Per la maggioranza Filippo Bonali, consigliere di Sinistra per Cremona: “Non è accettabile, a quanto pare, che si possano migliorare progetti già esistenti.  La stessa foga che abbiamo visto per la vicenda della pista della Cava, la vediamo per questo sottopasso visto che siamo alla terza mozione. In entrambi i casi siamo convinti di aver migliorato qualcosina per la città, in un caso investendo soldi (perchè il finanziamento non riconosciuto corrisponde ad un investimento fatto dalla giunta) e in un caso risparmiando soldi (102.000 nelle variazioni di bilancio). La giunta Perri prese un progetto (chiusura della via Brescia con piazza davanti a s.Bernardo) e aggiunse un sottopasso. Allora in quel caso andava bene il miglioramento dell’opera? Allora in quel caso andava bene aggiungere un po’ di soldini al progetto?

“Vedo una strategia della ‘mezza verità’ messa in campo più volte, a costo di spaventare la città. Tanto per dire, finora avete fatto passare l’informazione che i lavori difformi ammontano a oltre 500mila euro, mentre solo adesso parlate di 200mila. Sorvolate sul fatto che quel sottopasso serve da collegamento tra due piste ciclabili. Rispedisco al mittente l’ideologia della difesa dei ciclisti, perché allora voi avete l’ideologia dell’auto”. Bonali difende i volontari della Fiab e attacca la gestione del comparto ciclabile della giunta Perri: “Realizzare una pista come quella di viale Trento e Trieste serve solo a farci ridere dietro da chi progetta strade; corso V.Emanuele è una tortura per i ciclisti e lo disse anche lo stesso Perri durante una biciclettata; per la pista di Cava, vedremo  alla fine se il vostro progetto avrebbe comportato vero risparmio”. Conclusioni dell’assessore Alessia Manfredini, principale imputata delle modifiche alla viabilità, che rinfaccia a Fasani e ai suoi scelte della precedente amministrazione che hanno comportato esborsi supplementari per le casse del Comune (errore nel bando del bike sharing, ad esempio).

Resta il fatto che saranno le casse locali a farsi carico delle lacune del finanziamento regionale a fine rendicontazione: quei soldi ci sono, ha spiegato Manzi, e in parte erano stati accantonati a bilancio già dallo scorso aprile, in quanto, a conclusione dei lavori in via Brescia, i tecnici avevano già capito che non tutti lavori sarebbero stati riconosciuti. In parte la maggiore spesa sarà coperta da residui.

g.b.

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