La crisi del turismo alberghiero: i gestori dell'Astoria danno forfait
Lo storico hotel Astoria di via Bordigallo accoglie con una hall vuota i visitatori, dopo che la società che l’ha avuto in gestione per circa 4 anni se ne è andata, al termine di una controversa trattativa con la proprietà dell’immobile. L’albergo non è chiuso, perchè i proprietari (che tempo fa avevano gestito direttamente l’hotel) stanno tamponando la situazione, tra le mille difficoltà di una rottura con i precedenti affittuari molto travagliata. Il faro acceso sulla triste sorte dell’hotel Ibis – dove la multinazionale AccorHotel ha annunciato la chiusura entro la fine dell’anno – si sposta sulla struttura ricettiva di centro città, dove la clientela, a detta di molti addetti ai lavori non è mai mancata e dove il transito turistico è abbastanza continuo. E’ sufficiente la crisi di queste due strutture, per parlare di fallimento di Cremona come città turistica? No, secondo Silvio Lacchini, il maggiore imprenditore cittadino in questo settore, proprietario di Continental, delleArti e Impero. “Credo che le due situazioni siano molto diverse – spiega. L’Ibis è una struttura di 100 stanze abbastanza periferica, gestita da una delle catene più forti a livello mondiale che non mi risulta sia in crisi. Tra l’altro sono dei maestri in fatto di efficienza gestionale. Probabilmente il problema è la sua collocazione ai margini della città: Cremona appartiene al gruppo delle piccole città d’arte a vocazione culturale, di cui soprattutto gli stranieri apprezzano la vivibilità. Per questo tipo di segmento turistico è importante che l’albergo sia collocato in una zona centrale, dove si possono vivere appieno le caratteristiche tipiche della città”.
Acceso sostenitore della bontà degli investimenti che Cremona sta facendo per consolidarsi nel settore del turismo culturale e musicale (cita le attività del Comune e del Museo del Violino), Lacchini fa anche il punto sulla concorrenza che negli ultimi anni sta accerchiando il settore alberghiero: “Appartamenti in affitto, scambi su AirbB, bed and breakfast che sono spuntati dovunque anche grazie ad una legislazione favorevole. Il mondo è in continua evoluzione, l’albergo resta una formula indispensabile per una certo tipo di utenza, quella business o i viaggi di gruppi, ma non ha più l’esclusiva. Occorre puntare sulla qualità, non svendere Cremona al prezzo più basso, e fare bene i propri conti. Una struttura di 20 – 25 camere ha gli stessi costi fissi di ricevimento e di manutenzione di una di 65”.
In generale, i dati sul turismo cittadino mostrano che Cremona resta una meta mordi e fuggi, con picchi negli hotel quasi solo nei periodi forti (fiere, festa del torrone, manifestazioni musicali). Alla chiusura annunciata dell’Ibis e alle difficoltà dell’Adtoria si aggiunge l’assenza di candidature per gestire il campeggio appena finito in via del Sale, un quadro scoraggiante.
g.biagi